Pesticidi: il rapporto di Legambiente

Nel 2014 i laboratori pubblici, accreditati per il controllo ufficiale dei residui di fitosanitari negli alimenti, hanno analizzato 7132 campioni tra prodotti ortofrutticoli, prodotti derivati e miele.

La percentuale di campioni irregolari si attesta sullo 0,7% (era 0,6% del 2012). Rispetto al 2012 la percentuale di campioni regolari e privi di alcun residuo di pesticida è scesa dal 64% al 58%, un ribasso che è legato al corrispondente incremento, fino al 42%, della percentuale di campioni regolari ma contenenti almeno un residuo. In definitiva, quasi un campione analizzato su due contiene uno o più residui di pesticidi, compresi casi di veri e propri cocktail di sostanze attive rilevate in uno stesso campione. Nel dettaglio, il 18,8% dei campioni presenta un solo residuo di pesticida, mentre il 22,4% dei campioni analizzati (rispetto al 17,15% del 2012), rientra nella categoria del multiresiduo. In quest’ultima è la frutta a mostrare le concentrazioni più rilevanti: sul totale dei campioni analizzati per questa matrice alimentare, circa il 43,3% contiene due o più residui chimici.

Le sostanze attive più frequentemente rilevate sono ancora oggi il Boscalid, il Captano, il Clorpirifos, il Fosmet, il Metalaxil, l’Imidacloprid, il Dimetoato, l’Iprodione, che si rintracciano nelle matrici alimentari e nei loro prodotti derivati spesso associate a creare preoccupanti combinazioni, i cui effetti sinergici sulla salute dell’uomo e sull’ambiente sono ad ora terreno di studio poco battuto.

Il laboratorio di analisi della Provincia di Bolzano (che come tutti gli altri, esamina campioni di prodotti in commercio, non solo prodotti localmente) rileva residui di sostanze attive in quasi metà dei campioni (45%), con alcuni casi eclatanti: otto residui in un campione di fragole locali (Pirimetanil, Piraclostrobin, Fenhexamid, Azossistrobina, Quinoxifen, Fludioxonil, Ciprodinil, Boscalid) e un campione di uva da vino, dove insieme al Captano, peraltro non autorizzato nella specifica coltura (il campione infatti è in realtà conteggiato nelle irregolarità), sono stati riscontrati anche Ciprodinil, Zoxamide, Spiroxamina, Metrafenone, Fludioxonil, Metossifenozide, Tetraconazolo. Ma il dato rilevante è che su 37 vini analizzati, 24 contengono una media di 3 o 4 residui di fitofarmaci, con punte fino a 8 residui in un vino DOC di produzione locale (Fenhexamid, Metalaxyl, Boscalid, Dimetomorf, Fludioxonil, Pirimetanil, Iprovalicarb, Ciprodinil).

Situazione analoga, per ciò che riguarda il comparto vinicolo, in Friuli Venezia Giulia, dove in un campione di vino sono stati rilevati fino a sette residui (Fenexamid, Boscalid, Cyprodinil, Dimetomorf, Indoxacarb, Pirimetanil e Metalaxil), e quasi metà dei campioni di frutta analizzati con multiresiduo. Anche la Puglia registra campioni da record, soprattutto nelle uve: un campione di uva contiene 15 diverse sostanze attive (ma non è stato fornito il dettaglio delle sostanze) e sono stati rintracciati picchi di 8 e 9 sostanze chimiche diverse, rispettivamente, in un campione di fragole e uno di pere.

Cocktail di sostanze attive si trovano anche in Liguria in produzioni tipiche quali un campione di basilico di produzione locale ligure con sette residui (Dimetomorf, Fluopicolide, Piraclostrobin, Spinosad, Imidacloprid, Spinosin D, Spinosin A), mentre un campione di mele di provenienza extraregionale risulta regolare ma con sei diversi residui chimici, tra cui il Boscalid e il Clorpirifos.

L’Emilia Romagna ha rilevato 11 non conformità, di cui 5 in campioni di pere, clementine e uva da vino trattate con sostanze attive non più autorizzate in Italia per queste colture, mentre le restanti irregolarità riguardano il superamento dell’LMR stabilito per Dimetoato e Clorpirifos Etile rispettivamente su finocchi, fagiolini, funghi e sulle bietole. Tredici irregolarità, ma su un numero di campionature molto elevate, sono state registrate in Puglia, su campioni di clementine, carciofi, rape, pomodori, pesche, bietole, lattuga, uva, pesto e su campioni di melagrana e ciliegie provenienti dalla Turchia, in tutti i casi per superamento dei limiti massimi consentiti per legge.

 

L’esposizione ai pesticidi, assunti con il cibo è sicuramente più bassa rispetto ad altri tipi di esposizione, come ad esempio quella diretta dei lavoratori agricoli. Ma gli studi scientifici dimostrano che i pesticidi possono produrre effetti negativi sulla salute anche a basse dosi. Poiché manca ancora oggi una piena conoscenza dei loro meccanismi d’azione e interazione, la ricerca scientifica deve proseguire, sostenuta da un maggiore investimento. Nel frattempo, dovrebbe essere applicato il principio di precauzione per garantire la tutela della salute dei consumatori.

 

Oggi l’agricoltura italiana sta compiendo diversi sforzi nella direzione di un uso sostenibile dei pesticidi. Il miglioramento che si registra è sostenuto soprattutto da quella fetta crescente di agricoltori che rivolgono lo sguardo al biologico, oggi non più un mercato di nicchia ma un comparto produttivo e competitivo, il cui fatturato si attesta sui tre miliardi di euro. Lo evidenziano i dati presentati dal Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica del Mipaaf (Sinab), secondo cui la superficie agricola coltivata a biologico ha raggiunto il 10,8% della superficie agricola utilizzata totale e il settore ha registrato un incremento del 5,8% del numero di operatori certificati rispetto al 2013. La strada da percorrere è quindi già definita, occorre però che sia sostenuta da un solido impianto normativo che incentivi con misure concrete e premialità chi pratica biologico, biodinamico e contribuisce alla diffusione dei principi dell’agroecologia. A tal proposito, l’adozione di un Piano d’Azione Nazionale per il biologico che tra le misure quantifichi il traguardo da raggiungere, almeno raddoppiando entro il 2020 la superficie coltivata a biologico, è un obiettivo da non mancare.

 

Buone pratiche agricole, come la rotazione colturale, il sovescio e tecniche di lavorazione del terreno a minor impatto ambientale contribuiscono a mantenere i suoli sani e fertili, a preservarli dall’erosione e ridurre il rischio idrogeologico. Suoli sani inoltre restituiscono prodotti salubri e genuini. Il ripristino e la valorizzazione di queste tecniche agronomiche rappresentano quindi la direttrice su cui condurre l’agricoltura italiana per raggiungere non più procrastinabili obiettivi di sostenibilità. Su questa direttrice, da tempo, si muove la rete degli Ambasciatori del Territorio di Legambiente, che racchiude quasi 150 realtà agricole italiane che producono nel rispetto del patrimonio ambientale, sociale e culturale dei loro territori e che rappresentano un modello di economia sostenibile che già funziona.

 

“Siamo promotori di  imprese agricole, alimentari e di cucineria non solo biologiche, non solo impegnate a curare l’ambiente  e la salute di tutti, ma che promuovono modelli e aprono strade ed opportunità nei loro territori all’insegna di una produzione sana, sostenibile  e innovativa  e ricca di cibo – ha dichiarato il Presidente di Alce Nero Lucio Cavazzoni -. Il cibo è innanzitutto relazione, fra l’agricoltore e l’ambiente , con gli animali, fra l’agricoltore ed i fruitori dei prodotti. Queste ambasce vogliamo portare in giro per l’Italia, vogliamo collegare fra loro per imparare e crescere in una agricoltura di relazione e di equilibrio. Equilibrio ed equità hanno lo stesso etimo. Questa è l‘agricoltura di domani!”

 

Tra le buone pratiche segnalate oggi nel corso dell’incontro a Milano, quella della Azienda Agricola Angelone Leonardo di Policoro (MT), che produce frutta e verdura con metodo organico e biodinamico applicando con estremo rigore i criteri di Alex Podolinsky, uno dei massimi esperti europei di agricoltura biodinamica, nella produzione di preparati e nella loro conservazione, dinamizzazione, distribuzione e infine nella lavorazione del terreno, ottenendo risultati superiori all’agricoltura convenzionale e a quella biologica.

L’Azienda Agricola Biologica Marco Campobasso di Castellaneta Marina (TA), invece, si distingue oltre che per essere alimentata da un impianto fotovoltaico, per l’allevamento di un insetto utile, il Criptolaemus Montrouzieri, predatore delle cocciniglie, in particolare del Planococcus citri., che consente di attuare interventi tempestivi in campo. L’Azienda Agricola Cascina di Francia – Moncrivello (VC), sin dall’inizio ha improntato la produzione ortofrutticola secondo criteri rispettosi degli animali e dell’ambiente e nel 2011 ha acquisito la certificazione bio (Icea). Un’azienda relativamente piccola, ma molto diversificata, capofila di altre piccole aziende biologiche che nella zona collinare al confine fra le province di Vercelli e di Torino che hanno costituito l’associazione, A.L.B.A. (Agricoltori Locali Biologici Associati), con regolamenti e disciplinari per garantire ai consumatori il massimo rispetto degli obiettivi e delle normative. Convinta che l’agricoltura è produzione di valori e non solo di cibo, Cascina di Francia inoltre inserisce in azienda persone in difficoltà e in situazioni di svantaggio. Il Consorzio Formicoso Alta Irpinia è tornato a coltivare una varietà storica di frumento duro, il Senatore Cappelli, per produrre semole e pasta di alta qualità. Un disciplinare prescrive la coltivazione del Senatore Cappelli in rotazione con erbai polifiti o con leguminose (favino, cece), senza ricorso a diserbanti o a concimazioni di fondo e di copertura, superflue del resto data l’altezza e rusticità di questo frumento. Alcuni agricoltori hanno anche allevamenti di vacche da latte e seminano, in rotazione col grano, erbai polifiti che consentono di ottenere il Latte Nobile. L’obiettivo comune degli agricoltori del Consorzio, diventati 25 rispetto ai 13 iniziali, è di arrivare a gestire l’intera filiera fino al prodotto finito (paste, latte o formaggio).

 

Di seguito, sono riportate le tabelle – riepilogative nazionali e suddivise su base regionale – elaborate in base ai risultati delle analisi di residui di fitofarmaci negli alimenti di origine vegetale e miele per i campioni del 2014. Le analisi sono state effettuate dai laboratori pubblici regionali – Agenzie per la Protezione dell’Ambiente, Asl e Istituti Zooprofilattici Sperimentali – accreditati per i controlli ufficiali dei residui di pesticidi negli alimenti. I campioni sono suddivisi in irregolari (con residui in concentrazione superiore al LMR o per sostanza attiva non autorizzata), regolari senza alcun residuo e regolari con uno o più residui di fitofarmaci entro i limiti stabiliti dalla legge.

Tabella riepilogativa
Generecampioni analizzatiirregolari%regolari                   senza residui%regolari                                   con 1 solo residuo%regolari                                 con più di 1 residuo%
 
VERDURA2595230,9179469,146517,931312,1
FRUTTA2595160,688033,957622,2112343,3
PRODOTTI DERIVATI1894110,6142175,029715,71658,7
VARIE4812,14593,824,200,0
TOTALE7132510,7414058,0134018,8160122,4

Elaborazione Legambiente su dati Arpa, Izs, Asl

 

Per completezza di dettaglio metodologico, si precisa che mancano all’appello la Sicilia che, al momento di stesura del presente dossier non ha ultimato la preventiva trasmissione dei dati al Ministero, e la Campania, che non ha inviato i dati nei termini richiesti, mentre i dati della regione Toscana, essendo stati aggregati in modo diverso rispetto alla matrice utilizzata nel presente dossier, non sono stati conteggiati nella tabella finale.

 

TABELLA NAZIONALE
AGRICOLTURA TRADIZIONALE
Generecampioni analizzatiirregolari%regolari                   senza residui%regolari                                   con 1 solo residuo%regolari                                 con più di 1 residuo%
VERDURA2595230,9179469,146517,931312,1
insalate*25320,813453,05019,86726,5
ortaggi da foglia**20352,513968,53316,32612,8
ortaggi da fusto***13310,86649,63324,83324,8
pomodori20721,011354,64622,24622,2
cereali49920,440080,28016,0173,4
legumi20721,017886,0209,773,4
zucchine12010,88570,82117,51310,8
peperoni6200,03658,11219,41422,6
patata23700,013657,49038,0114,6
carote18400,011562,53921,23016,3
altre verdure49081,639280,0418,44910,0
FRUTTA 2595160,688033,957622,2112343,3
mele40220,513232,811027,415839,3
pere29931,04715,75117,119866,2
pesche29710,37826,36822,915050,5
uva22531,3188,03314,717176,0
fragole15100,03623,81711,39864,9
agrumi58540,723540,217329,617329,6
frutta esotica ****9800,03131,61717,35051,0
piccoli frutti*****5000,02856,01020,01224,0
altra frutta48830,627556,49719,911323,2
PRODOTTI DERIVATI1894110,6142175,029715,71658,7
oli d’oliva31700,029191,8196,072,2
vino63630,537358,614222,311818,6
miele******18352,717193,452,721,1
marmellate e confetture500,0360,0240,000,0
passate di pomodoro2800,02485,7310,713,6
pasta3200,02887,5412,500,0
pane2900,01655,21137,926,9
grano22000,018182,32812,7115,0
altri derivati44430,733475,28318,7245,4
 
VARIE4812,14593,824,200,0
 
TOTALE7132510,7414058,0134018,8160122,4
* Insalate (lattuga, radicchio, cicoria, rucola, verza, indivia, valerianella, scarola)
** Ortaggi da foglia (cavolo, spinaci, prezzemolo, basilico, salvia e menta)
*** Ortaggi da fusto (sedano, finocchio, asparago)
**** Frutta esotica (ananas, banane, mango, papaia, avocado, litchi)
*****Piccoli frutti (Fragola di bosco, Lampone, Mirtillo nero, Mora di rovo, Ribes, Uva spina)
******Miele e altri prodotti derivati dell’apicoltura

 Elaborazione Legambiente su dati Arpa, Izs, Asl