Agroalimentare, studio del Crea: la pandemia ha modificato consumi e abitudini alimentari

Il Covid purtroppo non ci abbandona. Purtuttavia, bisogna reagire cercando di creare i possibili scenari futuri dell’agroalimentare italiano. Ad indicare le nuove strade da percorrere è lo studio dall’Annuario dell’agricoltura italiana 2019-2020 messo a punto dal Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), il quale ha messo in luce alcune tendenze, nate in questo 2020 di pandemia, elementi che condizioneranno sicuramente anche il 2021. Tendenze che riguardano gli acquisti e i consumi, modalità nuove di offerta, ma anche nuove abitudini alimentari degli italiani.

Prima di tutto viene fuori che il sistema agroalimentare italiano, dall’agricoltura alla ristorazione rappresenta il 15% del Pil nazionale, classificandosi primo in Europa per valore aggiunto agricolo con una somma di 522 miliardi di euro.

Inoltre in quest’anno di pandemia, osserva il Crea, “il saldo della bilancia agroalimentare italiana diventa positivo per la prima volta dall’inizio della serie storica, grazie alla crescita tendenziale delle esportazioni con un più 0,8% a fronte di un importante calo delle importazioni con un meno 4,4%. La tendenza positiva aveva caratterizzato già il 2019 quando il saldo dei movimenti del settore era sceso largamente al di sotto di un miliardo, a fronte dei 5 miliardi del 2015 e degli oltre 9 miliardi del 2011”.

Lo stesso Crea definisce il risultato come “straordinario”. Le esportazioni, dopo un’ottima performance nei primi tre mesi dell’anno con un più 6,3% e un calo nel secondo trimestre con meno 4,6% (soprattutto a maggio), sono state in ripresa per quanto riguarda i flussi; e alla fine del terzo trimestre 2020 hanno fatto segnare un più 0,8%.

Per Giuseppe L’Abbate sottosegretario alle Politiche agricole: “E’ sul fatto che il sistema agroalimentare italiano rappresenta il 15% del Pil nazionale che dobbiamo lavorare per creare reddito e posti di lavoro in grado di traghettarci oltre la crisi con il nuovo corso alla guida del Crea stiamo analizzando i fabbisogni delle diverse realtà locali e sono certo che potremo dare presto risposte con risultati concreti ed efficaci per le nostre imprese. Tanto è ancora il lavoro da fare in questa fase, perché il 66% delle imprese non è ancora orientato al mercato e questa deve essere una delle nostre priorità, ossia far crescere e creare il valore aggiunto. Sarà importante l’utilizzo dei fondi del Recovery per mettere in atto quelle riforme strutturali che ci vedono deficitari come la logistica, tutti i temi legati allo stoccaggio, ma anche rendere più forti le filiere e garantire la redditività ai nostri imprenditori”.

Dallo studio si evidenzia inoltre si consolidano importanti modifiche nei comportamenti di acquisto e di consumo degli italiani. Ad esempio, l’incremento delle richieste di food delivery è ormai strutturale: secondo la Fipe gli esercizi di ristorazione che si sono attrezzati per offrire il servizio sono triplicati in pochi mesi. L’e-commerce alimentare ha raggiunto livelli di crescita esponenziali su base annua, stimati per la GDO pari a circa +40%, che portano l’incidenza di questa modalità di vendita all’1% del totale alimentare.

“Sul fronte dei consumi, un’Indagine condotta dall’Osservatorio CREA sulle eccedenze, sui recuperi e sugli sprechi alimentari evidenzia che la quarantena ha parzialmente modificato anche le abitudini alimentari della popolazione italiana. Viene dedicato maggior tempo alla cucina, ma i consumi non vanno necessariamente nella direzione di favorire la Dieta Mediterranea: il 60% degli intervistati presenta un basso valore dell’indice di mediterraneità delle scelte alimentari, anche se alcuni dati sono interessanti. A fronte dell’aumento del consumo di comfort food, in particolare per quanto riguarda i dolci, si è constatato anche un aumento del consumo di frutta, verdura e soprattutto legumi”.