Homebrewing o birra fai da te

Di birre artigianali o fatte in casa è un gran parlare. Si può affermare che è in atto una tendenza di forte crescita sia per il numero di piccoli birrifici che di produttori in casa per consumo proprio. Negli Stati Uniti il fenomeno era già conosciuto da molti decenni e seguiva gli andamenti dei cicli economici: si amplifica nella fase di crescita e sviluppo si deprime durante le fasi recessione economica. In Italia il fenomeno ha preso piede circa 20 anni fa, con alcuni pionieri che hanno iniziato le attività di produzione di birra nei classici garage di casa o a servizio di piccoli pub.
In Sicilia il fenomeno è esploso negli ultimi 10 anni. A volte bastava un viaggio nei paesi del centro-nord Europa, visitare un birrificio più o meno grande per fare accendere la lampadina della curiosità e a porre la domanda “quasi quasi ci provo anche io…” Anche la mia esperienza parte da un viaggio di istruzione, in cui in qualità di tutor, ho accompagnato un gruppo di studenti dell’Istituto Professionale per l’Agricoltura di Castelbuono in Sardegna e precisamente a Cagliari.

Si consideri che io da Agronomo sapevo poco e niente di malto e luppoli, in quanto presso la Facoltà di Agraria di Palermo, in Industrie Agrarie, si studiavano in particolare, vino e olio. Li conobbi uno dei due titolari e cominciai a chiedere subito delle informazioni come se fossi io uno degli studenti.

Il titolare si mise a disposizione, in maniera molto cordiale, per esaudire la mia sete di conoscenze. Tornato a casa cominciai a leggere tanto su internet, comprai qualche libro e iniziai la mia avventura di homebrewers, seguendo la trafila, dalla produzione dai kit, (solo estratti luppolati) alla E+G (estratti+grani) al metodo al grain (grani). Devo dire che i miei amici hanno apprezzato fin da subito la qualità e le particolarità delle mie birre.

Negli ultimi anni sono cresciuti sia i “brew pub” dove è possibile degustare la birra prodotta unita, quasi sempre, alla preparazione di piatti tipici, sia i “micro birrifici”, unità produttive della capacità di 300-1000 litri.

Ormai con poche decine di Euro si possono comprare le attrezzature indispensabili per potere iniziare a produrre birra in casa: ovviamente le materie prime, 2 fermentatori, un termometro, un densimetro, delle bottiglie di birra riciclate, dei tappi e una tappatrice da salsa che abbiamo tutti in casa. Il mondo delle birre artigianali è tutt’altra cosa rispetto alle birre industriali in commercio nei supermercati. A guidare le scelte degli homebrewers sono gli stili che si contraddistinguono per tipologia di malti e luppoli oltre che per la diversa tecnologia.

Una sera di questo anno, durante un convegno sulla frutticoltura a Castronovo di Sicilia, scambiai qualche battuta con la mia amica Prof.ssa Maria Miceli Soletta. Riferivo che da pochi anni mi dedicavo alla produzione di qualche birra fatta in casa. Lei colse subito l’occasione e mi chiese se avessi voluto fare un corso sulla birra, presso il suo Istituto Tecnico di Prizzi, con indirizzo Agroalimentare, specificando che non avevano fondi per pagare la mia prestazione professionale. Risposi…non problem. Mi sono da sempre considerato un divulgatore, ovvero uno che mette a servizio degli altri la propria conoscenza ed esperienza professionale.

Stilai una bozza di programma e dal 7 marzo al 11 giugno 2019 realizzammo questa esperienza con 33 studenti di una terza e di una quinta classe, con la collaborazione della Prof.ssa Maria Miceli Soletta e dei Proff. Vincenzo Amormino e Giovanni Fontana e degli Assistenti di laboratorio Maurizio Marino e Gianfranco D’Agostino. Il programma prevedeva una fase teorica e una pratica. Cenni sulla storia della birra, sulle materie prime: acqua, malto, luppolo e fermenti, le fasi della produzione: ammostamento, filtrazione e bollitura, le attrezzature utilizzate dagli homebrewers, gli stili di birra e come effettuare una degustazione che vada oltre il “buono, non buono”. Relativamente alla fase pratica scelsi di fare 4 tipologie di birre di cui 2 in kit da 23 litri e 2 con il metodo E+G sempre da 23 litri.

Le birre prodotte:
• Una Jack’s American Amber Ale in Kit con malto luppolato;
• Una Hand-Crefted Midas Touch Golden Ale sempre in kit e con malto luppolato
• Una Weat berr (Weizen) con sistema E+G;
• Una Black IPA pure con sistema E+G

Dopo le fasi di produzione, travaso e imbottigliamento, il Prof. Amormino ha provveduto a fare realizzare delle etichette che sono state apposte dagli studenti, quindi l’11 giugno è arrivato finalmente il giorno della degustazione.

A dire il vero nella prima giornata di produzione di birra, involontariamente avevo aggiunto 1 kg di malto in polvere in più alla ricetta base della American Amber Ale, per cui non mi spiegavo una densità iniziale così elevata…poi ho collegato l’aggiunta involontaria e di fatto avevo ottenuto una doppia malto, davvero, molto interessante.
Cosa rimane di questa esperienza? Come tutti i contesti si trovano ragazzi molto motivati e altri di meno. Già dei ragazzi mi hanno chiesto dei consigli, perché questa estate ci volevano provare, e già per me, vale il mio tempo dedicato a questo progetto. Comprate le attrezzature di base, con 20-30 euro di materie prime si possono ottenere circa 23 litri di buona birra.
Buona estate a tutti, non tracannate ma imparate a sorseggiare e senza esagerare.