La guerra cancella un quarto di produzione mondiale di cereali
E’ innegabile che la guerra tra Russia e Ucraina sta provocando grosse perdite di cereali e semi oleosi, a livello nazionale mondiale. Entrambe nazioni controllano circa ¼ della produzione granaria mondiale, con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16 % sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate).
Una produzione che verrà meno nei prossimi mesi e che mette tutti in apprensione. Una situazione del genere in Europa sul piano agricolo ed alimentare non si era mai vista. La guerra oltre a non far movimentare le navi per tutta Europa, mette in serio rischio il prossimo raccolto. Parliamo di una superficie di 7 milioni di ettari rispetto ai 15 milioni precedenti all’invasione della Russia.
In questa baraonda, come al solito, arrivano le speculazioni che si spostano dai mercati finanziari con movimenti finanziari e strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto. Strategie che avvantaggiano i paesi più ricchi a danno di quelli in via di sviluppo, come ad esempio Egitto e Libano che dipendono per l’85% dai cereali dell’Ucraina.
Secondo un’analisi della Coldiretti: “Una emergenza internazionale che riguarda però direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame. Dall’Ucraina in Italia arriva appena il 2,7% delle importazioni di grano tenero per la panificazione per un totale di 122 milioni di chili ma anche ben il 15% delle importazioni di mais destinato all’alimentazione degli animali per un totale di 785 milioni di chili, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al 2021”.
E’ anche vero che tra qualche mese inizierà la raccolta del grano italiano, dove secondo l’Istat si stimano 500.596 ettari a grano tenero per il pane, con un incremento dello 0,5% mentre la superfice del grano duro risulta in leggera flessione dell’1,4% per un totale di 1.211.304 ettari anche se su questa prima analisi pesano i ritardi delle semine per le avverse condizioni climatiche che potrebbero portare a rivedere il dato al rialzo. Positiva è anche la notizia della prima spedizione di migliaia di tonnellate di mais dall’Ucraina attraverso il treno diretto ai confini ovest con i porti del Paese che rimangono bloccati a causa dell’invasione russa”.
Questi scenari devono far riflettere sulle politiche da adottare da parte dei paesi U.E. Per il ministro Prandini, l’Italia “ha bisogno di accelerare sui progetti del PNRR e di avere una prospettiva a medio termine per investire sempre di più nel settore agricolo in termini di sicurezza alimentare ma anche di indipendenza energetica”.