“Recovery fund”: che cos’è e come funziona

Da qualche mese non si parla altro che di “recovery fund” fondo per la ripresa. Si tratta di soldini, ma tanti soldini, la qualcosa ha risvegliato gli animi della classe politica e imprenditoriale italiana. Ma vediamo di che cosa si tratta.

Che cos’è il Fondo per la ripresa o “Recovery fund”
In italiano il Recovery fund viene tradotto come: Fondo di ripresa cioè uno strumento che ha lo scopo di aiutare gli Stati membri d’Europa ad affrontare il post Covid. Per ricevere il sostegno del Fondo per la ripresa, ogni Stato membro dovrà predisporre un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR) dove dovranno essere definiti il programma di riforme e di investimenti fino al 2027. I piani dovranno tenere conto delle sfide e delle priorità individuate nelle raccomandazioni specifiche, contribuire a rafforzare il potenziale di crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza economica e sociale degli Stati membri. Ed ancora il 37% almeno della dotazione del piano dovrebbe sostenere la transizione verde (PAC e Sviluppo Rurale) e almeno il 20% la trasformazione digitale.

In base al mandato del Consiglio, sarebbero ammissibili le misure avviate a partire dal 1º febbraio 2020. Gli Stati membri possono sottoporre i loro progetti di piani alla Commissione, in via ufficiale, entro il 30 aprile.

Il Fondo di ripresa dovrà essere aggiornato attraverso i progetti nazionali di riforma di ogni singolo paese membro che dovrà presentare a Bruxelles per ogni triennio.
I tecnocratici europei intendono per “Next Generation Eu” (Generazione futura Europea), quello che in italiano indichiamo come Piano nazionale di resilienza e rilancio (Pnrr).
La disponibilità di questo fondo europeo avverrà attraverso l’emissione di bond di recovery, cioè delle obbligazioni con garanzia del bilancio UE. Nel complesso il piano di aiuti mette a disposizione 750 miliardi. I finanziamenti agli Stati assicurano che arriveranno nel primo trimestre 2021. In questa suddivisione l’Italia ha ottenuto la fetta più cospicua di questo fondo.

A cosa serve il Fondo di ripresa
Dei 750 miliardi di euro, verrebbero emessi 390 miliardi di euro in sovvenzioni e 360 miliardi di euro in prestiti. L’Italia potrebbe accedere a circa 209 miliardi, di cui 81,4 di sussidi e 127,4 di prestiti, somme che andranno a finanziare i progetti di riforma strutturale contenute nel piano nazionale di riforme. Per quel che riguarda la governance si prevede che la decisione sui Piani nazionali di riforme, precondizione per accedere al fondo, competa alla Commissione europea che deciderà entro due mesi sulla base della coerenza con le Raccomandazioni Ue 2019-2020 ma dovrebbe essere poter votato anche dai ministri a maggioranza qualificata.

Prefinanziamento
Il mandato del Consiglio prevede che il prefinanziamento del dispositivo sia versato agli Stati membri su richiesta nel 2021. Il prefinanziamento ammonterebbe a un massimo del 10% del sostegno totale previsto nei rispettivi piani per la ripresa e la resilienza approvati dal Consiglio.
Ecco alcuni progetti in cui saranno investiti i soldi del recovery fund in Italia
L’Ue riguardo la spesa di queste somme ha tracciato delle indicazioni precise. Pare che i progetti italiani che verranno inseriti nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR), che verranno inviati a Bruxelles, sono nel complesso 557. Ma vediamo alcuni dei i settori d’investimento che il Governo ritiene di utilità:
• sanità: quasi 35 miliardi sono destinati agli ospedali. In ballo anche incentivi per l’assistenza sanitaria nelle Residenze Sanitarie Assistenziali;
• scuola: l’obiettivo è l’aggiornamento digitale: saranno creati 2.700 laboratori e 368 mila aule. Previsto inoltre un voucher per l’acquisto pc a disposizione di tutte le famiglie con figli in età scolastica. Stanziati fondi anche per borse di studio per rendere l’istruzione sempre più un diritto e non un lusso per pochi;
• connettività: oltre al voucher pc sopra citato, si pensa che con il recovery fund sarà finanziato il 5G in almeno cento città;
• lavoro: i due pilastri principali includono detassazione degli aumenti contrattuali per spingere i rinnovi e taglio delle tasse per i lavoratori. Inoltre sono previsti anche incentivi per il lavoro da casa.
• sviluppo della siderurgia sostenibile spicca Taranto ma non solo;
• Pubblica Amministrazione: nuove assunzioni.
• trasporti: poco più di un miliardo di euro per la linea ferroviaria Torino-Lione e 4,5 miliardi per la ferrovia Palermo-Messina-Catania.
• 2,6 miliardi per l’Alta velocità tra Napoli e Bari. Per quanto concerne il trasporto urbano sono previste agevolazioni per chi non può permettersi gli abbonamenti: l’obiettivo è l’uso dei mezzi pubblici gratuiti.
Fondo per la ripresa o “Recovery fund”: l’altra campana
Naturalmente accanto ai tanti entusiasmi ci sono tante criticità.
In molti credono poco sulla capacità di reperire i 209 miliardi che, ancor prima di essere erogati, devono essere prima essere raccolti sui mercati. Quindi: “non diciamo gatto se non l’abbiamo nel sacco.
Molti di questi soldi sono già vincolati dalle scelte di politiche europee, la qualcosa non da libera scelta di intervento ai paesi membri.
Inoltre, essendo soldi che entreranno nel bilancio europeo dovranno essere spesi attraverso dei bandi specifici, e in questo senso la nostra burocrazia non è così efficiente.
I fondi previsti, considerato il tempo per reperirli, l’approvazione progettuale, l’esame della Commissione, e altre problematiche legate alla lentezza burocratica non potranno essere spesi non prima del 2023.