Latte vaccino siciliano, crescono i costi di produzione ma non il prezzo alla stalla

Dalle stalle siciliane si leva il grido di allarme. Già da qualche mese si produce in perdita e il sistema latte nella Sicilia Sud-orientale rischia di implodere. Negli ultimi mesi i costi di produzione sono aumentati a dismisura e gli allevatori siciliani dei bovini da latte non ce la fanno più a reggere. Negli ultimi mesi è aumentato tutto, dai mangimi (mais e soia +30%) ai fertilizzanti, ai carburanti, all’energia. A peggiorare la situazione, poi, la siccità che ha ridotto le produzioni aziendali determinando così un massiccio ricorso all’acquisto di foraggi e mangimi all’esterno delle aziende zootecniche.

Oggi un litro di latte viene venduto tra 36 e 39 centesimi di euro a fronte di costi diretti pari a circa 45 centesimi. La situazione si protrae da almeno 7 mesi tant’è che la maggior parte delle aziende sono arrivate al collasso finanziario e gli allevatori alla disperazione.

Il punto della situazione è stato fatto nei giorni scorsi a Ragusa dove su iniziativa di Legacoop agroalimentare Sicilia, si sono riunite le cooperative Progetto Natura, Latterie Ragusane, Montibleilatte e il Consorzio Dorolat, che insieme detengono più del 50% del latte vaccino prodotto in Sicilia. Nel corso della riunione è emerso che per le stalle siciliane sarà impossibile proseguire nell’attività se non verrà adeguato il prezzo del latte crudo alla stalla.

In Sicilia si producono circa 190 mila tonnellate di latte vaccino. Di questo oltre 120 mila sono prodotte in provincia di Ragusa dove insistono 1.200 stalle, con oltre 70.000 capi allevati. Qui le aziende zootecniche, con un fatturato di 100 milioni di euro assicurano occupazione ad oltre 5 mila lavoratori. Numeri decisamente superiori se si considera tutto il segmento della trasformazione in formaggi, ricotta, mozzarella ed altri derivati.

«Non c’è più tempo da perdere, è necessaria un’azione da condurre insieme alle altre organizzazioni di categoria, nei confronti della politica, della Gdo, dell’industria di trasformazione, affinché si arrivi a soluzioni di intervento immediato di ristoro, ma anche a soluzioni strutturali, capaci di dare continuità al settore», afferma Filippo Parrino, presidente regionale di Legacoop.
Insieme alla richiesta di convocazione di una task force nella sede dell’Assessorato Regionale Agricoltura che coinvolga gli attori della filiera lattiero casearia siciliana e della Gdo, le cooperative riunite a Ragusa hanno stilato un elenco di richieste che intendono discutere con l’assessore regionale all’agricoltura Toni Scilla.

Si comincia con l’adeguamento del prezzo del latte crudo alla stalla, proporzionato all’aumento dei costi di produzione. La richiesta è di portarlo a 48 centesimi di euro per litro a partire dal 1° ottobre. C’è l’impegno, comunque ad adeguare eventualmente al ribasso il prezzo in maniera proporzionale alla reale diminuzione dei costi di mangimi ed energia, se certificati dalle autorità garanti.

Sarà necessario sensibilizzare la Gdo perchè accetti listini in aumento che inevitabilmente verranno ribaltati sui consumatori. «Non è accettabile che sugli scaffali dei supermercati il latte venga di fatto proposto a prezzi più bassi dell’acqua minerale», afferma a tal proposito il presidente di Legacoop.

Tra le richieste degli allevatori riuniti in coop anche quella che riguarda misure di sostegno dirette per il benessere animale e i programmi di miglioramento qualitativo del latte. Ma non finisce qui. Per le aziende aderenti a Legacoop Sicilia è necessario prevedere l’Ocm lattiero caseario con risorse adeguate alle Op (Organizzazioni di produttori) e l’Istituzione dell’Osservatorio Nazionale e Regionale sul monitoraggio dell’andamento dei prezzi alla produzione a garanzia della sostenibilità aziendale.