La proposta dell’Unione coltivatori italiani: “No ai pesticidi”

Nella qualità di Presidente dell’UNIONE COLTIVATORI ITALIANI, nella riunione della Direzione ed unitamente allo staff Tecnico della stessa Organizzazione, ho proposto ai Presidenti dei Comitati dei Parchi della SICILIA (ALTE E BASSE MADONIE, PARCO DELL’ETNA, PARCO DEI NEBRODI, PARCO DEI SICANI) ed a tutti i Sindaci, l’iniziativa “Natura-Naturale”: divieto di utilizzare sostanze fitosanitarie chimico-sintetiche molto velenose, dannose sia per la salute e per l’ambiente e di erbicidi.

In questi ultimi anni, sono stati dati degli indirizzi/regole da rispettare per limitare l’impatto ambientale dei pesticidi, ma sono stati sporadicamente rispettati, mentre sono cresciuti i problemi; alcune aziende biologiche, per esempio, sono state multate perché nella loro azienda sono state trovate sostanze vietate, che in realtà però erano provenienti dai loro vicini.

A dare l’input a questa proposta, sono state le sentenze emanate in virtù dei ricorsi presentati negli anni passati da altre Organizzazioni Agricole,ricorsi che sono stati respinti dalla Comunità Europea.

Questa iniziativa ed invito la proponiamo ai Sindaci ed ai Presidenti dei Parchi, per salvaguardare l’ambiente, l’agricoltura ed la salute della gente; sappiamo benissimo che quando si parla di pesticidi le cose cambiano, in quanto ci sono grandi interessi economici. Eppure, gli effetti dell’ uso indiscriminato dei pesticidi non può essere negato: “I principali danni per la salute umana per esposizione a tali sostanze sono state identificati in diminuzione fertilità maschile, abortività spontanea, endometriosi, gravidanza extrauterina, parto pre termine, disturbi autoimmuni, aumentato rischio di criptorchidismo e ipospadia, diabete alcune forme di obesità, elevato rischio di tumori, deficit cognitivi e disturbi comportamentali, patologie neurodegenerative, disfunzioni ormonali (specie alla tiroide), sviluppo puberale precoce”, così ha scritto l’oncologa di ISDE Patrizia Gentilini in un recente articolo scientifico.
Il paesaggio /la natura / i prodotti della nostra agricoltura sono infatti di gran lunga il maggior elemento di attrazione e gradimento dei nostri parchi, e dei nostri centri (paesi).

 

AGRICOLTURA DIFFERENZIATA – FILIERA CORTA – TURISMO CONSAPEVOLE NEL FUTURO DELLE LOCALITA’ DI MONTAGNA

L’ articolo 9 della Costituzione Italiana recita: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica tecnica. Tutela il Paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

E’ stato dato il via libera da parte della Commissione Europea alla nuova Pac, la riforma della politica agricola europea 2014/2020, progetto che mira a rafforzare la competitività, la sostenibilità e il consolidamento dell’agricoltura su tutto il territorio dell’Unione Europea, così da garantire ai cittadini europei un’alimentazione sana e di qualità, tutelare l’ambiente e favorire lo sviluppo delle zone rurale.

Si intende inoltre sostenere “ pratiche semplici ed efficaci dal punto di vista ecologico, e cioè: diversificazione delle colture, conservazione dei pascoli permanenti, salvaguardia delle riserve ecologiche e del paesaggio” e “ sviluppare le filiere corte dal produttore al consumatore”.

E’ inoltre necessario che il territorio montano sia presidiato e mantenuto, garantendo opportunità
occupazionali in tutti i settori di attività, limitando gli spostamenti per motivi di lavoro; il presidio e mantenimento delle zone montane è funzionale alla vita della città di valle, che dalla montagna dipendono per le risorse idriche, gli alimenti, i momenti ricreazionali, formativi e il contatto con la natura.

A questo scopo tutti gli attori della scena economica-sociale-amministrativa devono fare sistema, in particolare turismo e agricoltura dovranno lavorare in forte sinergia:
– Promuovere e sostenere un’agricoltura differenziata, per la produzione di alimenti di alta qualità e naturali, identitari e caratteristici, destinati al consumo sul territorio a “filiera corta”.
– Adottando pratiche culturali che facciano del territorio una “ vetrina delle buone pratiche agricole di montagna”, evitando decisamente l’urbanizzazione del territorio nelle campagne per garantire la visibilità delle colture e degli animali al pascolo, promovendo agriturismo e fattorie didattiche;
– Istituendo un’ organizzazione di raccolta-preparazione-consegna a domicilio-vendita al pubblico dei prodotti agricoli locali per intercettare l’ampio parco di consumatori privati, mense pubbliche, hotel e ristoranti, gruppi di acquisto solidali, cooperative di consumatori, turisti;
– Organizzando eventi legati ai momenti caratteristici dell’agricoltura di montagna, che richiamino popolazione locale e turisti consapevoli che sempre più numerosi si affacciano sul mercato, riproponendo la coscienza delle stagionalità delle produzioni e dei modi di vita di alimentazione legati alle stagioni, promuovendo una stagione turistica lunga un anno.

In questo modo si corrisponde alla richiesta di abitanti del luogo, visitatori, turisti, che sempre più attentamente cercano oltre alla montagna e alla campagna, prodotti alimentari e cosmetici da pratiche agricole naturali che rispettano la fertilità del terreno e quanto ne consegue, la qualità e il gusto, le qualità organolettiche, la sostenibilità ambientale- socio- economica.

Appare chiara la presenza di tutti i presupposti per un futuro dell’agricoltura di montagna denso di soddisfazioni, che rivaluta e ripropone in prima persona la figura dell’agricoltore e lo premia con un adeguato ritorno economico, grazie alla filiera corta. Nel mercato di qualità a filiera corta si vede il prodotto, non il prezzo.

Risulta a questo punto evidente che il criterio di sostenibilità dell’agricoltura di montagna si declina nell’autosufficienza alimentare e nel turismo che intorno all’agricoltura si può promuove, non nella produzione intensiva di alimenti massificati da destinare al mercato globale a filiera lunga, in cui il produttore rimane anonimo e ricompensato in maniera residuale, inserito in una logica di continua crescita e continuo consumo e sfruttamento di territorio nel vano tentativo di sopravvivere alla concorrenza globale con paesi emergenti che producono con costi drasticamente inferiori.

I parchi/paesi sono coinvolti a pieno titolo in questo progetto: in cui la qualità della vita è di alto livello, grazie a elementi semplici quali il paesaggio incantevole su cui aprire le finestre al mattino e l’aria buona, l’acqua ottima, e un ambiente nel suo complesso unico e irripetibile ricco di biodiversità, apprezzato da abitanti, visitatori, turisti che grazie alla pratica della zootecnia ed altre culture tipiche è rimasto finora una prateria di rara bellezza che è il vero valore economico dei parchi.

E’ presidiato da centri abitati in cui si svolgono le più varie attività, dall’agricoltura al turismo, dall’artigianato al commercio e a tutte le attività di servizio.

I parchi sono un bene comune, un patrimonio dell’umanità che abitanti e amministratori devono salvaguardare, gestire e vivere in maniera cosciente e responsabile, garantendo il benessere la salute degli abitanti e ospiti, condizioni necessarie per la produttività e la competitività, declinando i criteri di sostenibilità, economica, diversificazione, occupazione, cultura e innovazione, nel diritto di fruizione responsabile del bene comune, condizioni necessarie per il futuro delle località di montagna.

Serafino Gullo
Presidente dell’Unione coltivatori italiana