Vino sostenibile, Italia capofila

Con la firma del decreto del capodipartimento del ministero delle Politiche agricole, Giuseppe Blasi, relativo al disciplinare di certificazione nazionale sulla sostenibilità della produzione vitivinicola, l’Italia è il primo Paese mondiale a dotarsi di una norma pubblica sul nettare degli dei, strumento di qualità per l’internazionalizzazione.

“Unione italiana vini (Uiv), che ha contribuito scientificamente alla stesura del piano, è convinta che entro 2-3 anni la stragrande maggioranza delle imprese del vino aderirà a un protocollo con stringenti norme di carattere ambientale, sociale ed economico che si rivelerà determinante per la crescita del brand del prodotto enologico tricolore nel mondo”.

Per il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti: “si è chiuso un cerchio fortemente voluto dalle imprese italiane del settore che mai come oggi riconoscono l’importanza del tema. Una buona notizia in un quadro congiunturale pieno di insidie per una norma che, oltre a essere una importante leva di mercato, risulta essere coerente con gli obiettivi della Politica agricola comune. Un circuito virtuoso in chiave green che sarà adottato anche nei sistemi di premialità all’interno dei Piani di sviluppo regionali”.


Secondo un’indagine Wine Intelligence svolta su un campione di 17 mila intervistati in 17 Paesi, i vini prodotti in modo sostenibile sono, con i biologici, in cima alle preferenze tra le tipologie produttive che offrono maggiori opportunità di crescita. Tra i Paesi con una maggior sensibilità dei consumatori verso i vini sostenibili, gli Stati Uniti, la Germania e il Regno Unito – che rappresentano anche la top 3 della domanda di vino italiano – ma anche i Paesi del Nord Europa, la Svizzera, il Brasile e l’Australia. La Nuova Zelanda è il Paese produttore all’avanguardia nei vini sostenibili, con il 96% del proprio prodotto certificato e un logo che distingue i vini green neozelandesi nel mondo.


Con il provvedimento a regime, lo standard pubblico sarà conseguito attraverso un disciplinare basato sul sistema di qualità nazionale della produzione integrata declinato (SQNPI) in tutte le regioni italiane. Per i produttori sono previste regole uniche in materia di impiego di agrofarmaci e di buone prassi in vigna e in cantina, ma anche un logo unico e pubblico riconoscibile ai consumatori.

Che cos’è il vino sostenibile ?

L’idea di un’agricoltura sostenibile è sorta negli anni Sessanta, un concetto che si contrapponeva all’industrializzazione irrazionale delle campagne e al consumo irresponsabile delle risorse naturali.

Negli anni successivi è maturata l’idea di far nascere una nuova agricoltura, capace di rispondere alle esigenze umane ma più rispettosa per l’ambiente e la salute.

Gli sforzi hanno prodotto nei decenni successivi una serie di studi ed applicazione che da qualche anno incominciano a dare i primi risultati, con ancora enormi potenzialità di sviluppi futuri.

Anche per il vino è possibile farlo sostenibile. Per la Società Agricola Podere Guado al Melo di Michele e Attilio Scienza: “Significa lavorare cercando di preservare le risorse naturali per le generazioni future. Si tratta di una scelta ragionata dei migliori metodi disponibili al momento (presi dalla tradizione o dalle migliori innovazioni), con solide basi sperimentali, che permettono di lavorare per un’ottima qualità dei prodotti e con il più basso impatto possibile sull’ambiente. Si basa su un concetto di viticoltura integrata, cioè in una concezione olistica dell’intero processo produttivo e dell’ambiente di contorno. In questa concezione non si guarda più alla difesa come un rapporto solo fra malattia e pianta (e allo spruzzare qualche sostanza per ucciderne il responsabile). Con l’approfondimento degli studi biologici, si è capito che lo sviluppo di un’infezione dipende da un sistema ben più complesso di fattori. Oltre alla coppia formata da un ospite suscettibile e da un parassita virulento, intervengo anche le condizioni ambientali, il tempo di coesistenza, la microfauna e flora di contorno… Cercando di agire anche su questi fattori, si possono trovare vie più sostenibili di difesa”. In ambito regionale l’Assessorato agricoltura ha collaborato con il progetto Magis (nato nel 2009), che ha messo insieme numerosi centri di ricerca, università e aziende per costruire un protocollo dettagliato di lavoro e controllo.