L’analisi del Dna svela una contraffazione: nei confetti non c’era vera Mandorla di Avola

Le notizie di truffe commerciali nel settore agroalimentare sono all’ordine del giorno. Anche i confetti con mandorla di Avola subiscono da tempo contraffazioni da parte di aziende che utilizzano la denominazione “Avola” in prodotti al cui interno invece si trovano mandorle di origine straniera.

È il caso di due recenti segnalazioni fatte dal Consorzio di tutela della Mandorla di Avola alla Direzione contro le truffe commerciali del Ministero dell’Agricoltura e che riguarda altrettante aziende confettiere presenti su importanti catene della grande distribuzione

In entrambi i casi la segnalazione è arrivata da consumatori insospettiti sia dal prezzo che dalla evidente difformità del prodotto in vendita rispetto ai confetti con mandorla di Avola, la cui caratteristica forma piatta e ovale è un primo significativo elemento di riconoscimento.

Per eliminare qualsiasi dubbio e documentare in modo scientifico la truffa è stata utilizzata per la prima volta l’analisi del DNA che ha confermato i sospetti dei consumatori.
Com’è noto, infatti, anche nel regno vegetale le diverse specie posseggono un profilo genetico unico, che consente di identificare in maniera inequivocabile le differenti varietà di mandorle.
A tal fine, il Consorzio di tutela ha chiesto ai laboratori dell’Università di Catania, autori di diversi studi sul Dna delle mandorle italiane e straniere, di effettuare un confronto tra il profilo genetico della mandorla contenuta nei confetti oggetto della segnalazione e il profilo precedentemente caratterizzato dagli stessi laboratori sulle varietà commercialmente conosciute come Mandorla di Avola.

Il risultato è stato chiaro e inequivocabile: le mandorle contenute nei confetti segnalati all’autorità competente non hanno niente a che fare con la mandorla di Avola. Si configura pertanto una truffa in commercio, che per l’art. 515 del codice penale si verifica quando nell’esercizio di una attività commerciale si “consegna all’acquirente una cosa mobile per un’altra, ovvero una cosa mobile, per origine, provenienza, qualità o quantità, diversa da quella dichiarata o pattuita”. La pena prevista è la reclusione fino a due anni o una multa fino a duemila sessantacinque euro.

“È sicuramente un importante passo avanti nella tutela dei consumatori, delle aziende oneste e di un prodotto di eccellenza, frutto di una secolare tradizione di sapienza produttiva dei mandorlicoltori siciliani – ha dichiarato il Presidente del Consorzio, Antonio Scacco. “Per questo consigliamo, prima di acquistare prodotti con la scritta “Mandorla di Avola”, di verificare sempre la presenza del Marchio Collettivo del Consorzio di tutela, che attesta la partecipazione delle aziende al sistema di tracciabilità della filiera”.