Vite e vino

Non serve essere grandi per lavorare con la Gdo. Nel vino qualità e varietà valgono più della quantità

“Il mercato del vino presenta ancora una notevole frammentazione dell’offerta permettendo così alla distribuzione organizzata di muovere più facilmente le leve della differenziazione dei propri prodotti e di effettuare scelte strategiche diverse rispetto ai competitor”: con questa affermazione Simone Pambianco, product manager prodotti a marchio Despar Italia spazza via il luogo comune che per lavorare con la gdo servono grandi numeri.
Un riconoscimento al valore competitivo della grande varietà dell’enologia italiana condiviso da Billa e Unes, ma anche da Uiv e Federdoc, oltre che da Terra e Cielo, produttore leader nella vendita di vino nella gdo. A loro Vinitaly ha posto una serie di domande per approfondire il tema dei rapporti tra produttori vitivinicoli e grande distribuzione organizzata. Le risposte sono pubblicate su http://aspettando.vinitaly.it, dove tutti possono intervenire commentando le risposte e offrendo il proprio personale punto di vista.
Il vino è un prodotto strategico per le catene della distribuzione organizzata, che negli anni hanno ampliato e approfondito l’offerta. Vinitaly, il più importante salone internazionale del vino in programma dal 7 al 10 aprile, è ormai da anni impegnato nel favorire i rapporti commerciali tra le due parti con il B2B Buyers’ Club: “Un modo intelligente di mettere in contatto domanda e offerta – dice
Alfonso Ruffo, buyer senior bevande di Billa -. Noi partecipiamo per cercare realtà nuove che abbiano voglia di crescere, di investire e al tempo stesso siano in grado di offrire prodotti con buon rapporto qualità/prezzo”.
Anche Unes partecipa al Buyers’ Club, alla ricerca – spiega Massimo Perini, category marketing manager – “oltre che dei marchi più noti del panorama enologico, anche delle cantine che possano rappresentare espressione di particolarità e unicità per il cliente”.
“La questione essenziale per diventare partner della distribuzione moderna non è tanto quantitativa, ma qualitativa”, afferma Domenico Zonin, presidente di Uiv, che vede nella gdo un partner privilegiato “non solo perché oggi veicola il 70% del vino che viene consumato a casa, ma perché è il soggetto che può supportare i produttori nella corretta informazione sui consumatori sugli sforzi che le cantine continuano a sostenere per qualificare il prodotto”.
“In questo senso la gdo è al passo coi tempi – dice Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc -, avendo talvolta a disposizione nei centri commerciali l’esperto di vino o il sommelier, che svolge nel suo reparto il lavoro che fa l’operatore in enoteca: cura l’assortimento, lo stoccaggio, la presentazione del prodotto, si occupa dell’acquisto, con riferimento anche alle piccole produzioni di qualità”. Certo non basta essere differenti per attrarre la gdo, perché se è vero che “il rapporto con la distribuzione organizzata non è solo per chi fa grandi numeri – come dice Luca Cielo, direttore generale di Cielo e Terra – è però fondamentale garantire un alto livello di servizio nelle tempistiche di consegna e nella flessibilità dei volumi”.