Crollo del prezzo del grano, Cracolici: “Mercoledì un pacchetto di provvedimenti in giunta. Giovedì il tavolo tecnico sui cereali”

“Mercoledì verrà presentata in giunta una proposta di risoluzione con la quale il governo regionale si impegna a sostenere nei tavoli nazionali e comunitari le proposte avanzate dalla Coldiretti, assieme ad altri interventi di supporto al comparto predisposti dall’assessorato regionale Agricoltura, mentre è stato già convocato per giovedì prossimo alle 12 il primo tavolo tecnico sulla cerealicoltura siciliana”

Lo ha detto l’assessore regionale all’agricoltura Antonello Cracolici durante la manifestazione di Coldiretti a Palazzo d’Orleans contro il crollo del prezzo del grano.

“La mozione che presenteremo in giunta impegnerà il governo a sostenere azioni a difesa della tracciabilità di origine dei prodotti trasformati dal grano e sul superamento dell’attuale regime comunitario che prevede l’importazione a dazio zero di alcuni prodotti della filiera agroalimentare che favoriscono la concorrenza sleale – continua Cracolici.

Sicilia, Puglia a Marche sono le regioni a più alto volume di produzione del grano duro. Nella risoluzione il governo regionale darà valore alle azioni già assunte sia con la ristrutturazione delle passività agrarie che dal 1 agosto a 31 ottobre consentirà a tutte le imprese agricole di poter rinegoziare i debiti con le banche e di rinnovare i mutui per i prossimi dieci anni con interessi a carico della Regione, così come la Regione siciliana ha chiesto ed ottenuto dalla Commissione Politiche Agricole l’incremento del capitolo relativo ai pagamenti diretti della PAC per il sostegno accoppiato che permetterà al settore del grano duro di avere 8 milioni di euro in più e che consentirà il trasferimento diretto ai produttori di grano di circa 70 milioni di euro – aggiunge l’assessore regionale all’Agricoltura. Il Governo regionale inoltre ha istituito in questi giorni il tavolo tecnico per procedere alla registrazione dei grani antichi che costituiscono una straordinaria opportunità di valorizzazione della biodiversità siciliana al fine di dare valore ad un prodotto autoctono 100% siciliano.

Con le misure del PSR 4.1 e 4.2 verranno favoriti investimenti per realizzazione di impianti per lo stoccaggio e la trasformazione dei grani prodotti in Sicilia. Nella nuova programmazione agricola sono stati inseriti anche criteri di premialità per l’aggregazione tra i produttori: negli investimenti condivisi promossi da più aziende agricole sono previsti incentivi per la quota di contributo a fondo perduto che sarà del 70%, invece che del 50% come nella maggior parte delle misure – conclude.

Un ulteriore impegno che il governo della Regione Siciliana intende portare avanti è quello di valorizzare nell’ambito dell’alimentazione delle mense scolastiche e ospedaliere i prodotti a km 100: ovvero i prodotti realizzati e trasformati nei luoghi più vicini ai siti di distribuzione.”

Mercati al ribasso con prezzi quasi dimezzati rispetto a un anno fa, speculazione selvaggia e import in costante aumento. Tre piaghe che stanno mettendo in ginocchio la produzione cerealicola siciliana che però ha la possibilità di uscire dal tunnel. Per raggiungere questo obiettivo, la Confederazione Italiana Agricoltori di Palermo da un lato chiede di stabilire a livello comunitario – come già avvenuto in passato – i prezzi minimi, mentre dall’altro indica la strada già intrapresa da diversi coltivatori dell’Isola.

“E’ evidente che i produttori siciliani dei grani più diffusi, come il Creso, non possono competere con Paesi come Ucraina, Canada ma anche Francia e Stati Uniti. Bisogna seguire un’altra strada”, spiega Antonino Cossentino, presidente della Cia Palermo. “La Sicilia deve puntare sui suoi grani antichi – aggiunge Cossentino – che quest’anno, come in passato, sono richiesti dal mercato e andranno tutti venduti. La domanda di farine ottenute da grani come Perciasacchi o Russello è in continuo aumento. Si tratta di razze che hanno sfiorato l’estinzione e che ora stanno vivendo una seconda giovinezza a fronte di un consumo sempre più ‘attento’ da parte dei consumatori che vogliono abbandonare le farine lavorate. Razze che permettono di ottenere una pizza o un pane buono, profumato e ad alta digeribilità. Nessun altro Paese produce grano di qualità come il nostro, dobbiamo sfruttare questo fattore”.

I grani antichi siciliani, coltivati in condizioni bio, hanno una resa che si attesta sui 15-20 quintali per ettaro, mentre quelli industriali arrivano a 30-35. Importante quindi dare stimoli ai coltivatori siciliani, spesso “abbagliati” dal facile guadagno seminando grani ad alta resa: “In Sicilia abbiamo ben 52 varietà di grano – dice sempre Cossentino – ma soltanto due sono certificate dalla Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura di Caltagirone. Avere le sementi certificate sarà importante per immettere nel mercato il nostro grano come unico nel suo genere. Se l’iter si conclude in queste settimane, già dalla prossima semina autunnale la produzione di grani antichi potrebbe subire una decisa impennata”.

Secondo Cossentino, quindi, da un lato “bisogna incentivare le coltivazioni di queste razze”, mentre dall’altro “occorre sensibilizzare sempre più l’opinione pubblica sull’importanza delle nostre farine per farne crescere il consumo che, secondo tantissimi studi, grazie al suo basso indice di glutine, conserva straordinarie caratteristiche che lo rendono ideale per combattere stitichezza, problemi digestivi, pancia gonfia, disturbi intestinali, diabete e molto altro. La minore percentuale di glutine e la presenza più massiccia di sostanze grezze, sempre secondo diversi studi, favoriscono la digeribilità e abbattono il rischio dell’insorgere di intolleranze alimentari”.