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Agricoltura siciliana in ginocchio

La Sicilia si riscopre, ancora una volta, vulnerabilissima. Dopo i danni e i disagi qualche settimana addietro nella Sicilia orientale, a causa del maltempo, da due giorni a farne le spese è la Sicilia occidentale. Tra i centri più colpiti risultano Sciacca, Menfi, Mazara del Vallo, la zona del corleonese e la Palermo Agrigento e territori limitrofi.

Numerose squadre dei vigili del fuoco e i volontari della protezione civile sono impegnati per soccorrere automobilisti e residenti rimasti in trappola a causa degli allagamenti.

Le insistenti piogge hanno messo in ginocchio anche l’agricoltura siciliana. Le prime stime evidenziano danni che superano un miliardo di euro, tra aranceti abbattuti, l’impossibilità di raccogliere le olive ormai mature, la mancata semina, strutture danneggiate. I danni sono anche legati agli allegamenti dei terreni con il rischio certo di asfissie radicali sia delle piante ortive, sia frutticole.

A pagarne maggiormente è il settore zootecnico che come sempre continua a non avere pace. Tra bombe d’acqua, raffiche di vento, tempeste di fulmini e violente grandinate, allagamenti, frane e smottamenti, nonché le prolungate siccità e gli attacchi di fitopatie, per la Coldiretti i danni, in un decennio, ammonterebbero a oltre 14 miliardi di euro.

“Siamo di fronte in Italia – continua la Coldiretti – alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo”.

A provocare questi danni non sono gli eventi meteorologici. Sulle strade mancano le ordinarie manutenzioni, così come i corsi d’acqua non vengono assolutamente manutenutati. Molte pratiche agricole sono state soppiantate (quali scoline, lavorazioni irrazionali, ecc., insomma per farla breve l’incuria e il disinteresse regna sovrano.

Per l’ANCI, in Sicilia, il 92,3% dei comuni ha parte del proprio territorio a rischio frane e/o alluvioni con i terreni che non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando allagamenti e smottamenti.

Per risolvere il problema tutti guardano ai fondi del Pnrr. Si!, ai fondi, ma questi non basteranno se non ci sarà una maturazione culturale che favorisca una maturazione collettiva che miri a riconoscere il territorio come bene comune.