Biologico, Italia Bio: sgravare le aziende dai costi di certificazione
Ad oggi il costo di certificazione pone un grosso limite per la diffusione della cultura biologica considerato che nell’attuale sistema le spese ricadono interamente sui produttori.
“Una delle prime proposte di Italia Bio – prosegue Alaimo Di Loro – riguarda proprio il costo di certificazione biologico che non deve gravare sulle aziende ma sulla parte pubblica. Gli agricoltori bio sono da tempo in prima linea assicurando il massimo contributo in termini di riduzione delle emissioni climalteranti e riduzione dell’impronta ecologica del cibo. Non è pertanto ammissibile che i “contadini virtuosi” siano gravati dell’onere della certificazione: nella media delle aziende biologiche della Sardegna incide per azienda da 600 a 1200 euro e, per le 2000 aziende attualmente certificate, corrisponde ad un costo di circa 2 milioni di euro annualmente sottratti dalle tasche delle aziende che così frenano il processo di conversione generalizzato dell’agricoltura sarda, soprattutto se esteso al comparto ovino. Nell’ipotesi di una adesione generalizzata al modello biologico, in attuazione per altro agli obiettivi previsti dall’Agenda 2030, includendo massicciamente l’allenamento ovino, si tratterebbe di una spesa che potrebbe superare i 10 milioni di euro mentre, lasciati nelle tasche delle imprese, darebbero un grossissimo contributo ambientale alla comunità. Senza contare l’impatto positivo in termini di marketing territoriale. In tal senso Italia Bio ha già intrapreso una serie di attività e di interlocuzioni. Per Italia Bio è, inoltre, necessario riconoscere ai contadini il giusto merito per il loro impegno, perché svolgono una fondamentale azione di presidio del territorio isolano rendendo le aree rurali meno permeabili alla chimica”.