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La Sicilia dichiara guerra alla contraffazione alimentare, istituito un coordinamento

Dario Cartabellotta
Dario Cartabellotta

Nasce il coordinamento regionale per la lotta alla contraffazione alimentare. Si tratta di una task-force che è stata istituita con un decreto dell’assessorato regionale dell’Agricoltura e che prevede il contrasto alla contraffazione, alla sofisticazione alimentare e all’agropirateria, l’impegno per la tutela della salute dei consumatori, la salvaguardia delle produzioni certificate del comparto agricolo della regione siciliana e delle imprese agricole e commerciali.

La Regione punta così a salvaguardare il ricchissimo patrimonio enogastronomico siciliano, sempre più a rischio di contraffazione. Ma allo stesso tempo viene tutelata la salute dei consumatori che spesso vengono ingannati da prodotti che vengono spacciati da siciliani, ma che in realtà non lo sono e anzi spesso sono di scarsa qualità.

Non a caso nei giorni scorsi il presidente regionale di Coldiretti ha tuonato proprio su Sicilia Agricoltura contro la contraffazione: «Chiediamo – ha detto Chiarelli – che tutto quello che arriva in Sicilia venga tracciato e rintracciato. Non possiamo chiudere le frontiere alle arance marocchine, ma queste devono rimanere marocchine e non essere trasformate in siciliane, così come avviene con tanti altri prodotti. Quello che è prodotto altrove non va confuso con quello che è stato prodotto in Sicilia».

Per contrastare con forza questo fenomeno, ecco che arriva il decreto dell’assessore Cartabellotta che coinvolge le altre istituzioni interessate (sia regionali che nazionali), ma anche i comuni perché il contrasto va fatto a partire dai territori per «promuovere la cultura della legalità e della prevenzione e ad incoraggiare la costituzione di nuclei investigativi specializzati presso le forze di polizia municipale» si legge nel decreto.

Il tavolo di coordinamento avvierà azioni volte a «garantire la sicurezza dei mercati, la salute dei consumatori e i diritti delle imprese». Un’iniziativa che si pone sulla scia dell’affermazione del Born in Sicily (istituito con la legge regionale 19/2013) che è un passo ulteriore rispetto al Made in Sicily: si afferma la cultura che non basta realizzare i prodotti alimentari in Sicilia, ma occorre che sia siciliano tutto il percorso: dalla materia prima alla trasformazione.

Il decreto firmato il 14 febbraio e pubblicato nella Gurs del 7 marzo prevede che il coordinamento sia composto da rappresentanti dell’Ufficio italiano brevetti e marchi – Direzione generale per la lotta alla contraffazione del Ministero dello sviluppo economico; dei dipartimenti dell’agricoltura  dell’Assessorato dell’agricoltura, dell’ambiente dell’assessorato del territorio e dell’ambiente, per le Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell’assessorato della Salute, dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali; dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia, dell’Irvos, dell’Anci, del Comando regionale della Sicilia della Guardia di finanza; del Corpo forestale dello Stato in Sicilia – Servizio Cites territoriale; del Corpo forestale della Regione siciliana; del Corpo della polizia municipale di Palermo; del Corpo della polizia municipale di Catania.