La guerra in Ucraina mette in crisi la produzione di mangimi: rischio abbattimento degli animali
Il conflitto in Ucraina sta avendo pesantissime ripercussioni sul mercato delle materie prime agricole, in particolare del mais, coinvolgendo l’intera Europa dell’Est che sta bloccando le esportazioni. “Ad oggi – dichiara Michele Liverini, Presidente reggente di ASSALZOO, Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici – la disponibilità di materie prime agricole per la produzione mangimistica è limitata nella maggior parte dei casi a 20 giorni, massimo un mese. Se non si attivano canali di approvvigionamento alternativo, sarà inevitabile il blocco della produzione mangimistica, con conseguenze devastanti per gli allevamenti, con la necessità di abbattimento degli animali presenti nelle stalle e il crollo delle produzioni alimentari di origine animale, come carni bovine, suine e avicole, latte, burro e formaggi, uova e pesce”.
La situazione è ormai a un livello di allarme massimo, non solo con prezzi assolutamente fuori controllo – le quotazioni del solo mais sono raddoppiate rispetto al periodo pre-pandemia – ma con il pericolo che la situazione potrebbe ora precipitare del tutto, tenuto conto che oltre alla perdita del mais ucraino è stato annunciato il blocco delle esportazioni di mais anche dall’Ungheria, principale fornitore di mais verso l’Italia, con circa il 35% del mais importato. Per garantire la produzione di mangimi occorrono decisioni di emergenza. Al momento l’unica alternativa praticabile appare quella di rivolgersi al mercato americano con particolare riguardo agli USA e all’Argentina, ma appare evidente che sono notevoli le problematiche di carattere sia logistico – occorrono dalle 5 alle 8 settimane per l’arrivo delle navi – che qualitativo. Purtuttavia questa appare l’unica fonte attraverso la quale tentare di colmare il grave deficit a fronte del fabbisogno nazionale.
L’apertura del conflitto in Ucraina ha dimostrato, ancora una volta, la situazione fortemente critica dell’Italia a causa della sua massiccia dipendenza dall’estero per soddisfare la domanda interna di materie prime agricole. Una situazione che è andata aggravandosi negli anni, con il costante calo della produzione nazionale di mais, crollata dall’autosufficienza di una quindicina di anni fa ad uno scarso 50% attuale.
ASSALZOO chiede pertanto l’adozione di misure urgenti per gestire l’emergenza, favorendo l’import di mais per scongiurare il profilarsi di una vera e propria debacle della zootecnia nazionale. Al contempo, chiede di mettere in atto di un piano immediato di incentivi per favorire la coltivazione di ulteriori superfici a mais, le cui semine prenderanno avvio tra pochi giorni.
Per l’alimentazione animale occorrono circa 9 milioni di tonnellate di mais a fronte di una produzione italiana di scarsi 6 milioni di tonnellate. È necessario coltivare in Italia almeno 300mila ettari in più per soddisfare la domanda della zootecnia nazionale.