Coronavirus, ingiustificata impennata dei prezzi frutta e verdura
Molti consumatori, lamentano giustamente, l’impennata sproporzionata dei prezzi dei prodotti agricoli. Di contro i rivenditori sostengono che la causa va ricercata nella mancanza di prodotto. Si tratta di una speculazione o del pericolo emergenza Coronavirus?
Nei momenti di panico gli allarmismi funzionano sempre e per molti diventano appuntamenti per approfittare della buonafede dei consumatori.
Qualcuno sostiene che il blocco delle esportazioni, da parte di molti Paesi esteri, abbia inciso drasticamente sulla fornitura dei prodotti, facendo alzare i prezzi del mercato.
Fortunatamente il nostro bel Paese mantiene ancora una forte ruralità, l’agroalimentare costituisce uno dei punti di forza della nostra economia, e purtroppo gran parte delle produzioni, lo sanno tutti, finiscono al macero o, per mancanza di mercato, non vengono raccolti.
Allora perché al tempo del Coronavirus diventano introvabili? L’orticoltura e la frutticoltura, le cui produzioni erano state programmate nella stagione precedente, ha registrato una buona annata, tra l’atro, l’attività agricola non ha subìto lo stop lavorativo per il Coronavirus.
Quindi cosa succede? Limoni e arance, fragole, cavolfiori, carciofi, finocchi, ecc. con o senza Coronavirus, tutto prodotto italiano, alimentano i mercati nazionali senza interruzioni; la stessa produzione eccedeva fino a metà febbraio.
Inoltre, l’intera filiera della commercializzazione, aiutata da una informazione compiacente attraverso fake news, gelate, piogge torrenziali, ecc., con la mancata reperibilità del prodotto, giustifica gli aumenti, che non possono essere assolutamente giustificati.
Bisogna evidenziare che molti di questi prodotti sono colture eccedentarie del nostro sistema produttivo. Quindi non esiste alcun motivo per innalzare il prezzo. Tra l’altro i gommati continuano a circolare liberamente e a rifornire la grande distribuzione e i mercati territoriali.
E’ difficile poter credere che gli agrumi, essendo richiesti per il loro ricco contenuto di vitamina C, abbiano avuto un’impennata dei prezzi. Le arance le cui produzioni sono in abbondanza negli anni precedenti rimanevano sulle piante. Cosa analoga si verifica per i limoni e per gli ortaggi.
La chiusura di mense, ristoranti e altri punti di utilizzo, ha fatto diminuire il consumo, eppure si continua a sostenere che il prodotto manca. Inoltre sono fermi i mercati dei contadini.
Qualcuno sostiene anche che scarseggiano in campagna i lavoratori immigrati stagionali. Nessun immigrato è ritornato nel paese di origine. Dov’è andata a finire questa forza lavorativa? La stessa ministra Bellanova qualche settimana addietro diceva: “Già circa 600 mila sono gli irregolari vittime di caporali e malavita. Senza furori ideologici o ipocrisie abbiamo il dovere di una assunzione di responsabilità: o è lo Stato a farsi carico della vita di queste persone o sarà la criminalità a sfruttarla». Inoltre il costo del carburante, per problema di esubero delle riserve, mantiene il suo prezzo.
E allora cosa succede? Mentre si verifica l’impennata dei prezzi, tutto tace. Passato il Coronavirus bisogna ridisegnare un nuovo sistema Italia che metta in condizione di potere affrontare questi momenti critici con la dovuta serenità. L’esempio più eclatante è essersi accorti che nel nostro paese non si producono più mascherine, che il lievito sia introvabile e tante altre preoccupazioni che dovrebbero essere almeno garantite per il buon nome e per la dignità degli italiani.