L’aromatario siciliano Meo Fusciuni per Capofaro Malvasia Resort

capofaro malvasia resort

La Sicilia si racconta attraverso i suoi profumi. Il 23 agosto a Capofaro Malvasia & Resort a Salina un nuovo appuntamento con gli odori e i profumi creati da Meo Fusciuni in una combinazione alchemica con l’artigiano dei saponi Marco Ceravolo. Alle 18,30 appuntamento nel giardino di Capofaro con “La voce del sapone”, per dar vita ai profumi, odori e suggestioni. Storia e cultura della Sicilia, tradizioni, sapori e perfino la cucina rivivono attraverso un rito che si tramanda nel tempo, purificazione ma anche benessere.

“Marco ha saponificato olio di oliva extravergine in combinazione ad olio di cocco con una tecnica a freddo – racconta Meo – che non richiede lunghi tempi di cottura, risparmiando cosi risorse energetiche, e donando al sapone compattezza e omogeneità”. Ogni sapone, è stato artigianalmente creato seguendo una tecnica completamente naturale, e utilizzando le note olfattive scelte da Meo Fusciuni.

Meo Fusciuni, all’anagrafe Giuseppe Imprezzabile, è un chimico con la passione per la poesia di Pablo Neruda, Rainer Maria Rilke e Juana Ines de la Cruz. Tre anni fa, la sua passione per le parole e il potere evocativo delle fragranze è diventato un lavoro, dando così vita a Meo Fusciuni, un soprannome di famiglia dalla natia Sicilia (Meo è il diminutivo di suo padre mentre Fusciuni è la parola siciliana con cui il nonno lo descriveva, come un fiume che scorre).

A Salina è nata l’amicizia e la collaborazione fra Tasca d’Almerita e l’aromatario, una visione comune della vita e del suo rapporto con la natura, radici antiche siciliane, lo stesso amore per l’eccellenza, l’uno per vini, l’altro per i profumi, ed una curiosità mai paga. Un cammino sensoriale tra i vigneti diventa il racconto della Sicilia e Capofaro è il punto d’incontro.

La linea creata per Capofaro si ispira alla Sicilia: “Capofaro” (odori di mare, alghe e note saline), “ Liquirizia” (un ricordo dolce e infantile legato al Sud, il profumo di pulito del muschio si mescola alle note di basilico e anice), “Incenso sacro” (dedicato al rito, della notte, della preghiera, il sacro e intenso profumo della fede), “Fico” (ovvero Sicilia, la sua nota verde e fruttata, il suo intenso frutto), “Amore notturno” (nota bianca narcotica del gelsomino, la sua poesia, il ricordo), “Mandorla” (è la memoria siciliana, il sapone alla mandorla, dolce e amaro), “Orto di famiglia” (dedicato alla tradizione in cucina della famiglia Tasca d’Almerita. Un sapone che descrive il rito dell’orto in cui si possono leggere le note della foglia verde del pomodoro), “La limonaia” (il sole, con la sua forza ed energia, la luce della Sicilia), “Iris” (un tributo all’eleganza della donna sicula, la sua sofisticata essenza, una fragranza altamente pregiata), “Shukran” (l’origine araba della Sicilia, il rito dell’attesa incontra il sorriso di due popoli), “Un giardino dei semplici” (il giardino mediterraneo, il sapore di erbe pestate a mano: lavanda, rosmarino, timo, malva. Cultura), “Il sapone” (la sua essenza, nessuna essenza, il sapone naturale e artigianale, nella sua forma più limpida).

LA STORIA DEL SAPONE

L’uso di materiali saponosi e di detergenti risale all’antichità. La notizie storiche sul sapone sono però nebulose, sia per la difficoltà di distinguere il sapone vero e proprio da altre sostanze utilizzate per pulire, sia perché il sapone, per la sua natura organica ed idrosolubile, non è rilevabile da ricerche di tipo archeologico, neppure attraverso i recipienti e le attrezzature usate nella sua produzione. Esistono varie circostanze, ancorché improbabili, che possono aver portato casualmente alla scoperta del sapone, ma è anche possibile che sia avvenuta per via sperimentale. Probabilmente per prime si ottennero liscivie alcaline dalla cenere di legno, che poi furono usate per la saponificazione di sego, scarti animali, oli vegetali.
La prima testimonianza dell’esistenza del sapone risale al 2800 a.C. e proviene da scavi nella zona dell’antica Babilonia ove fu ritrovato un materiale simile al sapone conservato in recipienti di argilla che riportano incise delle ricette per la preparazione.
L’Italia fu forse la prima a produrre questo tipo di saponi, duri ed adatti all’igiene personale, in particolare Venezia e Savona (interessante l’assonanza con il francese “savon”, sapone). Quando la produzione fu introdotta in Francia dall’Italia anche i francesi riuscirono a ottenere sapone dall’olio d’oliva anziché dai grassi animali e, nel 1500 circa, lo esportarono in Inghilterra. Qui l’industria crebbe rapidamente e nel 1622 ottenne privilegi speciali dal re Giacomo I.
All’inizio utilizzavano grasso animale, più tardi l’importazione di oli vegetali come quello di oliva, palma, noce di cocco, semi di lino e semi di cotone, favorì la produzione di saponi.
All’inizio del XX secolo comparvero i primi detergenti sintetici che avrebbero soppiantato il sapone. Infatti, nel 1903 due chimici tedeschi inventarono un sapone in polvere i cui elementi erano perborato e silicati. Fu poi la penuria di grassi durante la Prima Guerra Mondiale, e anche di olio durante la Seconda Guerra Mondiale, a spingere i ricercatori a cercare alternative. Il primo prodotto per il bucato totalmente sintetico apparve nel 1946 negli Stati Uniti d’America.
Da quel momento furono sviluppati tutti i prodotti che si conoscono oggi, differenti e specifici per ogni uso, in continua evoluzione per ovviare ai problemi di inquinamento o tossicità che continuano ad emergere con il passare del tempo.

TASCA D’ALMERITA
La famiglia Tasca d’Almerita dal 1830 espressione di tradizione e di innovazione agricola, con amore e passione, racconta la Sicilia attraverso il vino e le sue eccellenze. Sono i territori i protagonisti di questa storia lunga duecento anni. Uomini e donne che da otto generazioni della stessa famiglia dedicano la loro vita e rivolgono la loro passione ad assecondare i saperi ed il volere della natura.
Tasca d’Almerita attraverso cinque Tenute interpreta la Sicilia in tutte le sue declinazioni. La Tenuta Regaleali è il cuore dell’azienda con oltre 500 ettari immersi tra sinuose colline al confine fra Palermo e Caltanissetta; la Tenuta Tascante, due vigneti immersi in un bosco di castagni alle pendici del vulcano Etna, in un territorio famoso per la sua energia; Tenuta Capofaro nella doc Malvasia delle Lipari, vocata alla produzione della Malvasia oltre che ad un’ospitalità esclusiva nell’isola di Salina; la Tenuta Sallier de la Tour dei cugini principi di Camporeale, nel territorio della Doc Monreale, in un zona da sempre vocata alla coltivazione del Syrah. Infine, la Tenuta Whitaker a Mozia, l’isola museo fenicia in provincia di Trapani, di proprietà della Fondazione Whitaker, dove Tasca d’Almerita si confronta con la varietà Grillo in un ecosistema unico.
In prima linea per proteggere la natura, Tasca è azienda pilota dei progetti sulla sostenibilità “SOStain” “VIVA Sustainable wine”