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La Giornata Mondiale delle Zone Umide (World Wetlands Day) 2 febbraio 2025 – Le zone umide: risorse economiche inestimabili

La Giornata Mondiale delle Zone Umide (World Wetlands Day), il 2 febbraio, celebra la firma avvenuta nel 1971 della Convenzione internazionale di Ramsar sulle zone umide di importanza internazionale.

Molti considerano le zone umide come degli spazi uniformemente ostili, che avrebbero valore per gli uomini solo se fossero bonificate. Nell’ultimo ventennio, questo concetto si è andato via via ribaltando, sotto l’impulso anche delle organizzazioni protezionistiche, e si è cominciato ad affermare il concetto di tutela delle zone umide, principalmente per la loro funzione di habitat della fauna avicola, in particolare per le popolazioni di uccelli selvatici e per le loro migrazioni.
Il ruolo delle aree umide deve essere visto anche nella capacità di regimentare le acque piovane o nella riduzione degli effetti dannosi delle alluvioni, attraverso l’immagazzinamento delle acque piovane e il loro graduale rilascio. Ma l’importanza va ascritta anche al miglioramento della qualità delle acque, per deposito delle sostanze tossiche e regolazione del rilascio di nutrienti, in particolare azoto e fosforo e inoltre per l’immagazzinamento d’ingenti quantità di carbonio (in particolare le torbiere) e l’incremento della biodiversità in quanto habitat di una vasta gamma di specie animali e vegetali, alcune esclusive.

Va considerato anche il grande contributo fornito dalle zone umide ad alcune attività antropiche socialmente ed economicamente rilevanti, quali la pesca di pesci, molluschi e crostacei, l’acquacoltura, la coltivazione di canne, l’estrazione di sale, le attività ricreative, comprese la caccia e la pesca dilettantistica. Tale consapevolezza ha contribuito a sviluppare un’imposta- zione protezionistica integrata nel contesto del territorio in cui la zona umida è inserita. È nato così il concetto del wise use: uso razionale (o sfruttamento sostenibile) delle zone umide, inteso come l’uso da parte dell’uomo che consente di ricavare i massimi benefici per le generazioni presenti e allo stesso tempo di conservare la capacità potenziale di soddisfare le necessità e le aspirazioni delle generazioni future, in maniera compatibile con la conservazione delle loro componenti fisiche, biologiche e chimiche, quali il suolo, l’acqua, le piante, gli animali, le sostanze nutrienti e le interazioni tra di essi.

Le zone umide vanno protette per il loro significato ecologico, indipendentemente dal fatto che rientrino o meno in un parco o in un altro analogo istituto di protezione. La loro gestione va quindi attuata secondo criteri ecologicamente corretti, anche all’interno degli strumenti ordinari di pianificazione e sviluppo territoriale, integrati con il patrimonio idrologico in genere, allargando lo sguardo oltre il confine del sito a protezione specifica, con il coinvolgimento e la collaborazione delle popolazioni locali.

Salvaguardare l’ambiente e valorizzare il turismo attraverso lo sviluppo di programmi condivisi; attivare scambi di esperienze su educazione ambientale, protezione ambientale e promozione turistica; collaborare per sviluppare l’ecoturismo; avviare un patto di consultazione sulle strategie di conservazione e promozione tra aree protette; promuovere una rete dei Parchi delle zone umide del Mediterraneo; proporre un appuntamento annuale sulla rete.

Le zone umide costituiscono senza dubbio una ricchezza ambientale da tutelare, ma possono rappresentare anche una potenzialità in termini di attrattività e turismo, se integrate con le altre opportunità offerte dal territorio.

La Convenzione di Ramsar definisce zone umide “le paludi e gli acquitrini, le torbiere oppure i bacini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata, ivi comprese le distese di acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non supera i sei metri”. La Convenzione è l’unico trattato internazionale sull’ambiente che si occupa di questi particolari ecosistemi che, oltre ad accogliere e conservare una ricca diversità biologica di piante, uccelli, mammiferi, rettili, anfibi, pesci e invertebrati, garantiscono ingenti risorse di acqua e cibo e svolgono una funzione fondamentale di mitigazione dai cambiamenti climatici. L’integrità di questi ambienti è minacciata dalle attività umane.

Le zone umide d’importanza internazionale ad oggi inserite nell’elenco ufficiale di siti della Convenzione di Ramsar per l’Italia sono 57, distribuite in 15 regioni, per un totale di 72.288 ettari. La Tabella riporta l’elenco completo dei siti, in ordine cronologico di designazione a partire dal 1976 fino al 2021, compresi anche ulteriori 9 siti individuati da Decreto Ministeriale nel 2011, 2013 e 2016 (in Sicilia, Toscana e Friuli-Venezia Giulia), attualmente in attesa di designazione ufficiale da parte del Segretariato della Convenzione.

Complessivamente i 66 siti Ramsar italiani istituiti e in istituzione coprono 79.826 ettari. La Sicilia ha classificato 5 zone umide: Vendicari, Saline di Trapani e Paceco, Paludi Costiere di Capo Feto, Margi Spanò, Margi Nespolilla e Margi Milo, Laghi di Murana, Preola e Gorghi Tondi, Stagno Pantano Leone.