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Meloni ha firmato la petizione contro il cibo in provetta

Giorgia Meloni, nella sua prima uscita pubblica dopo la vittoria alle elezioni, ha firmato la petizione mondiale per fermare lo sbarco a tavola del cibo sintetico promossa da World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe, Coldiretti e Filiera Italia. Lo ha annunciato al Villaggio della Coldiretti a Milano davanti a migliaia di agricoltori arrivati da tutta Italia al fianco del presidente della Coldiretti Ettore Prandini e del segretario generale Enzo Gesmundo.

Si tratta del primo impegno preso da Giorgia Meloni dopo le elezioni nei confronti per combattere l’arrivo del cibo sintetico sulle tavole degli italiani. Dalla carne prodotta in laboratorio al latte “senza mucche” fino al pesce senza mari, laghi e fiumi, il cibo in provetta potrebbe presto inondare il mercato europeo – denuncia Coldiretti – poiché già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue.

“La carne in provetta cancella l’identità popolare di una intera nazione” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “dietro l’alibi della tutela ambientale si nascondano speculazioni che portano al cibo sintetico”.

Prandini, dopo aver lanciato la richiesta di interventi urgenti per il contenimento dei costi energetici, ha ricordato davanti a Giorgia Meloni le proposte della Coldiretti per il nuovo Governo dai bacini di accumulo anti siccità in grado di trattenere il 52% dell’acqua alle energie rinnovabili per le quali ha denunciato i ritardi della burocrazia su biometano e biogas con il rischio di sprecare le risorse del Pnrr. Il presidente della Coldiretti ha proposto alla leader di Fratelli d’Italia la creazione di un Ministero della Sovranità alimentare per concentrare le competenze sparse in troppi ministeri.

Ma fra le urgenze dei primi cento giorni di Governo, Prandini ha infine indicato il contenimento della fauna selvatica che distrugge i raccolti e compromettere il futuro delle aziende e dei giovani agricoltori.

Fonte: Coldiretti