Una legge per salvare i borghi che rischiano di sparire

Pare che sia in dirittura d’arrivo la proposta di legge su «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni», frutto dell’unificazione dei testi di cui sono primi firmatari Ermete Realacci (Pd) e Patrizia Terzoni (Movimento 5 Stelle), presentati rispettivamente a marzo 2013 e ad aprile 2014.

Il provvedimento, approvata all’unanimità alla fine di settembre dalla Camera, è passata all’esame della Commissione territorio e ambiente del Senato per la possibile approvazione definitiva dell’Aula di Palazzo Madama.

Speriamo che questa sia la volta buona, dopo tre anni e mezzo per l’approvazione della Camera, e che si arrivi all’approvazione definitiva per l’ ”Anno nazionale dei borghi d’Italia”, indetto dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per il 2017. Ma entriamo nell’articolato della legge.

Piccoli Comuni: una legge per la valorizzazione (1)

La Camera dei deputati ha approvato all’unanimità, in prima lettura, la proposta di legge per il sostegno e la valorizzazione. Dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni. Il provvedimento, il cui iter è iniziato nel 2013 e che parte da una proposta di legge a prima firma dell’on. Ermete Realacci (PD) – unificata alla proposta dell’on. Terzoni (M5S) –, promuove e sostiene il sostenibile sviluppo economico, sociale, ambientale e culturale dei piccoli comuni, promuove l’equilibrio demografico del Paese, favorendo la residenza in tali comuni, e tutela e valorizza il loro patrimonio naturale, rurale, storico – culturale e architettonico. A tal fine, si incentiva la costruzione di progetti di sviluppo locale in favore dei residenti e delle attività produttive, con particolare riferimento al sistema dei servizi essenziali, allo scopo di contrastare lo spopolamento e di incentivare l’afflusso turistico. Il provvedimento , che stanzia complessivi 100 milioni di euro per il periodo 2017 – 2013, rappresenta un’opportunità per il Paese, per ridefinire le vocazioni di questi territori e delle relative comunità, coniugando storia, cultura e saperi tradizionali con l’innovazione, le nuove tecnologie e la green economy. La scommessa è avviare in questi territori un diverso modello di sviluppo che risponda alla crisi e che inverta la tendenza all’abbandono e allo spopolamento.

Cosa si intende per “piccoli comuni” e quali caratteristiche devono avere per accedere ai fondi

I finanziamenti previsti dal provvedimento sono destinati ai comuni con popolazione residente fino a 5.000 abitanti, nonché ai comuni istituiti a seguito di fusione tra comuni aventi ciascuno popolazione fino a 5.000, che rientrino in una delle seguenti tipologie:

che si trovino in aree interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico,

che siano arretrati economicamente,

che risultino spopolati,

che siano caratterizzati da condizioni di disagio insediativo,

che abbiano dei servizi sociali essenziali inadeguati, che siano mal collegati e lontani dai grandi centri urbani ,

che abbiano una densità non superiore ad 80 abitanti per km quadrato.

I dati riguardanti la popolazione saranno aggiornati ogni tre anni e resi pubblici sulla base delle rilevazioni ISTAT.

Sono 5.627 i comuni con meno di 5 mila abitanti e sono il 70 per cento del totale. Coprono 164 mila chilometri quadrati, il 54 per cento dalla superficie del nostro Paese, e ospitano poco più di 10 milioni di abitanti, il 16,6 per cento dalla popolazione totale del Paese.

Il provvedimento si applica anche alle frazioni di comuni che abbiano le medesime caratteristiche sopra elencate, ai comuni appartenenti alle unioni di comuni montani o comuni che comunque esercitano obbligatoriamente in forma associata le funzioni fondamentali, ai comuni rientranti nel perimetro di un parco nazionale, di un parcoregionale o di un’area protetta, ai comuni istituiti a seguito di fusione e ai comuni rientranti nelle aree periferiche e ultraperiferiche come individuate nella Strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne del Paese.

La lista dei comuni che rientrano in tali tipologie sarà stilata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, entro 60 giorni dall’adozione del decreto del Ministero dell’Interno che dovrà definirne i parametri occorrenti per la determinazione (da emanarsi entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge).

La lista sarà aggiornata ogni tre anni. La frammentazione amministrativa è indubbiamente un limite, ma il numero elevato di comuni non è un’anomalia italiana.

Nel 2015 l’Italia contava 8.048 comuni (sono scesi a 7.998 nel 2016 ), la Germania 11.169, il Regno Unito 10.332, la Spagna 8.119 e la Francia 36.678 (Fonte: Eurostat).

Questo vuol dire che l’esistenza di tanti municipi non è una peculiarità italiana, la vera anomalia, invece, è il debole tasso di cooperazione intercomunale nel nostro Paese.

In Italia, infatti, solo il 39 per cento dei comuni fa parte di un’unione di comuni, mentre in Francia la totalità dei municipi (tutti tranne 27) fa parte di istituzioni di cooperazione sovracomunale.

Istituzione di centri multifunzionali

A l fine di razionalizzare l’organizzazione e i relativi costi, superando la prassi per cui ad ogni servizio deve corrispondere una propria struttura e una propria organizzazione, è stata introdotta la facoltà per i piccoli comuni di istituire, anche in forma associata, dei centri multifunzionali per la fornitura di una pluralità di servizi pubblici.

Il fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni: 100 milioni di euro

È stato creato un apposito Fondo per il finanziamento di investimenti per l’ambiente e i beni culturali, per la mitigazione del rischio idrogeologico, per la salvaguardia e la riqualificazione dei centri storici e la messa in sicurezza di infrastrutture e di edifici pubblici, l’insediamento di nuove attività produttive, e per lo sviluppo economico e sociale.

Le comunità locali avranno a disposizione 100 milioni di euro, dal 2017 al 2023, con una dotazione di 10 milioni il primo anno e di 15 milioni per gli anni successivi per i progetti che vorranno mettere in campo in questi settori.

Inoltre, per il 2017 e il 2018 confluiranno nel Fondo anche le risorse stanziate dalle legge di Stabilità 2016 per la progettazione e la realizzazione di itinerari turistici a piedi, denominati «cammini».

Questo fondo potrà essere ulteriormente incrementato e reso permanente nei prossimi anni. Lo stanziamento rappresenta una base che indica i terreni di progettualità su cui lo Stato è disponibile a concorrere con le proprie risorse per far sì che queste piccole comunità possano adeguare alla propria realtà dei possibili sentieri di sviluppo sostenibile.

Per il concreto utilizzo dei fondi sarà predisposto un Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni, adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge, che assicurerà priorità ai seguenti interventi:

la qualificazione e la manutenzione del territorio;

la messa in sicurezza e la riqualificazione delle infrastrutture e degli edifici pubblici, con particolare riferimento alle scuole e agli edifici con funzioni socioassistenziali;

la riqualificazione e accrescimento dell’efficienza energetica

e la produzione da fonti rinnovabili;

l’acquisizione e riqualificazione di terreni ed edifici in stato di abbandono, finalizzate anche al sostegno di nuove attività turistiche e commerciali da parte dei giovani che valorizzino il territorio e i suoi prodotti;

l’acquisizione di case cantoniere e dei sedimi ferroviari dismessi;

il recupero dei centri storici e il recupero dei beni culturali, storici ed artistici;

  • il recupero dei pascoli montani, anche per favorire la produzione di carni e formaggi di qualità.

Tra i criteri per la selezione dei progetti finanziabili dal Piano, che avverrà con bando pubblico, vi è quello dei tempi di realizzazione e la capacità di coinvolgimento di soggetti finanziatori, pubblici e privati.

Priorità, quindi, a quei progetti che avranno un effetto moltiplicatore delle risorse stanziate.

Ulteriori criteri riguardano la capacità di migliorare le infrastrutture secondo criteri di sostenibilità ambientale, di valorizzare le filiere locali della green economy, di migliorare la qualità della vita dei cittadini e il tessuto sociale e ambientale e di avere un impatto socio – economico, specialmente dal punto di vista occupazionale.

Con un emendamento approvato in Aula è stata altresì attribuita priorità al finanziamento degli interventi proposti da comuni istituiti a seguito di fusione o appartenenti a unioni di comuni.

I progetti finanziabili dal Piano, che sarà aggiornato ogni 3 anni sulla base delle risorse disponibili, sono individuati con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e le risorse sono ripartite con decreto del Ministero dell’interno.

Dovrà essere assicurata, per quanto possibile, un’equilibrata ripartizione a livello regionale.

Interventi finanziabili con il fondo

Il provvedimento individua una serie di interventi specifici che i piccoli comuni possono portare avanti grazie alle risorse stanziate dal Fondo, integrate con fondi privati. Si tratta del:

recupero e riqualificazione dei centri storici e la promozione di alberghi diffusi;

dell’adozione di misure di contrasto dell’abbandono di immobili e di terreni;

della possibilità di acquisire stazioni ferroviarie disabilitate o case cantoniere da rendere disponibili per attività di protezione civile, volontariato, promozione dei prodotti tipici locali e turismo; della possibilità di acquisire binari dismessi e non recuperabili all’esercizio ferroviario, da utilizzare come piste ciclabili;

della possibilità di realizzare circuiti e itinerari turistico-culturali ed enogastronomici, connessi alla rete ferroviaria storica;

della possibilità di stipulare convenzioni con le Diocesi della Chiesa cattolica e con le rappresentanze di altre confessioni religiose

per la salvaguardia e il recupero dei beni culturali religiosi.

Sviluppo della rete a banda larga

Per favorire la diffusione della banda larga, le aree dei piccoli comuni per le quali non vi è interesse da parte degli operatori a realizzare reti per la connessione veloce e ultraveloce possono essere destinatarie delle risorse previste, in attuazione del piano per la banda ultralarga del 2015, per le aree a fallimento di mercato.

Si tratta di una cifra pari a 2,2 miliardi di euro stanziati con la Delibera CIPE 6 agosto 2015, n. 65 (a valere sulle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2014-2020). I progetti informatici riguardanti i piccoli comuni avranno la precedenza nell’accesso ai finanziamenti pubblici per la realizzazione di programmi di e-government. Va precisato che questa attività è prevista dai Piani di Sviluppo Regionale (PSR) 207/2013 e 2014/2020 e che molti comuni, quelli ricadenti nelle aree ruarli hanno già usufruito degli aiuti.

Servizi postali e pagamenti presso gli esercizi Commerciali

I piccoli comuni possono proporre, sulla base del contratto di programma tra il Ministero dello sviluppo economico e il fornitore del servizio postale universale, iniziative per sviluppare, anche attraverso la riapertura di uffici postali chiusi, l’offerta complessiva dei servizi postali congiuntamente ad altri servizi in specifici ambiti territoriali. Contestualmente, laddove non è presente l’ufficio postale sarà possibile effettuare i pagamenti in conto corrente postale, in particolare per le imposte comunali, e i vaglia, presso gli esercizi commerciali. Inoltre, per favorire il pagamento delle tasse, delle utenze e di ogni altro servizio, nei piccoli comuni potrà essere utilizzata per l’attività di incasso e trasferimento di somme la rete telematica gestita dai concessionari dell’Agenzia delle dogane previa convenzione con gli stessi concessionari.

Distribuzione dei quotidiani nei piccoli comuni

Sono previste iniziative promosse dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri per stipulare un’intesa tra il Governo, l’Associazione nazionale dei comuni italiani, la Federazione italiana editori giornali e i rappresentanti delle agenzie di distribuzione della stampa quotidiana per assicurare la distribuzione dei quotidiani anche nei piccoli comuni.

Promozione delle produzioni agroalimentari a filiera corta

I piccoli comuni possono promuovere il consumo e la commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta e dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro utile.

A tal fine, nei bandi di gara per le forniture di prodotti alimentari destinati alla ristorazione collettiva pubblica, costituisce titolo preferenziale per l’aggiudicazione dell’appalto l’utilizzo di tali prodotti in quantità superiori ai limiti previsti dalla normativa vigente.

Per favorire la commercializzazione di tali prodotti i comuni potranno inoltre destinare specifiche aree per la realizzazione dei mercati agricoli per la vendita diretta.

Gli esercizi della grande distribuzione commerciale potranno destinare una congrua percentuale, calcolata in termini di valore, dei prodotti agricoli e alimentari annualmente acquistati ai prodotti provenienti da filiera corta o a chilometro utile.

Per favorirne la vendita, i prodotti saranno esposti in spazi appositi, allestiti in modo da rendere adeguatamente visibili e identificabili le caratteristiche dei prodotti.

Attuazione delle politiche di sviluppo, tutela e promozione delle

aree rurali e montane

I comuni che esercitano obbligatoriamente in forma associata le funzioni fondamentali mediante unione di comuni o unione di comuni montani svolgono in forma associata le funzioni di programmazione in materia di sviluppo socio-economico nonché quelle relative all’impiego dei fondi, compresi quelli europei, senza possibilità di istituire nuovi soggetti, agenzie o strutture.

Trasporti e istruzione nelle aree rurali e montane

Il Presidente del Consiglio predispone il Piano per l’istruzione destinato alle aree rurali e montane, con particolare riferimento al collegamento dei plessi scolastici presenti nelle aree rurali e montane, all’informatizzazione e alla progressiva digitalizzazione delle attività didattiche e amministrative che si svolgono nei medesimi plessi.

Inoltre, nell’ambito del Piano generale dei trasporti sono individuate apposite azioni destinate alle aree rurali e montane, con l’obiettivo del miglioramento delle reti infrastrutturali, del collegamento tra i comuni delle aree rurali e montane e degli stessi con i rispettivi capoluoghi di provincia e di regione.

Per ulteriori approfondimenti si rinvia ai lavori parlamentari del provvedimento “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni” AC 65 – 2284 – A – relatori per la Commissione Ambiente Enrico Borghi (PD) e Tino Iannuzzi (PD), relatore per la Commissione Bilancio Antonio Misiani (PD) – e ai relativi dossier del Servizio studi della Camera dei deputati

  1. 1 Dossier n. 172 Ufficio Documentazione e Studi 28 settembre 2016.