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In Sicilia è boom di frutta esotica

Con i cambiamenti climatici arrivano le prime coltivazioni di mango e avocado Made in Italy insieme a tante altre produzioni esotiche di largo consumo come le banane e specialità meno conosciute come lo zapote nero fino alla sapodilla. E’ quanto emerge dal primo studio Coldiretti “I tropicali italiani” presentato in occasione dell’apertura del Villaggio contadino della Coldiretti a Milano al Castello Sforzesco, da Piazza del Cannone a Piazza Castello con oltre diecimila agricoltori (www.coldiretti.it).

Quello della frutta tropicale Made in Italy – sottolinea la Coldiretti – è un fenomeno esploso per gli effetti del surriscaldamento determinati dalle mutazioni del clima e destinato a modificare in maniera profonda i comportamenti di consumo nei prossimi anni, ma anche le scelte produttive delle stesse aziende agricole. Lo dimostra il fatto che si è passati da pochi ettari piantati con frutti tropicali a oltre 500 ettari con un incremento di 60 volte nel giro di appena cinque anni.

Tra i maggiori produttori di tropicali in Sicilia spicca Pietro Cuccio, un vero antesignano. Ha impiantato il suo giardino appena tornato dall’America, una scommessa a cui pochi credevano. Oggi invece, a Caronia, il centro in provincia di Messina, crescono tante varietà di mango, litchi, carambola, avocado, chicozapote tanti altri frutti grazie alle condizioni climatiche ma anche alla dedizione costante dell’imprenditore che ha seguito e segue tutte le colture costantemente in modo da rilevarne immediatamente le caratteristiche. C’è poi Andrea Passanisi, presidente della Coldiretti di Catania che ha realizzato una vera e propria trasformazione con il suo avocado a cui oggi ha aggiunto tante altre produzioni.

Anche nella parte occidentale della Sicilia un’imprenditrice di Palermo, Letizia Marcenò, ha fatto delle banane il core business ed oggi la sua è la più grande estensione di questo prodotto che si distingue per bontà e freschezza. A Terrasini i fratelli Palazzolo hanno creato una vera e propria oasi ed oggi le loro papaje sono rischiestissime insieme agli altri tropicali, tra cui anche il caffè verde.

Quello della frutta tropicale Made in Italy – sottolinea la Coldiretti – è un fenomeno esploso per gli effetti del surriscaldamento determinati dalle mutazioni del clima e destinato a modificare in maniera profonda i comportamenti di consumo nei prossimi anni, ma anche le scelte produttive delle stesse aziende agricole. Lo dimostra il fatto che si è passati da pochi ettari piantati con frutti tropicali a oltre 500 ettari con un incremento di 60 volte nel giro di appena cinque anni.

Un segmento di mercato che sta crescendo vertiginosamente considerato che oltre sei italiani su 10 (61%) acquisterebbero banane, manghi, avocado italiani se li avessero a disposizione invece di quelli stranieri, secondo un sondaggio Coldiretti-Ixè diffuso per l’occasione. Il 71% dei cittadini sarebbe inoltre disposto a pagare di più per avere la garanzia dell’origine nazionale dei tropicali. Una scelta motivata dal maggiore grado freschezza ma anche dal fatto che l’Italia – precisa la Coldiretti – è al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,8%), quota inferiore di 1,6 volte alla media dell’Unione Europea (1,3%) e ben 7 volte a quella dei Paesi extracomunitari (5,5%).