Calano le imprese italiane, aumentano le straniere

Imprese straniere in aumento. Su 6.061.960 imprese operanti in Italia nel 2013, 497.080 sono condotte da soggetti nati all’estero, ovvero l’8,2% del totale. Di queste, quasi il 94% è di esclusiva conduzione straniera. Questo significa che gli stranieri, quando avviano un’attività imprenditoriale, tendono a costituirla da soli o insieme a connazionali.

Rispetto al 2011, le imprese straniere sono aumentate del 9,5%. I settori in cui l’incremento è stato maggiore sono alberghi e ristoranti (+18,5%), servizi (+17,4%) e Commercio (+12,1%). A livello regionale, gli incrementi maggiori si sono registrati nel Lazio (+19,4%) e in Campania (+18,8%).

 

In prevalenza commercio e costruzioni. Il settore del commercio annovera il maggior numero di imprese condotte da stranieri, con più di 175 mila aziende (pari al 35,2% del totale). Seguono le costruzioni, con oltre 126 mila imprese (25,4%) e i servizi con più di 104 mila unità produttive (21,1%).

Se consideriamo invece l’incidenza delle imprese straniere sul totale delle imprese per ogni settore, osserviamo che il primo settore è l’edilizia, con oltre 14 imprese straniere ogni 100.

 

Calano le imprese italiane, aumentano le straniere. Nel 2013 il bilancio tra aziende italiane iscritte e cessate[1] è negativo, con una perdita di quasi 50 mila imprese. Per quanto riguarda le imprese condotte da stranieri, invece, il saldo è positivo (+18 mila imprese). Il tasso di sviluppo[2] si attesta al 3,8% per le imprese straniere e a -0,9% per quelle italiane.

A livello di settori, le aziende gestite da italiani mostrano ovunque un bilancio negativo, ad eccezione dei servizi (+77 mila). Le imprese straniere registrano invece valori differenti a seconda del settore: se sono in calo Agricoltura, Manifattura e Costruzioni, registrano un saldo positivo Commercio, Alberghi e ristoranti e Servizi. Gli incrementi più significativi si registrano nei Servizi (+14 mila imprese, pari ad un tasso di sviluppo del 13,9%) e del Commercio (+5 mila, tasso di sviluppo 3%).

 

Imprese straniere, valore aggiunto per 85 miliardi di €. In Italia le 497 mila imprese condotte da stranieri contribuiscono, con 85 miliardi di €, alla creazione del 6,1% del Valore Aggiunto nazionale. Tra i diversi settori di attività, quello delle costruzioni mostra il maggior contributo degli immigrati alla produzione di Valore Aggiunto: si tratta del 14,9% di tutta la ricchezza creata dal settore. Seguono il comparto del commercio (con l’11,2% della produzione complessiva), alberghi e ristoranti (9,2%) e manifattura (7,0%).

Ma sono le aziende che operano nei servizi che nel complesso concorrono alla creazione della maggiore ricchezza in termini assoluti: si tratta di oltre 34 miliardi di € (il 40,5% del totale). Il commercio e la manifattura superano di poco i 16 miliardi di €, mentre per le costruzioni si tratta di una ricchezza complessiva prodotta dalle imprese straniere che si aggira attorno ai 12 miliardi di €.

A parte poche eccezioni, nelle Regioni del Centro-Nord il contributo degli immigrati è più significativo, mentre al Sud l’incidenza è più contenuta, attestandosi sotto il 3% in Puglia, Campania e Basilicata.

La Lombardia è la Regione in cui la componente straniera produce in assoluto la maggiore ricchezza in termini di Valore Aggiunto, superando i 20 miliardi di € (quasi un quarto del totale del Valore Aggiunto prodotto in Italia dalle imprese condotte da stranieri). Seguono a ruota Lazio (con 12 miliardi di €), Emilia-Romagna e Veneto (con 9 miliardi di € ciascuno).

 

Vedi tabelle allegate

Nota metodologica.

Per “imprese straniere” si intendono le imprese il cui controllo e la cui proprietà siano partecipate prevalentemente da persone non nate in Italia. In generale si considerano straniere le imprese che vedono persone non nate in Italia partecipare complessivamente per più del 50% delle quote di proprietà e delle cariche amministrative detenute a seconda della tipologia d’impresa. In base alla maggiore o minore partecipazione di persone non nate in Italia negli organi di controllo e nelle quote di proprietà dell’impresa, le imprese straniere si classificano in tre livelli: imprenditorialità straniera esclusiva, forte o maggioritaria.

Una volta identificato il numero di imprese condotte da stranieri nel 2013 (con grado di imprenditorialità straniera maggioritaria, forte o esclusiva), si è calcolata la produttività per azienda ipotizzando come tale valore fosse uguale tra imprese straniere e italiane per ciascun settore di appartenenza. Il calcolo del Valore Aggiunto così determinato è riferito al 2012, ultimo anno per il quale l’Istat presenta i dati sulla contabilità regionale aggiornati per settore.

 

 

 

Criteri di classificazione delle “imprese straniere”

 Società di capitaleSocietà di persone e cooperativeImprese individualiAltre forme giuridiche
Maggioritariala % di cariche straniere + la % di quote straniere >100%>50% dei soci straniero >50% amministratori straniero
Fortela % di cariche straniere + la % di quote straniere > 4/3>60% dei soci straniero >60% degli amministratori straniero
Esclusivala % di cariche 100% e la % di quote 100%100% dei soci stranieroTitolare straniero100% amministratori straniero

Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Infocamere

 

 

 

La struttura imprenditoriale in Italia, anno 2013

Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Infocamere

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grado di imprenditorialità straniero in Italia per settore di attività, anno 2013

SettoriNumero di imprese condotte da stranieriVariaz. %

2011-2013

%

2013

% imprese straniere/

totale imprese

Grado di imprenditorialità straniera
EsclusivoForteMaggioritario
Agricoltura13.7863,2%2,8%1,8%97%2,5%0,4%
Manifattura41.3343,1%8,3%6,9%92%5,6%2,0%
Costruzioni126.1751,1%25,4%14,4%97%2,4%0,6%
Commercio175.21312,1%35,2%11,3%97%2,7%0,8%
Alberghi

e ristoranti

35.77618,5%7,2%8,7%91%7,5%1,3%
Servizi104.79617,4%21,1%5,7%87%9,7%3,2%
Totale497.0809,5%100,0%8,2%94%4,7%1,4%

Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Infocamere

 

 

 

 

 

 

Grado di imprenditorialità straniero in Italia per Regione, anno 2013

RegioniNumero imprese condotte da stranieriVariaz. %

2011-2013

Distrib. %

2013

% imprese straniere /

totale imprese

Grado di imprenditorialità straniera
EsclusivoForteMaggioritario
Abruzzo12.6685,5%2,5%8,5%91,6%6,7%1,6%
Basilicata1.8811,2%0,4%3,1%92,2%6,4%1,4%
Calabria12.11210,8%2,4%6,8%95,7%3,5%0,8%
Campania29.91218,8%6,0%5,3%94,3%4,7%1,0%
Emilia R.45.7447,4%9,2%9,8%95,2%3,8%1,0%
Friuli V.G.10.9044,5%2,2%10,2%91,9%6,1%1,9%
Lazio60.56319,4%12,2%9,7%91,1%7,0%2,0%
Liguria17.3389,6%3,5%10,5%95,5%3,6%0,9%
Lombardia94.26010,1%19,0%9,9%93,7%4,6%1,7%
Marche14.4334,2%2,9%8,2%94,0%4,7%1,3%
Molise1.9333,4%0,4%5,5%91,7%6,9%1,4%
Piemonte38.7044,5%7,8%8,5%96,0%3,1%0,9%
Puglia16.5509,5%3,3%4,4%93,3%5,4%1,3%
Sardegna9.1668,5%1,8%5,5%94,4%4,6%1,0%
Sicilia25.0329,6%5,0%5,4%94,1%4,7%1,2%
Toscana48.3756,3%9,7%11,7%95,4%3,6%1,0%
Trentino A.A.6.8515,7%1,4%6,3%91,9%6,1%2,0%
Umbria7.4576,5%1,5%7,8%93,5%5,0%1,4%
Valle d’A.6894,9%0,1%5,1%95,2%3,9%0,9%
Veneto42.5086,2%8,6%8,6%94,2%4,2%1,6%
Italia497.0809,5%100,0%8,2%94,0%4,7%1,4%

Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Infocamere

 

 

Dinamiche di nati mortalità delle imprese straniere e italiane a confronto per settore di attività, anno 2013

SettoriSaldo iscritte-cessateTasso di sviluppo
StraniereItalianeStraniereItaliane
Agricoltura-17-35.587-0,1%-4,6%
Manifattura-47-17.251-0,1%-3,1%
Costruzioni-1.184-25.319-0,9%-3,4%
Commercio5.269-37.5633,0%-2,7%
Alberghi e ristoranti260-10.6190,7%-2,8%
Servizi14.55177.02013,9%4,4%
Totale18.832-49.3193,8%-0,9%

Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Infocamere

 

 

 

Dinamiche di nati mortalità delle imprese straniere e italiane a confronto per Regione,

anno 2013

RegioniSaldo

iscritte-cessate[3]

Tasso di sviluppo[4]
StraniereItalianeStraniereItaliane
Abruzzo293-1.4622,3%-1,1%
Basilicata27-6771,4%-1,2%
Calabria484-7884,0%-0,5%
Campania2.454-1.5188,2%-0,3%
Emilia R.1.261-5.8032,8%-1,4%
Friuli V.G.200-1.3071,8%-1,4%
Lazio4.8201.7078,0%0,3%
Liguria385-2.7072,2%-1,8%
Lombardia3.535-5.7703,8%-0,7%
Marche282-1.2002,0%-0,7%
Molise30-2341,6%-0,7%
Piemonte632-7.5101,6%-1,8%
Puglia589-3.9033,6%-1,1%
Sardegna181-1.2642,0%-0,8%
Sicilia841-4.4483,4%-1,0%
Toscana1.278-2.8482,6%-0,8%
Trentino A.A.140-4102,0%-0,4%
Umbria226-8293,0%-0,9%
Valle d’A.-5-346-0,7%-2,7%
Veneto1.179-8.0022,8%-1,8%
Italia18.832-49.3193,8%-0,9%

Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Infocamere

 

 

 

Valore Aggiunto prodotto dalle imprese condotte da stranieri per settore, anno 2013

Settori ordinati secondo la % di Valore Aggiunto prodotto dalle imprese straniere sul totale del Valore Aggiunto

SettoriValore Aggiunto

(milioni di €)

Distrib. %% del V.A. prodotto da stranieri sul V.A. totale
Agricoltura4880,6%1,7%
Manifattura16.05118,8%7,0%
Costruzioni12.25314,3%14,9%
Commercio16.76519,6%11,2%
Alberghi e ristoranti5.3806,3%9,2%
Servizi34.64640,5%4,1%
Totale85.584 100,0%6,1%

Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat e Infocamere

 

 

 

Valore Aggiunto prodotto dalle imprese condotte da stranieri per Regione, anno 2013

Regioni ordinate secondo la % di Valore Aggiunto prodotto dalle imprese straniere sul totale del Valore Aggiunto

RegioniValore Aggiunto

(milioni di €)

Distrib. %% del V.A. prodotto da stranieri sul V.A. totale
Lazio12.68014,8%8,3%
Toscana7.6298,9%8,0%
Emilia R.9.07710,6%7,2%
Umbria1.3411,6%7,1%
Lombardia20.71924,2%6,9%
Friuli V.G.2.2522,6%6,9%
Veneto9.00510,5%6,8%
Abruzzo1.7722,1%6,6%
Marche2.3372,7%6,5%
Piemonte6.7147,8%6,0%
Liguria2.1472,5%5,5%
Trentino A.A.1.7492,0%5,4%
Molise2540,3%4,4%
Valle d’A.1320,2%3,5%
Sicilia2.4212,8%3,3%
Calabria9281,1%3,2%
Sardegna9271,1%3,2%
Puglia1.7692,1%2,8%
Campania2.2282,6%2,7%
Basilicata2270,3%2,4%
Italia85.584100,0%6,1%

Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat e Infocamere

 

 

 

 

 

[1] Le imprese cessate si intendono al lordo delle cessazioni di ufficio.

[2] In questo caso il tasso di sviluppo è calcolato come rapporto tra la differenza tra iscrizioni e cessazioni rilevate nel 2013 e lo stock delle imprese registrate a fine del periodo considerato.

[3] Le imprese cessate si intendono al lordo delle cessazioni di ufficio.

[4] Il tasso di sviluppo è calcolato come rapporto tra la differenza tra iscrizioni e cessazioni (al lordo delle cessazioni d’ufficio) nel 2013 e lo stock delle imprese registrate a fine periodo considerato.