Limone Igp di Siracusa: si punta all’innovazione

Il mercato del limone segna un passivo nella bilancia commerciale italiana di 60 mila tonnellate, a fronte delle 40 mila esportate e delle 100 mila importate dai mercati esteri: è partendo da queste cifre che il Consorzio di Tutela del Limone di Siracusa IGP si è interrogato durante il seminario “Come si coltiva il limone?”, svoltosi a palazzo Vermexio giovedì 12 giugno, sugli strumenti per migliorare la coltivazione, la qualità del prodotto e organizzare una commercializzazione più efficace.

​L’iniziativa, organizzata per i soci e i produttori del territorio, ha ospitato al tavolo dei relatori quattro esperti del settore, che hanno tracciato lo stato dell’arte della limonicoltura siciliana fornendo indicazioni e proposte sulle novità colturali e tecniche. L’obiettivo è puntare all’innovazione per migliorare il prodotto rendendo più competitiva la commercializzazione, valorizzando così gli sforzi e i sacrifici dei produttori: ”Intendiamo rafforzare i rapporti tra gli agricoltori e il mondo della ricerca e dell’assistenza tecnica, tra imprese, università e centri di ricerca per fare crescere il nostro limone nella sua qualità complessiva e sviluppare un’offerta sempre più competitiva sotto il profilo commerciale”, ha spiegato il Presidente del Consorzio, Fabio Moschella, in apertura dei lavori. “Siamo incoraggiati da segnali positivi, come il generale andamento del mercato negli ultimi anni, la ripresa dell’export in particolare per la produzione biologica. Giudichiamo positivamente l’approvazione alla Camera dei Deputati del provvedimento che impone la presenza nelle bibite analcoliche di almeno il 20% di succo di frutta. Purtroppo si tratta di una norma valida al momento solo in Italia, mentre dovrebbe essere una direzione da percorrere insieme a tutti gli altri Paesi europei. Tuttavia, sebbene parziale, è un segnale incoraggiante; come lo è la richiesta sempre più alta di prodotto IGP per l’industria di trasformazione, per cui abbiamo chiesto la modifica del disciplinare”. Il seminario è stato un momento di confronto tra diverse rappresentanze del mondo professionale e accademico, che hanno segnalato la carenza di ricerche sul limone da oltre vent’anni.

​“Oggi più che mai è necessario tornare a fare ricerca sul limone” ha ribadito Sebastiano Ferrante, agronomo del Consorzio e moderatore dell’appuntamento. L’intervento di Alberto Continella, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agrarie e Alimentari dell’Università degli Studi di Catania, ha valorizzato le nuove combinazioni di varietà e portinnesto: “La moderna limonicoltura può realizzare delle scelte opportune cambiando l’abbinamento tra varietà e portinnesti, per migliorare sia la qualità dei prodotti che il calendario di produzione e commercializzazione. Alcuni portinnesti nuovi sono in grado di conferire, oltre ad una maggiore produttività, anche una maggiore precocità dei frutti; ciò consente un aumento dei prezzi ed un maggiore riconoscimento economico per i produttori. E’ inoltre fondamentale diventare competitivi anche sconfiggendo l’atavica frammentazione dell’offerta”. Vittorio Lo Giudice, agronomo, ha però frenato gli entusiasmi verso l’innovazione “a tutti i costi”: “È importante esplorare nuove cultivar, ma non è prioritario se non si rinnovano anche i metodi di coltivazione; fino a oggi questi sono stati basati solo sull’esperienza, oggi è necessario introdurre una strumentazione tecnologica efficace e dei metodi scientifici”. L’innovazione rappresenta una scelta importante anche nella lotta ai parassiti e nella cura delle malattie del limone, di cui hanno parlato rispettivamente Santi Longo, entomologo e professore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Fitosanitarie di Catania e Gaetano Magnano di San Lio, docente di Patologia vegetale presso l’Università di Reggio Calabria, proponendo un’analisi dettagliata delle patologie più diffuse e alcuni rimedi innovativi come l’utilizzo di insetti utili prodotti in biofabbriche.