Antonio abate, il santo degli animali
Una tradizione contadina vuole che Sant’Antonio abate, detto anche sant’Antonio il Grande, sia il protettore degli agricoltori e degli animali, la cui ricorrenza in calendario cade il 17 gennaio, ed è legato per tradizione alla benedizione degli animali da cortile e domestici e in molte parti d’Italia anche dei falò per scongiurare il rigore dell’inverno.
Per agricoltori e allevatori è il santo “giusto” che dovrebbe perorare le cause di questi operatori sempre in guerra con la bizzarrie climatiche, con la politica di Bruxelles e quella di Roma, con la burocrazia, l’accesso al credito, le problematiche del mercato, ecc., insomma contro tutti.
Sant’Antonio abate resta il solo interlocutore, per proteggerlo dalle faccende di campagna.
Così come vuole la tradizione, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia gli operatori agricoli e gli allevatori e non solo, cercano la protezione del santo egizio. Nel passato si benedicevano delle vere mandrie di animali, oggi la benevolenza divina è rivolta a cani, gatti e bestiole di piccola taglia.
Naturalmente ogni regione d’Italia ha la sua tradizione e doveri nei confronti del santo. In Sardegna dopo il rito della benedizione, utilizzando un pezzo di sughero annerito sulla brace, si traccia un segno della croce sulla propria fronte. In Lombardia, dopo la celebrazione eucaristica, ci si raduna davanti al sagrato della chiesa per la benedizione e poi si va a mangiare trippa tutti assieme.
In Sicilia si distribuiscono dei piccoli pani stampigliati con il nome del santo, oppure si cucina la cuccia, grano bollito condito con olio.
Insomma, per il protettore degli animali non si bada a spese. Le origini di questo santo vanno ricercati in Egitto, viene anche chiamato sant’Antonio del Fuoco, sant’Antonio del Deserto, sant’Antonio l’Anacoreta, pare che sia nato a Qumans, nel 251 circa e deceduto a nel deserto della Tebaide il 17 gennaio 357; è stato un eremita egiziano, considerato il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati. A lui si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale, abbà, si consacrarono al servizio di Dio. La sua vita è stata tramandata dal suo discepolo Atanasio di Alessandria. È ricordato nel Calendario dei santi della Chiesa cattolica e da quello luterano il 17 gennaio, ma la Chiesa ortodossa copta lo festeggia il 31 gennaio che corrisponde, nel loro calendario, al 22 del mese di Tuba.
E’ considerato anche il protettore degli animali domestici, così come San Francesco d’Assisi è considerato protettore di tutti gli animali, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale che reca al collo una campanella. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo.
E’ anche il protettore degli animali domestici, del bestiame, del lavoro del contadino ed affini e/o derivati (come macellai, fornai, pizzicagnoli, salumieri, tosatori, canestrai, ecc.), del fuoco, delle malattie della pelle (ad esempio l’herpes zoster, il “fuoco di sant’Antonio”) e dei becchini. Ritenuto inoltre il primo degli abati e fondatore e precursore dell’ascetismo monastico cristiano, tanto che san Benedetto si ispirerà a lui nel VI secolo per la creazione del monachesimo occidentale.