WWF: soia “nascosta” tra gli scaffali dei supermercati è un attacco alla natura

L’invisibilità della soia tra gli scaffali dei supermercati non consente di conoscere il suo reale contributo alla distruzione e al degrado ambientale, denuncia il WWF.

“Consumiamo più soia di quanto crediamo, ed è quella utilizzata come mangime per maiali e polli  e negli alimenti trasformati che sono il vero problema, non certo il tofu e la salsa di soia – ha detto Eva Alessi responsabile sostenibilità del WWF Italia – La produzione di un chilo di carne di pollo può richiedere  oltre mezzo chilo di soia”.

“La rapida crescita della domanda di soia destinata all’alimentazione animale è un fattore chiave che sta causando la distruzione di significative porzioni di foreste, savane e praterie, tra cui l’Amazzonia, il Cerrado, la Foresta Atlantica, la Foresta Chaco e Chiquitano che coprono la maggior parte di Brasile, Argentina, Bolivia e Paraguay e le praterie del Nord America, e sta aumentando la vulnerabilità di specie come il giaguaro, il formichiere gigante, l’armadillo e l’ara macao”.

Il dossier WWF “La crescita del consumo di soia: Impatti e Soluzionihttp://assets.panda.org/downloads/wwf_soy_report_final_jan_10.pdf  evidenzia come e perché la superficie   dedicata alla coltivazione della soia sia aumentata di 10 volte negli ultimi 50 anni e si preveda un ulteriore raddoppio entro il 2050. Circa 46 milioni di ettari, una superficie  più grande della Germania, è dedicata alla coltivazione della soia in America Latina: tale espansione è avvenuta in gran parte direttamente scapito delle aree naturali oppure indirettamente,costringendole attività agricole o pastorali a spostarsi in quelle stesse aree.

Il WWF sostiene che è possibile ridurre notevolmente gli impatti negativi della soia con un’azione decisa da parte dei governi e una spinta concertata verso la sostenibilità ambientale e sociale lungo tutta la catena di produzione della soia, ma è necessario il sostegno di finanziatori e consumatori per raggiungere questo obiettivo.

Le misure evidenziate nella relazione comprendono una migliore pianificazione dell’uso del suolo, la tutela delle aree naturali vulnerabili e di valore, un processo di certificazione quale quello proposto dalla Roundtable on Responsible Soy (Tavola Rotonda sulla Soia Responsabile, RTRS), migliori pratiche agricole e la riduzione di scarti e rifiuti.

Nei Paesi sviluppati i consumatori possono contribuire a contenere la domanda di soia riducendo il proprio consumo di proteine ​​animali in base alle raccomandazioni  governative sulla salute e riducendo gli sprechi alimentari.

Negli ultimi decenni tra tutte le colture globali la soia è quella che ha subito la più grande espansione. Il WWF invita tutti gli attori coinvolti ad adottare misure per garantire che la produzione e il consumo di soia non danneggino la natura o le persone.

Poiché  circa i tre quarti delle 270 milioni di tonnellate di soia prodotte nel 2012 sono stati destinati ai mangimi animali, la problematica  diventa particolarmente rilevante per le aziende che producono e vendono carne e alimenti per animali.

Il legame tra la soia e il consumo di proteine ​​animali si può illustrare graficamente con il pollame, per cui si è registrato un aumento del 711% della produzione nel corso degli ultimi 40 anni fino al 2007. Recenti ricerche nei Paesi Bassi hanno rilevato come in media vengano consumati 575 grammi di soia per produrre un chilo di carne di pollo.

Oltre il 90% della produzione di soia avviene in soli sei paesi – Brasile, Stati Uniti, Argentina, Cina, India e Paraguay – e si assiste a una rapida espansione in Uruguay e Bolivia.