Olio

Olio, in Sicilia si stima una produzione triplicata rispetto all’anno scorso

La produzione olearia italiana è in buona salute, ma potrebbe fare di meglio. Questo uno dei dati che saranno discussi nel corso di Olio Capitale il salone degli extravergini tipici e di qualità che si tiene dal 3 al 6 marzo a Trieste. La manifestazione, giunta alla dodicesima edizione, arriva in un anno di luci ed ombre per l’extravergine italiano, che ha sì avuto una produzione stimata di 370mila tonnellate nella campagna olearia 2017/18, pari al doppio della produzione della scorsa annata, ma si tratta di un dato ancora lontano dal potenziale produttivo di 500 mila tonnellate che l’Italia può sviluppare.

 

La produzione premia il Sud

A festeggiare quest’anno è stato soprattutto il Sud, mentre la siccità ha colpito duramente il Centro Italia che registra produzioni sotto media. Situazione difficile sul lago di Garda, mentre sarà buona la produzione ligure. Se guardiamo al Sud, dove Puglia, Calabria e Sicilia rappresentano l’80% e più della produzione nazionale, la Sicilia dovrebbe avere una produzione triplicata rispetto alla deludente annata precedente. Bene anche la Calabria dove la produzione dovrebbe essere “solo” il doppio rispetto alla scorsa campagna. Segno positivo anche in Puglia dove la situazione appare più diversificata, con il Salento con meno olive del barese e del foggiano che hanno mostrato un ottimo carico produttivo. Situazione più difficile nel centro Italia, con flessioni spesso a due cifre, in Toscana, Lazio, Umbria e Marche. A colpire quest’anno non è stata la mosca, come è stato nel precedente annus horribilis, ma il caldo, manifestatosi soprattutto durante la fioritura e l’allegagione dei frutticini e la siccità che si è prolungata spesso fino a settembre. È stata la diffusione, sempre più capillare, dell’irrigazione ad aver ridotto le perdite di olive, anche se i produttori hanno visto incrementare i propri costi di produzione, anche di diverse centinaia di euro ad ettaro. 

 

Uno sguardo all’estero

A livello internazionale (Olio Capitale vanta la presenza di produttori che arrivano da Croazia, Slovenia, Grecia, Spagna e Portogallo) la situazione è molto difficile in Spagna con una produzione di poco superiore al milione di tonnellate, in diminuzione del 15% rispetto all’anno precedente. Incrementi piuttosto rilevanti si prevedono in Grecia (+44%) e in Turchia (+62%) per un volume che in entrambi i casi si stima a 280 mila tonnellate. In Tunisia la produzione dovrebbe essere di 220 mila tonnellate, in aumento sensibile rispetto allo scorso anno, ma molto dipenderà dalle rese, che al momento sono superiori alla media degli ultimi anni. Di fronte a uno scenario tendenzialmente positivo per la nostra olivicoltura l’unica nota stonata, per il mondo produttivo, è stata l’abbassamento delle quotazioni all’ingrosso dell’olio extra vergine di oliva italiano, passato, in poche settimane, da 5,5 euro/kg a 4,2 euro/kg, con prezzi che sono scesi anche sotto i 4 euro/kg a fine dicembre per recuperare poi a gennaio. In Calabria le quotazioni di dicembre si sono attestate tra i 4 e i 4,4 euro al chilo mentre in Sicilia la forbice è più ampia e va dai 5 ai 6 euro al chilo. In generale le prime settimane del 2018 segnalano un aumento generalizzato delle quotazioni, anche se di pochi punti percentuali, portandosi a valori di 4,3-4,4 euro/kg sulla piazza di Bari.

 

Export più difficile

Situazione difficile anche sul fronte degli scambi commerciali con l’Italia che perde qualche posizione. I dati Istat sugli scambi italiani con l’estero nei primi nove mesi del 2017 confermano la battuta d’arresto piuttosto sensibile delle esportazioni a volume (-17%), accompagnata da una riduzione degli introiti meno che proporzionale (-4%) dovuta all’aumento dei listini. Le esportazioni italiane nei primi nove mesi dell’anno hanno subito riduzioni significative in tutti i principali Paesi clienti a partire dagli Stati Uniti (-11,4%), per passare alla Germania (-24,7%), Canada (-32%) e Belgio (-42,9%). Segnali positivi solo da Cina (+31,1%), Taiwan (+9,4%) e Brasile (+2,8%). Nel complesso l’Italia olivicolo olearia ha perso 50 mila tonnellate di export.