Bovini da carne: al Veneto il primato in Italia, ma nei ristoranti l’80% delle bistecche viene dall’estero

Il Veneto è la prima regione a livello nazionale per allevamento di bovini da carne, con 950 aziende e 420mila capi, per un valore di oltre 420 milioni di euro. Tra le province, Verona è in testa con il 29% della produzione, seguita da Padova (25%), Treviso (20%), Vicenza (12%), mentre Venezia, Rovigo e Belluno si spartiscono il restante 14 per cento. Nonostante questo primato, la carne servita nei ristoranti veneti è per l’80% straniera, secondo quanto dichiarato dal Consorzio Italia Zootecnica.

Lo ha sottolineato, infatti, il direttore dell’ente consortile, Giuliano Marchesin, nel corso della prima tappa dell’Eurocarne 2015 Road Show, tenutasi oggi a Legnaro, in provincia di Padova, nella sede dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. Un percorso dedicato alle filiere delle carni, come tappa di avvicinamento alla 26ª edizione di Eurocarne, in programma a Verona dal 10 al 13 maggio 2015 (www.eurocarne.it); le altre sono in programma il 2 luglio a Reggio Emilia (focus suinicoltura) e il 9 luglio a Milano (focus trend e consumi delle carni, in rapporto anche ai canali distributivi).

Zootecnia bovina del Veneto leader su scala nazionale, carne di importazione nei ristoranti. Un controsenso, diretta conseguenza del clima di incertezza che pesa sull’applicazione della nuova Politica agricola comune (Pac) 2020 per la zootecnia bovina da carne, cui si aggiunge il fatto che importare carne resta ancora la soluzione più conveniente, tanto che il 50% di quella che finisce sulle tavole italiane proviene da oltreconfine. In questo quadro, si assiste ad una continua riduzione di allevamenti, posti stalla e produzione: nel dubbio, gli allevatori italiani tengono meno capi per limitare eventuali perdite, con il risultato che nel solo 2013 il Veneto ha perso il 10% degli animali.

L’applicazione della nuova Pac, declinata per l’Italia dal Ministero delle Politiche agricole e dalle Regioni, non aiuta. «Dal 2015 gli allevatori percepiranno il 50% dei pagamenti diretti. Un taglio che inoltre vede penalizzate le aziende che possiedono meno terreni, visto che il plafond degli stanziamenti non sarà calcolato sul numero dei bovini, ma suddiviso a seconda degli ettari dell’impresa agricola – riassume Giuliano Marchesin, relatore all’Eurocarne 2015 Road Show di Legnaro –. Il rischio è che i finanziamenti si disperdano in mille rivoli, considerando, poi, che il tetto minimo di 250 euro, contro i 400 richiesti dagli allevatori, per la presentazione di domande di contributo Pac ha avuto come risultato la moltiplicazione delle istanze: 20mila solo in Veneto».

Il leitmotiv è comunque sempre lo stesso: la coperta, per quanto la si tiri, è sempre più corta e le previsioni sul 2015 non sono confortanti: le richieste di contributi del settore zootecnico nazionale ammontano a 169 milioni di euro, a fronte dei 66 milioni che saranno effettivamente erogati sotto forma di premi accoppiati ai bovini allevati. Numeri che per la zootecnia da carne made in Veneto significano una strada in salita.

Ne è convinto Giuliano Marchesin, che ha presentato oggi a Legnaro i pilastri del Piano carni bovine nazionale. «Se non si portano a compimento le azioni progettate dagli allevatori e condivise dalla filiera entro il 2014 – ha spiegato all’Osservatorio Eurocarne – e con il mercato tradizionale caratterizzato da “carne anonima”, sarà veramente la fine de settore». Nasce da qui la proposta degli allevatori di istituire un marchio di qualità per identificare la carne 100% made in Italy che tuteli il cliente finale e rilanci i consumi.

«Il “Sigillo Italiano” di cui chiediamo al Ministero la registrazione – ha continuato Marchesin –, identificherebbe senza ombra di dubbio i bovini allevati secondo un disciplinare riconosciuto dal Sistema di Qualità nazionale Zootecnia». In questo il Veneto sta facendo da apripista, con il lancio ufficiale, a settembre, del marchio “Qualità Verificata” che ha già ottenuto il via libera dalla Regione.

Per quanto riguarda il Sigillo Italiano e la sua promozione tra i consumatori, il finanziamento dell’iniziativa – secondo Marchesin – potrebbe arrivare dagli stessi attori della filiera grazie al riconoscimento dell’interprofessione della carne bovina: «Si parla di un prelievo nell’ordine di qualche millesimo per ogni chilo di carne».

Per far questo, però, è necessario che tutto il settore legato all’allevamento – produzione, trasformazione e distribuzione – decida di fare squadra. Un’occasione per fare il punto sarà di sicuro Eurocarne, dal momento che la manifestazione internazionale di Veronafiere punta a coinvolgere tutti gli attori del comparto, in modo trasversale: associazioni allevatoriali italiane ed estere, servizi di mediazione e per import-export, industria e settore del meat processing, associazioni di categoria e consorzi, consorzi di prodotto, grande distribuzione, grossisti, laboratori artigianali.

Un aiuto ulteriore al progetto Sigillo Italiano nel campo della tracciabilità e della chiarezza nelle comunicazioni sul prodotto potrebbe arrivare anche dal moderno packaging, come ha spiegato questa mattina, Antioco Mei, business development manager di Sealed Air, multinazionale leader del settore del confezionamento delle carni: «Oggi, nella grande distribuzione organizzata l’85% delle vendite di carne si concentra su quelle confezionate e solo il 15% riguarda il banco, che non è più fulcro, ma vetrina. Un packaging moderno è quindi imprescindibile a livello di sicurezza alimentare e comunicazione, sia per il consumatore che per l’industria».
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