Arriva l’extravergine di oliva griffato “Italico”: ma è rabbia tra i produttori
“Non c’è pace tra gli ulivi”. Non è solo il titolo di un film neorealistico del 1950 diretto da Giuseppe De Santis con Lucia Bosé e Angelina Chiusano, ma è anche il nuovo accordo tra Coldiretti, Unaprol, Federolio e Fai SDPA, che, pare, abbiano siglato il 28 giugno 2018 un accordo di filiera, “il più grande contratto di filiera per l’olio Made in Italy di sempre per un quantitativo di 10 milioni di chili ed un valore del contratto di filiera di oltre 50 milioni di euro con l’obiettivo di assicurare la sicurezza e le diffusione dell’olio italiano al 100% stabilizzando le condizioni economiche della vendita”.
La rabbia dei produttori nasce dal fatto che quest’olio dovrebbe chiamarsi ‘Italico’ che servirebbe a designare un blend di oli di qualsivoglia origine, purché almeno la metà sia Made in Italy.
Per molti operatori il nome “Italico” indurrebbe a considerare un prodotto al 50% straniero come alimento nazionale. Tutto ciò alimenta una discussione che ha dell’inverosimile. Da una parte si invoca la difesa dei nostri prodotti dalle aggressioni straniere legate alla pirateria e dall’altra parte si assiste ad una maniera scorretta di far passare italiano un olio che d’italiano ha ben poco, alimentando così una confusione nel consumatore e favorendo la concorrenza sleale dei Paesi concorrenti.
Unasco, il consorzio nazionale dei coltivatori e produttori olivicoli, annuncia battaglia attraverso il suo presidente Luigi Canino che definisce tale accordo un ‘un cancro’.
Il Consorzio Nazionale degli Olivicoltori a sua volta annuncia una petizione e un appello al governo.
L’accordo Coldiretti-Unaprol-Federolio viene valutato con ottimismo, al contrario di altri, da AIPO (Associazione Italiana Piccoli Olivicoltori). Il suo segretario generale Renato Verzari spiega infatti a Great Italian Food Trade che il nome ‘Italico’ non è definito, è solo un’ipotesi di lavoro.
L’intesa è favorevole, spiega Verzari, nella parte in cui si prevede il sostegno della produzione fino a 10 mila tonnellate con un prezzo di salvaguardia del costo di produzione pari a 4,10 euro/kg.
La vera innovazione è la previsione di ulteriori:
– 20 cent/kg per la ricerca nel settore, per il miglioramento varietale e per colture intensive,
– 30 cent/kg di premialità per il prodotto ‘pulito’, vale a dire conferito al confezionatore senza residui di fitofarmaci. (3)
– 60 centesimi per chilogrammo, se il prodotto è certificato come sostenibile.
I vantaggi dell’accordo, secondo AIPO, vanno perciò considerati in un’ottica temporale più ampia, che potrà permettere di programmare e migliorare le produzioni italiane anche negli anni a venire.
Il made in Italy: dell’olio extravergine di oliva, settore cardine dell’agricoltura italiana è in pericolo, l’ industria e alcune organizzazioni compiacenti, stanno cercando di demolire le fondamenta del prodotto simbolo della genuinità italiana.
Mentre il nuovo Governo sta avanzando iniziative e proposte per la difesa dei prodotti agroalimentari del made in Italy, anche in un contesto commerciale internazionale in cui si riaffacciano i dazi doganali, e mentre in Parlamento si avanza una proposta per l’istituzione di un Ministero per il made in Italy, Unaprol-Coldiretti e Federolio, lanciano un attacco frontale contro genuinità, caratteristiche nutraceutiche e tracciabilità dell’olio 100% italiano.