Economia e Lavoro

Tornare ai voucher in agricoltura

Tra le tante cose che il Covid-19 ha messo in evidenza, in questa fase di emergenza, è stata la mancanza di forza lavoro nelle campagne col rischio che frutta e verdura restino non raccolti nei campi.

Ad una nota inviata congiuntamente da parte di diversi assessori regionali, per chiedere interventi urgenti del Governo legati alla carenza di manodopera agricola, la Ministra Bellanova ha ribadito “l’idea di regolarizzare 600.000 stranieri per lavorare in agricoltura”. Anche se da parte di tutti, si teme che non risponde alle esigenze di stagionalità del mondo agricolo e che finirà per aumentare l’area grigia e illegale del caporalato.

E’ vero anche che il termine voucher è pieno di pregiudizi, ma alla vigilia del raccolto, occorre uno strumento idoneo per assumere l’occorrente manodopera.

Il voucher, nonostante le critiche, risponde a una logica operativa snella, meno burocratica, spesso si può decidere solo qualche ora prima se ne ha bisogno, per quanto tempo e di chi ha bisogno.
Se esiste qualche problematica e deve aggiustarsi qualche procedura, che si intervenga al più presto perché i prodotti agricoli non aspettano. Bisogna anche far capire che l’agricoltura non ha solo necessità di manodopera generica, ma anche bisogno di professionalità.

Inutile che si continua a ripetere e riempirsi la bocca ripetendo che l’agricoltura deve essere smart (intelligente), per essere tale occorrono professionalità di alto valore, professionisti con competenze tecniche, agronomiche e di comunicazione.

Giustamente l’Assessore della Regione Veneto, Giuseppe Pan, sottolinea, infatti, la necessità di dare la possibilità di integrare i loro sussidi a cassaintegrati, disoccupati, studenti e pensionati, che hanno voglia di impegnarsi lavorando nei campi. “L’emergenza Covid-19 può, anche in questo settore, percorrere – spiega Pan – nuovi canali ed inserire strumenti normativi e di supporto al reddito delle famiglie e dei soggetti presenti sul nostro territorio. Per fare questo servono i voucher: uno strumento semplificato e tracciabile per pagare nella legalità prestazioni occasionali, ma non sporadiche. Senza i voucher le imprese non assumeranno né i percettori di reddito di cittadinanza (ammesso che chi già riceve un sussidio statale senza far nulla intenda faticare nei campi per “arrotondare” l’assegno), né eventuali lavoratori stranieri con permesso di soggiorno, che finiranno per continuare ad alimentare il lavoro nero”.