La prevenzione del dissesto idrogeologico passa dagli Agronomi e Forestali

Foto di Pasquale Verchiani

Pubblichiamo di seguito il contributo, della Federazione Regionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e Forestali della Sicilia a firma del Presidente Dr. Agr. Corrado Vigo, sulla prevenzione del dissesto idrogeologico.

Il documento, inviato alla Protezione Civile della Regione Sicilia, rappresenta un contributo attivo da parte degli Agronomi e Forestali Siciliani.

LINEE GUIDA

SULLE BUONE PRATICHE AGRICOLE E FORESTALI PER LA PREVENZIONE DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO

INTRODUZIONE

Le linee guida sulle buone pratiche agricole e forestali per la prevenzione del dissesto idrogeologico devono contemplare le migliori pratiche agronomiche e selvicolturali adattate alle esigenze dei singoli territori che devono essere messi in sicurezza con svariati accorgimenti.

Esse vogliono essere una indicazione utile per gli agricoltori isolani, ed un indirizzo per la Pubblica Amministrazione, al fine di mitigare sia gli effetti del cambiamento climatico, sia gli effetti negativi di eventi meteorici dannosi ed imprevedibili, sia gli effetti scaturenti dalla diminuzione della redditività delle imprese agricole e forestali.

Queste linee guida interesseranno la difesa del suolo, la regimazione delle acque superficiali, e la capacità di infiltrazione, le modalità di lavorazione dei terreni, e di talune operazioni colturali.

Con le presenti linee guida non si vuole modificare la storicità colturale dei singoli territori, ma normare e consigliare le buone pratiche agricole e forestali atte a garantire la permanenza delle coltivazioni, ed a prevenire il dissesto idrogeologico.

Le presenti linee guida dovranno garantire:

  • la conservazione della stabilità dei suoli
  • il ripristino della stabilità dei suoli
  • la corretta conduzione dei terreni agricoli
  • il ripristino delle scarpate, dei ciglioni e dei muretti paraterra
  • la corretta messa a dimora delle piante arboree
  • la corretta lavorazione dei terreni
  • il corretto mantenimento dei fossati, dei fossi e delle scoline
  • la corretta gestione degli inerbimenti

Buona parte della pratiche verranno analizzate anche nell’ottica di un aumento della vitalità dell’ecosistema suolo e dell’ecosistema agrario più in generale, fattore che può influire sinergicamente sulla difesa delle colture agrarie contro agenti patogeni e/o stress climatici e sul potere assorbente del sistema suolo.

Le presenti linee guida si applicano a tutti i territori comunali che a vario titolo sono interessati da attività agricole, così come definite dall’art. 2135 del C.C., indipendentemente dalla destinazione urbanistica.

  1. DIFESA DEL SUOLO, ACQUE, COLTIVAZIONE DEI TERRENI E SISTEMAZIONI AGRARIE

1) Ogni proprietario di terreni e di fabbricati può destinare i suoi beni fondiari per la coltivazione e la pratica zootecnica che riterrà più utili ed economicamente vantaggiosi, purché tali attività non costituiscano pericolo o disagio per i vicini e per la collettività, e siano sempre osservate le particolari norme di buona pratica agricola per le colture e gli allevamenti, nel pieno rispetto delle norme della “Condizionalità” previste dal Reg. CE 1782/2003.

Egli deve tenere nelle proprie aziende agricole il quaderno di campagna.

2) I Sindaci possono imporre, con opportuna ordinanza, le modalità di esercizio delle attività agro-silvo-pastorali e ordinarne, in caso di inadempienza, opportune sanzioni, previo parere di un Dottore Agronomo e/o di un Dottore Forestale.

3) Ogni proprietario dei terreni deve sottostare a quanto previsto dal PAN (Piano di Azione Nazionale) per la sensibile riduzione dei fitofarmaci.

4) I proprietari dei terreni devono regimare, con opportune sistemazioni, le acque piovane che cadono sui terreni, o che arrivano dai fondi soprastanti, anche se i terreni non sono coltivati, in modo tale che possano giungere a recapito nei fossi, torrenti, fiumi o ai collettori esterni con la minore velocità di corrivazione e in un tempo che sia il più lungo possibile, compatibilmente con la necessità di assicurare l’efficace sgrondo delle acque, al fine di evitare problemi di erosione, dilavamento e instabilità dei terreni.

5) I proprietari dei terreni, inoltre, devono attuare un’appropriata sistemazione dei terreni per lo smaltimento delle acque in eccesso, idonea a non provocare, o comunque a non contribuire, l’insorgere di fenomeni di dissesto nel caso di eventi atmosferici ordinari, e di limitarli in caso di venti eccezionali.

6) Ai fini della normale buona pratica agricola, la profondità di aratura non può superare i 30 cm.

Ciò al fine di evitare l’affioramento di strati di terreno profondi meno fertili. Lavorazioni troppo profonde predispongono inoltre i terreni agricoli a fenomeni di smottamento.

7) In appezzamenti con pendenza media inferiore al 40% utilizzati come seminativi in successione colturale o in rotazione, a seconda della loro estensione e della loro posizione all’interno del sottobacino dovranno essere realizzate, e/o mantenute efficienti, compatibilmente con le risorse economiche aziendali, le seguenti opere di regimazione per proteggere il suolo dall’erosione mediante misure idonee:

  • Solchi temporanei (scoline) e/o permanenti (fossi), ad andamento livellare o comunque trasversale alla massima pendenza.
  • I solchi temporanei o permanenti devono essere realizzati in funzione delle caratteristiche specifiche dell’appezzamento, tenendo conto delle pendenze e delle caratteristiche del terreno stesso, e dimensionate per lunghezza sezione e pendenza in modo tale da garantire il deflusso regolare delle acque intercettate fino al collettore di destinazione; nella loro realizzazione si dovrà tenere conto degli elementi caratterizzanti l’eventuale fenomeno erosivo, quali profondità e dimensioni dei solchi, affioramento degli strati meno fertili del suolo, eventuali fenomeni franosi.
  • I solchi temporanei potranno essere eliminati con la lavorazione del terreno per essere poi realizzati nuovamente a lavorazione ultimata, e comunque prima delle stagioni piovose.
  • Inerbimenti controllati. In caso di elevata pendenza, ove sia impossibile realizzare i solchi o i fossi sopra menzionati, e vi siano rischi per la stabilità del mezzo meccanico necessario alla realizzazione degli stessi, è necessario comunque attuare opere riconducibili agli impegni alternativi previsti dal Reg. CE 1782/2003 (Condizionalità) quali fasce di inerbimento controllato finalizzate al contenimento dell’erosione e ad andamento trasversale rispetto alla massima pendenza in funzione della sicurezza dell’operatività delle macchine.
  • Strade con fossi di guardia per il passaggio delle macchine agricole con profilo incontropendenza rispetto al pendio e andamento trasversale alle linee di massima pendenza; le strade con fossi possono sostituire a tutti gli effetti le scoline ed i fossi.
  • Collettori, adeguatamente dimensionati, disposti lungo le linee di massima pendenza, nei quali scaricano le scoline e/o i fossi e le strade con fossi di guardia. Tali collettori dovranno condurre le acque di monte entro i fossi principali o i corsi d’acqua.
  • Drenaggi sotterranei e rippature profonde.
  • Siepi campestri adeguatamente disposte al margine dei fossi di scolo o laddove non sia possibile realizzare canali di scolo per via delle pendenze eccessive. L’introduzione di tali elementi di discontinuità in un paesaggio agrario può contribuire sensibilmente alla riduzione dei fenomeni di erosione e ruscellamento, in virtù della capacità delle specie arboree e arbustive di trattenere in maniera più efficace le particelle di suolo.

Particolare attenzione va posta nella scelta delle specie, che non devono presentare caratteri di invasività tali da determinare possibili ostruzioni dei canali di scolo delle acque.

8) In appezzamenti con pendenza media inferiore al 40%, utilizzati come pascoli, possono eseguirsi le medesime realizzazioni di scoline, fossi e fasce arbustate di cui sopra.

9) In appezzamenti con pendenza media inferiore al 40%, utilizzati come frutteti e vigneti, quanto sopra disposto vale solo nel caso in cui i filari siano realizzati lungo le linee di massima pendenza e non vi sia inerbimento dell’interfilare per almeno otto mesi all’anno. Tali appezzamenti dovranno comunque presentare a valle un fosso di guardia di adeguate dimensioni atto a intercettare e convogliare eventuali acque provenienti da monte fino al collettore sottostante.

10) In appezzamenti con pendenza superiore al 15%, in caso di impianti arborei e/o arbustivi, vanno privilegiate le sistemazioni a “girapoggio”. Nel caso in cui, per gli impianti già esistenti, sia stata preferita la sistemazione a “rittochino”, si avrà cura di formare delle fasce tampone, o delle scoline inframmezzate lungo i filari, al fine di ridurre il fenomeno di ruscellamento e conseguentemente anche l’erosione.

11) Per gli impianti arborei da legno e i boschi di nuovo impianto andrà sempre realizzato l’inerbimento degli interfilari nel pieno rispetto del Reg. 1782/2003 (condizionalità), e, tenendo conto delle pendenze, verranno approntate le scoline, i fossi e le strade con fosso di sgrondo di cui sopra.

12) In appezzamenti con pendenza superiore al 20% dovranno essere eseguite delle lavorazioni in contropendenza nei periodi antecedenti ai mesi più piovosi ossia tra la tarda primavera e gli inizi dell’autunno, al fine di assicurare un miglior deflusso delle acque di origine meteorica e ridurre il ruscellamento e l’erosione.

13) In appezzamenti con pendenza media pari o superiore al 40%, utilizzati come seminativi in successione colturale o in rotazione, frutteti, vigneti e oliveti, la realizzazione di opere idonee allo smaltimento delle acque in eccesso, sia in superficie che in profondità, dovrà sempre avvenire sulla base di specifici progetti redatti da tecnici agricoli abilitati, tenendo conto delle medie pluviometriche della zona e dei tempi medi di ritorno delle piovosità a carattere eccezionale.

In presenza di colture agrarie di tipo legnoso (frutteti, vigneti, oliveti), può costituire una valida pratica agronomica, tesa a ridurre i fenomeni di ruscellamento ed erosione, l’inerbimento permanente della superficie, mediante sfalci periodici per controllare la vegetazione erbacea e limitare la competizione a livello radicale della stessa con la coltura agricola.

14) I terreni con pendenza media superiore al 60% non possono essere assoggettati a colture e/o rotazioni colturali che richiedano lavorazioni agricole annuali del suolo.

15) Nei terreni ricadenti su aree interessate da frane attive e con livello di pericolosità elevato e molto elevato, le pratiche colturali dovranno riportarsi alle condizioni statiche della zona; la regimazione delle acque deve essere assicurata con opere superficiali.

16) In appezzamenti confinanti con versanti soggetti ad erosione di tipo calanchivo, si dovrà mantenere una fascia incolta e inerbita larga almeno m 3,00 misurati dal ciglio sommitale del calanco.

17) Nei terreni soggetti a frane dovranno essere limitate le infiltrazioni delle acque nel sottosuolo attraverso una serie di accorgimenti ed opere accessorie, quali:

  • realizzazione di fossi di guardia inerbiti o arbustati
  • realizzazione di fossi di guardia rivestiti, preferibilmente con materiale locale (pietrame)
  • realizzazione di una rete di fossi, qualora la zona interessata sia ampia e con acclività elevata
  • realizzazione di siepi lineari a protezione dei fossi e dei canali di scolo, in virtù della riduzione del rigoglio vegetativo delle specie erbacee lungo i fossi, della capacità di assorbimento delle radici e della conseguente diminuzione del rischio di deriva delle sostanze inquinanti dai campi alle acque

18) E’ assolutamente vietato ostruire i fossi di sgrondo, i fossati, le scoline, con materiale di risulta di potatura e/o scerbatura, poiché ciò potrebbe ridurre il deflusso delle acque e causare delle microzone di esondazione con conseguenti erosioni.

19) A tutti i proprietari e/o conduttori e frontisti di corsi d’acqua pubblici è vietato alterare la vegetazione ripariale nella fascia di m 10 dal ciglio di sponda o dal piede esterno dell’argine.

In assenza di una fascia tampone di vegetazione ripariale, è buona norma destinare parte della superficie agraria confinante col corso d’acqua alla costituzione di una tale fascia arbustata e/o arborata. Ciò può ridurre i danni alle colture agrarie in presenza di interventi meteorici eccezionali ontribuendo nel contempo a diminuire la deriva di sostanze azotate dai campi ai corsi d’acqua.

20) I fossi di guardia, i fossi di scolo, le scoline, e tutte le altre opere di regimazione delle acque vanno tenute in perfetta efficienza, al fine di non alterare il regime idraulico creato a tutela della zona interessata.

21) E’ fatto obbligo a tutti i proprietari e/o conduttori di tenere puliti tutti i fossi di scolo, effettuando le opportune scerbature, al fine di ridurre eventuali ostacoli al deflusso delle acque ed evitare l’eventuale deposito di detriti che possano modificare o ostruire la sezione degli stessi.

22) E’ assolutamente vietato sopprimere i fossi esistenti nel reticolo idraulico interessato, a meno che gli stessi non rientrino in un piano di assestamento o di regimazione delle acque più vasto, nel contesto di un progetto in cui venga tenuto conto del bacino imbrifero interessato e dei relativi ed opportuni interventi da realizzare.

23) E’ assolutamente vietato apportare variazione ai corsi d’acqua esistenti.

24) Le acque provenienti dai fondi dominanti devono avere libero deflusso nei fondi serventi, ed i proprietari non devono in alcun modo ostacolarne il deflusso, nè effettuare apprestamenti di ogni tipo che possano contenere tale deflusso.

25) Le capezzagne dovranno consentire l’agevole movimentazione dei mezzi meccanici, e le fasce da esse interessate dovranno essere opportunamente dimensionate, al fine di evitare evidenti compattazioni del terreno, ed anche la fuoriuscita dei mezzi meccanici dalle zone coltivate.

26) E’ fondamentale assicurare la manutenzione dei muretti e dei ciglionamenti con scarpata inerbita per poter evitare i fenomeni di dissesto e di perdita di suolo.

27) É assolutamente vietato utilizzare gli alvei fluviali per il concentramento del materiale legnoso utilizzato nonché come via d’esbosco.

28) Durante la pianificazione degli interventi selvicolturali e la loro esecuzione è vivamente consigliato mantenere lungo tutti i corsi d’acqua una debita fascia di rispetto a fustaia che includa anche la sorgente al fine di proteggere l’alveo di scorrimento.

29) É opportuno che un tecnico valuti la più idonea forma di governo per gli impianti forestali che rivestono i pendii coerentemente con gli obiettivi di protezione dei versanti e in relazioni ai potenziali dissesti che potrebbero interessare gli stessi. Infatti le formazioni forestali agiscono differentemente nei confronti dei pericoli naturali (caduta massi, scivolamenti superficiali e lave torrentizie) a seconda della loro forma di governo e caratteristiche specifiche e strutturali.

30) É assolutamente vietato l’accesso in bosco con mezzi meccanici, per l’esecuzione di concentramento, esbosco e trasporto, nei giorni di forte piovosità e con terreno imbibito, a meno che non siano presenti piste forestali appositamente attrezzate per il passaggio dei mezzi.

31) L’impiego   dei mezzi cingolati su piste forestali secondarie deve essere limitata alle fasi di esbosco e senza alcun movimento terra.

  1. DIFESA DELLE STRADE

1) Non deve essere in alcun modo ostruita la viabilità locale, e non devono essere in alcun modo alterati i fossi a protezione delle strade, ed i sottopassaggi stradali.

2) È vietato scaricare le acque dei campi sulle strade. Le eventuali deroghe, per casi particolari, vanno richieste agli Enti preposti.

3) E’ espressamente proibito gettare o riporre ogni tipo di materiale, comprese le risultanze della potatura o della pulizia dei fossi e delle scoline, sulle strade, appartenenti a qualsiasi Amministrazione pubblica.

4) I fossi, le scoline ed i canali di sgrondo vanno mantenuti puliti ed efficienti anche nelle zone di bocco degli stessi.

5) Per la conservazione ed il ripristino della stabilità dei versanti stradali, andranno privilegiate le opere di ingegneria naturalistica mediante l’utilizzo di specie autoctone che associno ad una funzionalità di tipo difensivo, anche un’utilità eco sistemica.

Giuseppe Morello

Credit: Foto di Pasquale Verchiani