Economia e Lavoro

Come cambia l’agricoltura



Lo stato di crisi mondiale e i forti mutamenti dovuti alla galoppante globalizzazione impongono per le aree rurali una nuova strategia di sviluppo.
Il settore agricolo, grazie anche ad una dinamicità degli operatori, favorita dal decreto legislativo n. 228 del 18 maggio 2001 “legge di orientamento” che ha dato una nuova configurazione giuridica e funzionale all’impresa agraria ampliando le opportunità delle attività che possono definirsi agricole, sta incominciando a riorganizzarsi cercando di ridisegnare una nuova strategia di mercato.
“Legge di orientamento”, che attraverso le attività economiche imperniate sul commercio, turismo, sociale e culturali, ha sancito il passaggio storico da “un’agricoltura produttivistica a quella post-produttivista”.
Una rivoluzione silenziosa che ha visto acquistare sempre più importanza alla produzione di beni e servizi superando di fatto l’aspetto produttivo, sia in termine di sviluppo aziendale che territoriale.
Quindi, le componenti territoriali identificate come risorse immateriali hanno innescato energia per imprimere competitività sia all’impresa agricola, sia ai territori rurali.
Occorre necessariamente effettuare un cambiamento culturale che superi l’atavica visione dello sviluppo agricolo per passare, progressivamente, a uno sviluppo territoriale, dove l’agricoltura, insieme a tutte le altre attività presenti sul territorio, sinergicamente, servano a migliorare le condizioni di lavoro e di reddito degli agricoltori e della popolazione locale.
Una visione che ribalti anche la concezione dello sviluppo regionale siciliano. I tre settori strategici: agricoltura, turismo e beni culturali che da sempre hanno attuato politiche e strategie indipendenti, e a volto anche in continuo antagonismo, ritrovino un percorso comune e sinergico.
In Sicilia questa rivoluzione stenta a svilupparsi per mancanza di politiche e strategie sinergiche settoriali, sia da parte delle istituzioni che delle imprese.