Le anomalie del Consorzio di Bonifica di Catania

La recente finanziaria regionale (nelle sue varie riscritture) ha stanziato fondi per circa 50 milioni di euro per i consorzi di bonifica siciliani, gli undici enti siciliani che si occupano della gestione della risorse idriche per l’agricoltura e che fino a poco tempo fa erano alle prese con una crisi economica profonda tale da non potere avviare la stagione irrigua. Di questi 42 milioni serviranno per pagare gli stipendi del personale a tempo indeterminato, mentre 8 milioni per gli stipendi degli stagionali. Un finanziamento che ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai lavoratori, ma anche agli agricoltori, perché senza di esso non si sarebbe potuta avviare la stagione irrigua, con danni incalcolabili per l’agricoltura. Un finanziamento che arriva anche in attesa della riforma complessiva del settore che dovrebbe portare i consorzi di bonifica dagli attuali 11 a 2: uno per la Sicilia occidentale e uno per quella orientale. E intanto proprio in considerazione di questa riforma sono stati nominati due commissari: Fabrizio Viola per i consorzi dell’area occidentale e Francesco Petralia per quelli dell’area orientale.
Sui consorzi di bonfica c’è, comunque, molto lavoro da fare con la possibilità di ottenere anche risparmi per le casse della Regione. I consorzi, infatti, finora hanno avuto un’autonomia finanziaria a due livelli: da un lato possono praticamente gestire le somme in maniera autonoma, specie per quanto riguarda l’utilizzo del personale, dall’altro dipendono estremamente dalla Regione che «negli anni passati – spiega Antonino Drago dirigente responsabile Servizio Vigilanza Consorzi di Bonifica della Regione – arrivava a coprire anche il 95% del costo del personale, quota che in questi anni si è abbassata a circa l’85%». Inoltre, la Regione finanzia interventi di ripristino sulle reti, in particolare quelle scolanti. Su queste somme la Regione ovviamente deve vigilare, ma il servizio preposto, quello guidato da Drago,«non può entrare nel merito delle spese, a meno che non ci siano atti non legittimi o spese fuori controllo in maniera patologica». Così può accadere anche che i consorzi di bonifica mettano in atto dei provvedimenti che, seppur legittimi da un punto di vista amministrativo, cozzano con il generale stato di crisi e con le politiche di tagli alla spesa che stanno perseguendo tutte le amministrazioni pubbliche.
Un esempio è dato dal Consorzio di bonifica 9 di Catania che nello scorso bilancio di previsione (approvato nell’ottobre 2013) ha indicato somme piuttosto alte per lo straordinario dei dipendenti, pari a 393.954 euro. Qualche mese dopo (il 10 gennaio 2014) sarebbe arrivata la nota dell’ex commissario straordinario unico ai consorzi di bonifica siciliani Giuseppe Dimino (che si è dimesso lo scorso 26 giugno) indirizzata a tutti i consorzi che indicava come primo punto che «il lavoro straordinario potrà essere autorizzato solo in casi eccezionali; qualora autorizzato lo stesso deve essere compensato con l’istituto del riposo compensativo e mai pagato in denaro». Eppure proprio lui aveva approvato il bilancio in precedenza. «In effetti – ammette il nuovo commissario, Francesco Petralia – nel consuntivo queste cifre per lo straordinario verranno riviste al ribasso. Il consorzio 9 è stato l’unico a presentare il bilancio di previsione in tempo, prima della fine dell’anno: un bilancio approvato dalla precedente gestione commissariale, ma evidentemente da allora ad oggi molte cose sono cambiate». Un bilancio che ammonta a 39.548.530 euro di cui poco meno della metà sono destinate a spese correnti. Un bilancio che pur approvato dal punto di vista tecnico contabile dai revisori dei conti ha evidenziato alcuni punti di criticità come l’aumento della contribuzione da parte dei consorziati e l’ammontare delle spese per il miglioramento della rete irrigua che sono state compilate sulla base di perizie che erano state approvate, al momento della redazione del documento, dall’assessorato regionale.
Altra spesa anomala sulla quale agire sarà sicuramente quella per le telefonate che ammonta a 70 mila euro: «Su questa – dice Petralia – dovremo valutare delle alternative, magari cambiando contratto».
Tutto ciò mentre spesso le autorità del consorzio stesso hanno lanciato l’allarme anche in occasioni pubbliche sulla crisi di liquidità, tali da non poter svolgere in maniera adeguata le proprie attività strategiche nel campo dell’agricoltura. Perché poi il punto fondamentale è quello: il Consorzio costa quasi 40 milioni di euro (ma il discorso vale per tutti i consorzi ovviamente) se queste somme non vanno a vantaggio degli agricoltori in termini di interventi sul territorio e sulle reti, allora il Consorzio diventa un ente non utile ai fini dello sviluppo economico dell’agricoltura.
Su tutti i consorzi aleggia, inoltre, la possibilità di fare numerose promozioni le cui procedute sono state avviate dal commissario Dimino, dette procedure di merito comparative. Una trentina erano previste a Catania. Su queste però Petralia ha messo un freno: «Ho chiesto ufficialmente all’assessore di valutare soluzioni relativamente alle aspettative e ai diritti acquisiti dei dipendenti in passato – spiega – C’è da capire se effettivamente i diritti acquisiti portano a promozioni, quali sono le esigenze di organico e valutare le opportunità delle promozioni. Nell’attesa di una valutazione dell’assessore io non ho avviato alcun atto per confermare le promozioni». Sospensione che era arrivata anche per tutti gli altri consorzi da Antonino Drago con un la direttiva del 4 febbraio scorso, ma che Dimino aveva ignorato dando seguito, il 4 giugno scorso, a tre delibere di fine 2013 con le quali si avviavano queste procedure di promozione.

Foto tratta da www.blogsicilia.it
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