Nell’alimentare vince l’impresa familiare
Il comparto alimentare, con un fatturato complessivo pari a 130 miliardi di euro, 405 mila addetti e 6.250 piccole, medie e grandi imprese industriali, consolida il suo ruolo di seconda industria manifatturiera in Italia dopo quella metalmeccanica. E si tratta di un settore a prevalente conduzione familiare e caratterizzate da uno scarso dinamismo al vertice ma con buone prospettive di crescita e attrazione di investimenti. E’ uno dei dati che è emerso dall’osservatorio l’Osservatorio AUB, promosso da AIdAF (Associazione Italiana Aziende Familiari), dal gruppo UniCredit, dalla Cattedra AidAF – EY di Strategia delle aziende familiari dell’Università Bocconi, e dalla Camera di Commercio di Milano presentato al centro congressi Radice pura di Giarre, in provincia di Catania. Giunto alla quinta rilevazione annuale, l’Osservatorio AUB si pone l’obiettivo di verificare alcune evidenze emerse nelle scorse edizioni, cercando di fornire un quadro interpretativo sempre più articolato sulla realtà delle medie e grandi aziende familiari del Paese con fatturato superiore ai 50 milioni di euro.
Nel corso dell’osservatorio sono state identificate 373 aziende che operano nell’industria alimentare con un fatturato superiore a 50 milioni di euro nel 2012. Dall’analisi delle strutture proprietarie è emerso come il 69,4% di queste aziende sia caratterizzato da una proprietà a controllo familiare, un’incidenza superiore a quella nazionale rilevata dall’Osservatorio AUB (58%). Si osserva anche una maggiore presenza di cooperative e consorzi (il 10,2% contro una media nazionale pari al 5,6%), da ascrivere probabilmente all’elevato livello di polverizzazione produttiva ed organizzativa che caratterizza l’industria alimentare italiana. Le 229 aziende familiari oggetto dell’indagine generano un fatturato di 47,4 miliardi di euro che rappresenta il 36,5% del fatturato dell’intero comparto. Le aziende alimentari oggetto dell’indagine sono state suddivise in cinque settori: bevande, caseario, dolciario, conserviero, alimentari diverse (es. lavorazione e conservazione di carni). Dall’indagine si registra una presenza dominante (il 68,3%) di aziende familiari con oltre 25 anni di età e, inoltre, che il capitale di tre aziende su quattro (il 78,3%) è ancora saldamente nelle mani della famiglia proprietaria.
Nell’industria alimentare si riscontra la tendenza a tramandare la “ricetta” di padre in figlio: circa il 30% delle aziende è di prima generazione e il 7,1% ha superato la terza generazione. L’83,7% delle aziende ha un leader familiare al comando e nei casi di successione le aziende dell’alimentare hanno conseguito performance superiori quando il passaggio del testimone è avvenuto tra membri della stessa famiglia. Queste evidenze possono essere ascritte alle specificità dell’industria alimentare che richiede, oltre a competenze e know how tecnici, una sensibilità particolare nei confronti del prodotto, caratterizzato da emozionalità, naturalità, artigianalità, storia e rispetto delle tradizioni. La stretta relazione tra famiglia ed impresa non ha impedito una evoluzione dei modelli di governo, tanto che le aziende dell’alimentare si sono orientate negli ultimi anni verso modelli di vertice più complessi: il 45,8% delle aziende risulta guidato nell’ultimo anno da un team di Amministratori Delegati (vs. il 33,7% di 10 anni prima) e solo il 10,6% da un Amministratore Unico (vs. il 20,4% di 10 anni prima).
Le aziende familiari dell’alimentare sono state caratterizzate negli ultimi anni da un ridotto dinamismo al vertice. Questo fenomeno trova il suo riscontro nell’aumento dell’età media del leader aziendale, che alla fine del 2012 ha superato i 60 anni. Tra le aziende familiari dell’alimentare sono quelle guidate da leader con una maggiore esperienza e professionalmente legati all’azienda a conseguire performance superiori. I dati dell’Osservatorio sembrano confermare il carattere anticiclico dell’industria alimentare che ha mostrato segnali di tenuta più evidenti rispetto al resto del Paese. Infatti, ad una maggiore tenuta dei tassi di redditività nell’anno più acuto della crisi (2009) è seguito un brusco calo nel biennio successivo mentre nel 2012 si è assistito ad una inversione di tendenza, seppur di lieve entità. Il settore con le performance più elevate è quello delle bevande, da ascrivere probabilmente alla elevata presenza di aziende vitivinicole.
L’Osservatorio AUB mette in luce come ci siano ampi spazi di crescita per le aziende dell’industria alimentare. Con riferimento agli investimenti diretti all’estero il 42,3% delle aziende familiari dell’alimentare ha nel proprio attivo almeno una partecipazione all’estero. Tale dato evidenzia un certo ritardo nell’approdare con decisione sui mercati emergenti. Inoltre soltanto il 13,5% delle aziende esaminate ha effettuato almeno una operazione di acquisizione negli ultimi tredici anni e i dati di performance evidenziano che queste aziende hanno conseguito una maggiore redditività operativa e una maggiore solidità patrimoniale. All’incontro hanno partecipato Venerando Faro, Fondatore Piante Faro, Guido Corbetta, docente della cattedra AidAF-EY dell’Università Bocconi, Giuseppe Condorelli, Amministratore Unico dell’Industria Dolciaria Belpasso, Franco Ingrilli, Direttore Generale Eurofood, Giovanni Giudice, presidente SIRIAC, Giovanni Chelo, Responsabile Region Sicilia UniCredit, Marco Gabbiani, Family Business UniCredit, Dario Voltattorni, Direttore Generale AIdAF.