Norme

Insetti, dall’1 gennaio 2018 si apre al loro consumo alimentare

Antipasto di bruchi in umido conditi con olio extravergine di oliva, per primo spaghetti saltati con cavallette e pomodoro, per secondo un fritto misto di cicale, locuste e grilli con contorno di insalatina di alghe lacustre.
Sarà questo il menu del futuro? Nonostante ai buon gustati la notizia non può far piacere, dal primo gennaio 2018 entrerà in vigore il nuovo regolamento Ue n. 2283 del 2015 che abroga il precedente n. 258/1997 sui “Novel food”, che riconosce gli insetti interi sia come nuovi alimenti che come prodotti tradizionali da paesi terzi, aprendo di fatto alla loro produzione e vendita anche in Italia.

Il possibile consumo degli insetti ha dato vita ad un dibattito che durerà per qualche anno, primo perché manca una conoscenza delle problematiche alimentari mondiali, secondo ignoriamo usi e consumi di molti popoli del globo terrestre.

Si sconosce inoltre, che da qualche decennio alcuni insetti vengono da noi tutti consumati quotidianamente, come ad esempio le gradevoli cocciniglie che colorano i nostri aperitivi o i vermetti che insaporiscono alcuni nostri prelibati formaggi, inoltre, consumiamo abbondantemente, rane e lumache.

I nostri nonni li mangiavano con la frutta, quando ancora si sconoscevano gli infernali pesticidi e nessuno faceva drammi. A volte li ritrovavamo nei legumi, famosi erano i papuzzani, altri li mangiamo con i mieli d’ape, ecc.
Insomma, gli insetti non sono nuovi nella nostra cultura alimentare. Con il termine entomofagia (dal greco éntomos,”insetto”, e phăgein, “mangiare”) si intende il consumo di insetti da parte dell’uomo.

Sono loro tra i più antichi colonizzatori della Terra, e sono anche tra gli organismi più diffusi, questo perché sono in grado di adattarsi bene a diverse temperature e climi; non hanno bisogno di una grande quantità di cibo a disposizione e anche la loro alimentazione è molto varia: carne, funghi, piante, detriti. Inoltre, le caratteristiche fisiche permettono loro di abitare in piccoli habitat, di sfuggire ai predatori e di proteggersi mediante l’esoscheletro dai possibili danni meccanici.

Alcune specie di insetti sono risultate molto utili all’uomo per l’alimentazione o per la produzione di prodotti commerciali come ad esempio le api, il baco da seta oppure la cocciniglia.

Non tutte le specie di insetto sono considerate commestibili per l’uomo ma secondo la FAO (Food and Agricolture Organization of the United Nations) quelle edibili sono circa 1900 e oggi gli insetti integrano la dieta di circa 2 miliardi di persone ed hanno sempre fatto parte dell’alimentazione umana. Gli insetti più consumati nel mondo sono: i coleotteri, (31%), lepidotteri, specialmente bruchi (18%), api (anche allo stato larvale), vespe e formiche (intorno al 14%), cavallette, locuste e grilli (13%), ma non solo vengono consumati anche cicale, cicadelle, omotteri, cocciniglie (10%), termiti (3%)”.

A tal riguardo, entro il 1 gennaio la Commissione Europea istituirà infatti un elenco dei “Novel food” autorizzati per la commercializzazione nell’Ue, nel quale saranno inizialmente inseriti gli alimenti a norma del vecchio regolamento che poi verrà aggiornato con le nuove autorizzazioni.

Secondo un’indagine Coldiretti, vede contrari ben il 54% degli italiani che li considerano estranei alla cultura alimentare nazionale mentre sono indifferenti il 24%, favorevoli il 16% e non risponde il 6.

L’aumento del consumo di carne comporta potenziali rischi per la salute e pesanti costi ambientali, poiché i prodotti di origine animale hanno un impatto maggiore sul clima rispetto a quelli vegetali: per produrre un chilo di proteine animali ne servono da tre a dieci di proteine vegetali e si emettono 36,4 chili di anidride carbonica, cui si devono aggiungere i costi legati al trasporto degli animali e alla distribuzione. Inoltre, “Secondo i dati della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, la produzione di lenticchie o piselli richiede un consumo di 50 litri di acqua per chilo. Al contrario, un chilo di carne di pollo ne richiede 4.325, uno di manzo 13.000. La ridotta impronta idrica rende la produzione di legumi una scelta intelligente nelle zone aride e nelle regioni soggette a siccità”.

Se i consumi di legumi per qualcuno risultano indigesti potrà optare per una frittura mista di insetti.
Il prossimo futuro la nostra alimentazione sarà a base di legumi e insetti.

Secondo la FAO, dal 2000 al 2014, la popolazione mondiale è cresciuta del 19% (da 6 a 7,2 miliardi di persone), considerato che l’aumento della popolazione richiederà quantitativi di proteine si dovrà ricorrere necessariamente a spiedini di grilli dalla Thailandia o dalla Cina, cavallette fritte e millepiedi al forno ecc.

Dall’altra parte, è la Fao a spingere verso il consumo di insetti ormai da qualche anno. L’organizzazione sottolinea infatti che nel mondo già quasi 2000 specie di insetti sono considerate commestibili e vengono consumate da almeno 2 miliardi di persone.

In Svizzera, sono già arrivati nei supermercati hamburger e polpette di insetti. Sarà indispensabile a questo punto attivare una serie di controlli su produzione e provenienza. L’arrivo sulle tavole degli insetti solleva dei precisi interrogativi di carattere sanitario e salutistico ai quali è necessario dare risposte, facendo chiarezza sui metodi di produzione e sulla stessa provenienza e tracciabilità degli insetti.

Ma l’arrivo degli insetti sulle tavole italiane ha sollevato tensioni anche nella politica. Al di là delle discussioni politiche sarebbe opportuno cominciare, prima che si troppo tardi, a familiarizzare con allevamento di insetti perché prima o poi li ritroveremo tra le attività connesse dell’impresa agricola.