Coltura del nocciolo, un convegno a Piazza Armerina

Un gruppo di amici di Piazza Armerina, Andrea Arena, Patrizio Roccaforte e Luigi Vitali, uniti dalla passione comune per l’agricoltura, mossi da un pensiero nostalgico ma con uno sguardo al futuro, hanno organizzato, per il prossimo 15 ottobre, alle ore 15,30, presso la sala conferenze dell’ex chiesa di Sant’Anna, un convegno dal titolo “La coltura del nocciolo nella Sicilia centrale”.

Al convegno, patrocinato dai comuni di Piazza Armerina, Aidone e Valguarnera, dalla Coldiretti di Enna, da PMI Sicilia e sponsorizzato da Multifidi Consorzio di Garanzia Fidi, di Comiso, parteciperà anche il Dipartimento Agricoltura, Ambiente ed Alimentazione dell’Università agli Studi di Catania e il Dott. Pippo Ricciardo Dirigente del Dipartimento Regionale dell’Agricoltura.

Andrea Arena: “Siamo arrivati alla decisione di “riaccendere i riflettori” sulla nocciola mossi da una considerazione: uno dei fattori di maggiore sviluppo economico di Piazza Armerina e dei comuni limitrofi, almeno fino agli anni ’70, è stata la coltivazione ed il commercio della nocciola. Tale attività è scemata, fino a sparire quasi del tutto, a causa dell’abbandono dell’agricoltura legato, tra l’altro, all’aumento dei costi di produzione ed alla concorrenza. Siamo convinti che le moderne tecniche colturali e l’innovazione potrebbero essere un serio incentivo per rivitalizzare l’interesse verso questa coltura. Il convegno che ospiterà interventi dei professori dell’Università di Catania ed esperti del settore, che colgo l’occasione di ringraziare fin da adesso, serve proprio a far conoscere queste nuove tecniche e soprattutto a rispondere alle domande dei coltivatori e dei cittadini che decideranno di camminare con noi nel comitato appena nato. Crediamo che nel nostro territorio si debba tornare a parlare di agricoltura e di prodotti agroalimentari che possano rappresentare l’identità dell’entroterra siciliano esattamente come si è fatto in altri territori in Sicilia”.

Patrizio Roccaforte: “Quello che mi ha sorpreso è stato constatare che, quando si fa una ricerca su internet, alla nocciola viene associato spesso il nome “Piazza Armerina” salvo poi constatare che Piazza Armerina è rimasto un “contenitore” vuoto. Approfondendo ho potuto capire anche che la nocciola che cresceva nelle nostre zone era un prodotto di qualità. Allora, dato che la qualità ed il made in Italy sono requisiti che attirano il mercato e sono fattori di cui ha continuo bisogno, perchè non approfittare di tale contingenza e cercare di capire come produrre frutti di qualità? Senza contare sul fatto che la coltivazione del territorio produrrebbe almeno due tipi di benefici: da un lato si creerebbe sviluppo economico (le filiere produttive attive a San Cono, con il fico d’india, e a Mirabella Imbaccari, con gli asparagi, assicurano, con un solo ettaro di terreno, di “campare un figlio all’università”); dall’altro lato si avrebbero ricadute positive a vantaggio del paesaggio, per esempio: si migliorerebbe l’assetto idrogeologico, si ridurrebbe il rischio di incendi. Il convegno è un’occasione per apprendere utili consigli e valutare la convenienza di tale pratica”.

Luigi Vitali: “Grazie alla attività che svolgo, la vendita di prodotti per l’agricoltura, mi è facile vedere come nell’ultimo periodo la nuova tecnologia abbia favorito l’espandersi di nuovi macchinari che agevolano oltre che la raccolta dei frutti anche la coltivazione delle varie piante. Faccio un esempio: se tutti ricordiamo che l’irrigazione delle piante di nocciole veniva fatta con la cosiddetta saja, che richiedeva grosse quantità di acqua e di tempo, perchè bisognava aspettare che si riempisse ogni singola conca, oggi con le manichette ed i gocciolatoi moderni in PVC è sufficiente installare un solo rubinetto per irrigare mentre le conche e le saje, che richiedevano ulteriore manodopera perchè andavano tenute pulite, non sono più necessarie. Altre cose potrebbero essere dette sulle pratiche colturali ma al convegno le sentiremo in dettaglio e, sopratutto, dalla voce diretta di massimi esperti. Speriamo, inoltre, che il convegno possa essere un’occasione utile per convincerci di coltivare di nuovo il nocciolo nel nostro territorio”.