Agroalimentare e Zootecnia

Brucellosi, gli allevatori siciliani potranno esportare nuovamente i bovini al Nord

Gli allevatori siciliani potranno nuovamente esportare bovini verso il Nord o in altri territori extraregionali. Si chiude, grazie ad un intervento dell’assessorato della Salute, una annosa vicenda legata alla brucellosi che, a causa di una normativa europea particolarmente penalizzante, vietava la movimentazione di capi fuori dai confini siciliani. La questione è stata affrontata direttamente dall’assessore Ruggero Razza che ha chiesto un intervento rapido e risolutivo del ministero della Salute sulla stessa Unione Europea la quale – proprio oggi – ha fatto sapere che è “opzionale” la provenienza dei bovini da zone indenni da brucellosi, pur rimanendo preferenziale in quanto di maggior garanzia.

Il caso risale all’entrata in vigore dei regolamenti comunitari sulla Sanità animale, quando sono stati vietati gli spostamenti animali dalle aree non indenni da brucellosi verso le cosiddette regioni indenni. In particolare, gli allevatori siciliani (con particolare riferimento a quelli delle province di Ragusa, di Catania, Enna, Messina, Palermo e Agrigento), in grado di produrre 30.000 vitelli all’anno, si sono visti negare la possibilità di vendere i propri capi agli allevamenti da ingrasso di Toscana, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna.

«Abbiamo fatto notare come il Regolamento comunitario che vietava ai nostri bovini di varcare i confini delle altre regioni, nonostante le garanzie sanitarie, presentasse punti poco chiari che confliggevano con altri aspetti della norma. E’ stata una corsa contro il tempo che ci ha permesso di riprenderci una fetta di quel mercato che predilige le nostre produzioni», ha spiegato Ruggero Razza.

Secondo l’assessore regionale alla Salute «è necessario continuare a lavorare per sconfiggere definitivamente la brucellosi in Sicilia, coinvolgendo sinergicamente produttori, servizi veterinari, i tecnici dell’assessorato del Ministero della Salute, dell’Istituto Zooprofilattico e del Centro nazionale di referenza». Nel 2020, rispetto a 234 focolai accertati in Sicilia, 222 erano ricollegabili all’area nebroidea. Nel 2021sono 122 i focolai accertati di cui 113 nella stessa area.

«La circolare del Ministero della Salute con cui è stata autorizzata la mobilitazione dei bovini, restituendo serenità a tanti allevatori, è il risultato di un lavoro tecnico-scientifico che è stato condotto con molta professionalità dal competente servizio del Dipartimento per le Attività Sanitarie, che ha appena emanato la nota applicativa per dare esecuzione alle disposizioni nazionali e riprendere l’esportazione dei bovini. Il prossimo anno avremo finalmente più province dell’Isola che completeranno il triennio di eradicazione della brucellosi, ma siamo vigili e proattivi nei territori che ancora oggi, come nel Messinese, segnalano forti criticità. Il benessere animale e la salubrità dell’alimentazione costituiscono una priorità che va sostenuta con azioni concrete». Lo ha dichiarato l’assessore regionale per la Salute, Ruggero Razza.

“La Cia Sicilia esprime apprezzamento per il lavoro che parallelamente al nostro, l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza ha portato avanti in questo frangente, mettendo gli allevatori in condizione di non penalizzare il proprio lavoro; adesso bisogna ottenere in tempi stretti il protocollo d’intesa che renda operativa la condizione opzionale di movimentazione”. Lo dichiara Rosa Giovanna Castagna presidente di Cia Sicilia sul via libera dato agli allevatori siciliani, penalizzati dall’annosa vicenda legata alla brucellosi che potranno nuovamente esportare bovini verso il Nord o in altri territori extraregionali.

“Ribadiamo la necessità – aggiunge Castagna – già espressa anche negli anni passati di affrontare con un approccio diverso la lotta alla brucellosi, individuando soluzioni più efficaci che non comprendano un risanamento che ad oggi non ha risolto la problematica. Rinnoviamo la richiesta di un tavolo aperto, oltre che agli assessorati alla Salute e all’Agricoltura, anche alle associazioni più rappresentative del mondo agricolo e al dipartimento veterinario”.