Cresce la disaffezione alla coltivazione del grano
Per la società di ricerca Areté nel corso dell’evento internazionale Durum Days, tenutosi a Foggia, che per la prima volta ha visto riunita tutta la filiera di grano e pasta per avviare un percorso di dialogo e condivisione di strategie, le previsioni 2017/2018 sulla semina e la produzione di frumento duro in Italia si attestano sui 4,5 milioni di tonnellate (-10,9%) da una superfice di 1,27 milioni di ettari (AGRA) – Una produzione attesa di 4,5 milioni di tonnellate, una superfice di 1,27 milioni di ettari seminati, con un calo dell’8,3% rispetto al 2016/17 e una resa a grano duro di 3,55 tonnellate/ettaro (-4,23% rispetto alla campagna precedente).
La produzione dell’Italia, che è il secondo produttore mondiale di grano, rappresenta il primo elemento di riferimento per comprendere l’andamento globale dei prezzi del frumento duro per la aggregazioni, nella consapevolezza che stare insieme è sempre un fattore positivo di competizione”.
Giuseppe Ferro, consigliere di Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta) ha precisato come l’industria abbia “sempre sostenuto che uno dei problemi alla base dell’approvvigionamento di grano duro nazionale è rappresentato dall’eccessiva polverizzazione dell’offerta. Acquistare rilevanti quantitativi di grano duro nazionale risulta spesso proibitivo proprio per la carenza di concentrazione dell’offerta in capo a soggetti organizzati a tal fine. Il Canada è un esempio di come, per converso, vi sia un’organizzazione in grado di soddisfare con efficacia ed efficienza la domanda di grano duro di ingenti quantitativi. Dobbiamo quindi lavorare tutti insieme come filiera in questa direzione”.
Per Cosimo de Sortis, presidente della sezione molini a frumento duro di Italmopa, “il mercato italiano, cosi come il mercato comunitario, è largamente condizionato dagli esiti, sotto il profilo quantitativo e qualitativo, del raccolto canadese. Il Canada detiene infatti un’assoluta leadership nel mercato mondiale del frumento duro con una quota superiore al 50% negli scambi internazionali. L’Italia, pur essendo il primo consumatore mondiale di frumento duro, è nell’obbligo di importare il 50% circa del proprio fabbisogno in materia prima frumento duro e una parte significativa delle importazioni, assolutamente indispensabili, proviene dal Canada”.