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Sostenibilià, genuinità e filiera corta in Sicilia: l’esempio di Valdibella e Paterna Bio

Recuperare un contatto “umano” con il prodotto e con il consumatore. Un’agricoltura che vuole essere vicina al proprio cliente, ai suoi gusti, al suo benessere, sebbene questo si trovi a migliaia di chilometri di distanza. È un modello differente di produrre e vendere quello che hanno scelto alcune realtà siciliane del settore agroalimentare. Innanzitutto, un modello di filiera corta dove il prodotto – pur viaggiando per chilometri – non viene spersonalizzato da mille passaggi commerciali. E, inoltre, un’attenzione al modo in cui quel prodotto è coltivato e realizzato, fondando soprattutto le proprie scelte sulla genuinità.

È questa in sintesi la storia di molte aziende siciliane tra cui due che esportano in tutta Europa e in particolare a Bruxelles, che dell’Unione Europea è la capitale “de facto”. Si tratta di Valdibella e Paterna Bio. La prima che ha il suo “core business” nel vino ma che produce anche olio, mandorle e pasta tutto rigorosamente in biologico. La seconda, anch’essa convertita diversi anni fa al “bio”, e che produce uno dei simboli della Sicilia, cioè i limoni.

Valdibella nasce nel 1998 quando alcuni agricoltori nel territorio di Camporeale, in provincia di Palermo, hanno fondato una cooperativa: tanto entusiasmo, tanta buona volontà e soprattutto una visione comune: valorizzare un territorio stupendo, vocato all’agricoltura e, in particolare, alla viticoltura, e dare uno scopo ai tanti giovani del paese che altrimenti con molta probabilità avrebbero dovuto lasciare la Sicilia in cerca di fortuna altrove. Un sentire all’unisono che deriva da una pregressa esperienza realizzata a Camporeale cioè la comunità salesiana Itaca dalla quale è partito il progetto che si è poi concretizzato nella cooperativa agricola. Parallelamente nasce la scelta biologica dell’azienda, non per semplice nostalgia del passato ma proprio come innovazione e per dare al consumatore la possibilità di poter gustare prodotti buoni e che siano rispettosi della natura e dell’uomo. E la sostenibilità è certamente il filo conduttore di tutto quanto viene realizzato a Valdibella: «L’industria agroalimentare – si legge sul sito web della cooperativa – non crea alcun legame tra i produttori ed i consumatori. Passa invece più tempo a fare dei calcoli di prezzo. Valdibella rappresenta un altro modo di lavorare. I nostri clienti – che siano distributori o consumatori – condividono la nostra visione, le nostre idee. Hanno fatto delle scelte: etiche, ecologiche, di società. Non li consideriamo come degli stranieri, ma come associati. Si interessano a tutta la catena di produzione: come piantiamo, coltiviamo, raccogliamo e trasformiamo. Loro hanno anche molta esperienza e noi ne traiamo profitto. Teniamo conto dei loro consigli e dei loro suggerimenti. Non siamo sempre d’accordo ma lo mettiamo in conto per una biodiversità… umana.»

Un percorso per certi aspetti simile, per altri differente, ma orientato anche questo al recupero dell’umanità in agricoltura è quello realizzato dalla cooperativa Paterna Bio. L’azienda produce ortofrutta e, in particolare, limoni che esporta in tutta Europa. La freschezza delle varie tipologie di limoni siciliani, l’odore e il sapore inconfondibile hanno conquistato i mercati comunitari anche grazie al valore in più dato dalla coltivazione “bio”. La sede della cooperativa è a Terrasini, in provincia di Palermo, ma i terreni sono dislocati in varie zone nei dintorni. I limoni, come gli altri prodotti, vengono coltivati in quest’area della Sicilia occidentale e raccolti nello stabilimento dove vengono confezionati e poi trasportati. Il limone, qui, non è solo un semplice frutto, è un simbolo di cui si conosce tutto: la storia, le caratteristiche organolettiche, le varietà e tipologie. Perché il limone è una pianta speciale che non smette mai di dare i suoi frutti ma che per ogni stagione ne ha uno differente, dal sapore più intenso o più delicato, dall’odore più pungente o più “rotondo”. E anche in questo caso la scelta biologica non è stata fatta guardando indietro ma scrutando lontano: la svolta ha motivazioni etiche da un lato – il voler produrre in maniera sana e responsabile – ma anche di mercato, con la consapevolezza che oggi il consumatore europeo è più attento nelle scelte e quando acquista non guarda soltanto all’aspetto economico ma anche a quello salutistico.

 

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