Pac, presentato il Piano strategico italiano 2023-2027

Dopo un lungo percorso partecipato e di confronto con tutti gli attori del Tavoli tecnici e del partenariato, il Mipaaf ha notificato a Bruxelles il Piano Strategico per la Politica agricola comune 2023-2027.

La strategia

Il Piano, in linea con la politica europea, prevede il rafforzamento del settore agroalimentare e forestale, garantendo altresì la sostenibilità ambientale, economica e sociale.

La strategia vede nella sostenibilità e nella inclusività le leve per la competitività a livello settoriale e territoriale nel prossimo futuro. 
Il Piano, sulla base delle disposizioni del Regolamento (UE) n. 2115/2021, mette per la prima volta insieme, in un unico documento di programmazione:

  • le risorse e gli interventi finalizzati a sostenere il reddito degli agricoltori;
  • a migliorare le condizioni di mercato di alcune produzioni agricole;
  • favorire lo sviluppo rurale.

In sintesi, si tratta di interventi tra loro integrati, che saranno attuati sotto la responsabilità del Ministero, delle Regioni e delle Province Autonome.

Le Risorse finanziarie

Le risorse attribuite ai vari interventi ammontano a quasi 27 miliardi di euro l’anno di risorse comunitarie, cui si aggiungono circa 9 di cofinanziamento nazionale e regionale per gli interventi di sviluppo rurale.

Il Piano, così come proposto dall’U.E., sarà operativo a partire dal primo gennaio 2023.

L’Iter burocratico

Naturalmente si aspetta la Decisione di approvazione della Commissione europea sulla proposta italiana, che, molto probabilmente sarà preceduta da un processo di confronto e negoziato sugli eventuali aspetti su cui la stessa riterrà necessario migliorare nella strategia, nella descrizione e finalità degli interventi o altri elementi/approfondimenti.
Il Piano, dopo la condivisione della Commissione europea dovrebbe essere messo in atto a decorrere dal 30 giugno 2022.

Nel frattempo il Miraf sta provvedendo a definire le procedure di governance e l’introduzione dei meccanismi che permetteranno un corretto flusso di informazioni e la gestione degli interventi previsti.

Tra i vari punti in evidenza è la “condizionalità sociale” quel meccanismo che consente, per la prima volta, che i pagamenti a favore dei beneficiari PAC rispettano le norme relative alle condizioni di lavoro, intercettando obiettivi legati alle condizioni di impiego, gli obblighi dei datori di lavoro, la salute e la sicurezza sul lavoro.

Le nuove sfide della PAC e il Green Deal Europeo

La riforma della PAC tiene conto delle nuove sfide ambientali, sociali ed economiche affrontate di recente nel pacchetto di iniziative contenuto nel Green Deal Europeo, in particolare:

  • le strategie Farm to Fork
  • Biodiversità 2030,
  • Strategia a lungo termine per le aree rurali europee.

Inoltre, il Piano si collega con le principali strategie che intercettano le tematiche della transizione ecologica (Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, Strategia forestale UE 2030) e si pone in sinergia con le misure previste nel PNRR e nell’Accodo di partenariato, tenendo parallelamente conto delle raccomandazioni inviate dalla Commissione europea a tutti gli Stati Membri.

“Il Piano parte dalla necessità di promuovere un nuovo corso dove sostenibilità e inclusività siano leve di competitività a livello settoriale e territoriale. Per rispondere a tali sfide, l’Italia ha intrapreso un percorso volto a rendere le politiche agricole, alimentari e forestali orientate e integrate tra loro, in modo da interpretare in chiave innovativa, ecologica e inclusiva le principali misure adottate, in sinergia con le altre politiche e strumenti esistenti”. In questo contesto si è partiti dalla riflessione avviata nel documento “Verso la strategia nazionale per un settore agricolo, alimentare e forestale sostenibile e inclusivo “. 

Le somme impegnate

Sono, infatti, circa 10 miliardi di euro, tra I e II pilastro, le risorse pubbliche destinate ad interventicon chiare finalità ambientali (eco-schemi, interventi agro-climatici-ambientali, interventi forestali, investimenti per la sostenibilità ambientale, indennità Natura 2000 e Direttiva acque), a cui si aggiungono gli altri interventi che concorrono comunque alla transizione ecologica del nostro sistema produttivo.

Gli eco-schemi nazionali

Nell’ambito della nuova PAC, grande importanza assumeranno i cinque eco-schemi proposti dal Governo italiano. Ad essi sono stati destinati il 25% delle risorse degli aiuti diretti, strettamente integrati e coerenti con la condizionalità rafforzata. L’obiettivo è di sostenere le aziende nell’adozione di pratiche agro-ecologiche riguardante la sostenibilità climatico-ambientale in particolare:

  • la tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale,
  • la salvaguardia della biodiversità e degli impollinatori,
  • la riduzione nell’utilizzo di prodotti fitosanitari e fertilizzanti di origine chimica di sintesi,
  • la riduzione dell’uso di antibiotici in zootecnia,
  • l’aumento della fertilità dei suoli attraverso pratiche agronomiche idonee alla preservazione o all’aumento della sostanza organica, sostenendo la transizione ecologica del nostro settore agricolo.

– ECO 1 – Pagamento per il benessere animale e la riduzione degli antibiotici, con due livelli di impegno, il primo relativo al rispetto di soglie di impiego del farmaco veterinario (antibiotici), il secondo per gli allevamenti che si impegnano al rispetto di obblighi specifici nel settore del benessere animale e praticano pascolamento o allevamento semibrado (cui viene destinato il 41,5% delle risorse per gli ecoschemi).

– ECO 2 – Inerbimento delle colture arboree, a cui sono ammissibili tutte le superfici occupate da colture permanenti (legnose agrarie) e altre specie arboree permanenti a rotazione rapida, sulle quali sono rispettati impegni di gestione del suolo, di inerbimento, spontaneo o artificiale, dell’interfila, di non lavorazione del suolo nell’interfila, di ulteriore limitazione dell’uso di fitosanitari sull’intero campo (cui viene destinato il 18% delle risorse per gli ecoschemi).

– ECO 3 – Salvaguardia olivi di particolare valore paesaggistico, a cui sono ammissibili tutte le superfici olivetate di particolare valore paesaggistico e storico, sulle quali sono rispettati gli impegni specifici, aggiuntivi a quelli previsti da ECO-2, ECO-5 e i disciplinari di produzione integrata, relativi alla potatura annuale delle chiome secondo criteri stabiliti e al divieto di bruciatura in loco dei residui di potatura (cui viene destinato il 17% delle risorse per gli ecoschemi).

– ECO 4 – Sistemi foraggeri estensivi, a cui sono ammissibili all’eco-schema tutte le superfici a seminativo in avvicendamento sulle quali sono rispettati impegni relativi alla coltivazione di leguminose da granella o foraggio o di altre colture foraggere o da rinnovo e di non uso di prodotti fitosanitari e di diserbanti chimici (cui viene destinato il 18,5% delle risorse per gli ecoschemi).
– ECO 5 – Misure specifiche per gli impollinatori, a cui sono ammissibili le superfici a seminativo e quelle occupate da colture arboree permanenti sulle quali sono rispettati gli impegni relativi alla coltivazione di colture a perdere di interesse mellifero nei seminativi o la coltivazione di colture a perdere di interesse mellifero nell’interfila delle colture permanenti, incluso in entrambi i casi l’impegno di non uso di diserbanti e altri fitosanitari nel campo e nelle bordure nell’anno di impegno (cui viene destinato il 5% delle risorse per gli ecoschemi).

In stretta sinergia con gli Ecoschemi agiranno:

  • Gli interventi dello sviluppo rurale, che prevedono 26 interventi agro-climatico-ambientali – ACA (a cui sono stati destinati 1,6 miliardi di euro), interventi a favore della forestazione sostenibile (500 milioni di euro), investimenti produttivi, non produttivi e infrastrutturali a finalità ambientale (650 milioni di euro);
  • Gli interventi a finalità ambientale previsti nell’ambito degli interventi settoriali;
  • Gli interventi previsti dal PNRR , che deve essere letto come parte integrante di questa strategia.

La coltivazione biologica

Al biologico sono destinati circa 2,5 miliardi di euro nel quinquennio nell’ambito dello sviluppo rurale: allo stanziamento già previsto dai PSR (1,5 miliardi di euro) si aggiunge una dotazione aggiuntiva di circa un miliardo di euro, in parte proveniente dal primo pilastro e in parte dall’incremento del cofinanziamento nazionale. L’incentivo complessivo all’agricoltura biologica potrà contare anche su risorse indirette come quelle derivanti dagli eco-schemi e dal Fondo Complementare al PNRR che per la misura Contratti di filiera privilegia questa tipologia di agricoltura. 
In sintesi, la dotazione annuale per il settore è stata quasi raddoppiata rispetto alla programmazione 2014-2020. Nel frattempo la legge sul biologico è stata votata alla Camera e si accinge a tornare al Senato.