E se il Ceta fosse un’opportunità?

L’estate del 2017 sarà ricordata, oltre per le elevate temperature e gli incendi dolosi, anche per il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), cioè l’accordo di libero scambio tra il Canada e l’Unione Europea, provvedimento approvato a Strasburgo con 408 voti favorevoli, 254 contrari e 33 astensioni, che per essere reso esecutivo deve essere approvato anche dai parlamenti nazionali e regionali dei 28 Stati membri.

Cosa prevede l’accordo commerciale

Il Comprehensive Economic and Trade Agreement ha come obiettivo principale quello di generare crescita e posti di lavoro attraverso la promozione degli scambi commerciali e il rafforzamento delle relazioni economiche e introduce nuovi standard su salute, diritti sociali, sicurezza alimentare e ambientale.

I rapporti commerciali tra le due aree geografiche

Dai dati degli interscambi degli ultimi due anni risulta che l’Ue è per il Canada il secondo partner commerciale dopo gli Usa, il cui valore è di circa il 10% del suo commercio estero, mentre per l’Europa il Canada è dodicesimo nella classifica dei rapporti commerciali, quindi abbastanza deficitario. I dati statistici evidenziano inoltre alcuni elementi che arricchiscono l’approfondimento: nel 2015 gli scambi di merci hanno raggiunto i 53 miliardi di euro; inoltre, Ue e Canada si scambiano 28 miliardi in servizi. La Commissione Ue stima che con il Ceta ci sarebbe un aumento di 12 miliardi l’anno; nel 2012 gli investimenti europei in Canada ammontavano a circa 260 miliardi di euro; gli investimenti diretti canadesi in Ue hanno superato i 142 miliardi di euro. Con un Pil reale di 1,572 miliardi di dollari USA (stima FMI 2015), il Canada è un Paese a reddito elevato, con solide basi economiche e finanziarie, ricco di materie prime e con una cospicua base industriale.

Il settore primario contribuisce al Pil per circa il 9%, quello secondario  per il 20%, ed il terziario per circa il 71%.Quindi si può dedurre che i rapporti commerciali tra le due aree geografiche hanno una consistenza economica davvero interessante.

Perchè il Ceta e cosa prevede

Il Ceta ha come obiettivo la realizzazione di un unico spazio di libero commercio, unendo le economie del Canada (circa 35 milioni di popolazione ) con l’UE (510 milioni).

Il nuovo accordo commerciale si stima che determinerà una crescita dell’interscambio bilaterale di beni e servizi del 22,9 %, per circa 26 miliardi di Euro.

L’accordo prevede:

  • l’abolizione pressoché totale dei dazi doganali, (capo 2 – trattamento nazionale e accesso al mercato per le merci) sia sui prodotti industriali che sulla quasi totalità dei prodotti agricoli ed alimentari, inclusi vino ed alcolici;
  • non viene meno anche l’aspetto della Sicurezza alimentare (Capo 5 – misure sanitarie e fitosanitarie), infatti, le importazioni dal Canada dovranno essere conformi a tutta la regolamentazione e a tutte le disposizioni europea in materia di prodotti e non interesserà i prodotti considerati “sensibili”, come la carne di bovino e di maiale canadesi esportati in Ue (Capo 3 – misure di difesa commerciale);
  • l’accesso agli appalti pubblici da parte delle imprese europee, (Capo 19 – appalti pubblici) ciò consentirà per le imprese europee aumenteranno le quote di accesso agli appalti pubblici in Canada, in settori come le telecomunicazioni, l’energia, i trasporti, anche a livello di città e province che gestiscono una parte importante della spesa pubblica;
  • la protezione di indicazioni geografiche e denominazioni di origine, marchi e brevetti (Capo 8 – investimenti). Il Ceta garantirà, inoltre, una protezione aggiuntiva a 145 prodotti europei con denominazione di origine controllata;
  • il riconoscimento, per entrambe le aree delle qualifiche professionali, ciò consentirà di facilitare l’occupazione;
  • la liberalizzazione del commercio nel settore dei servizi;
  • nuovo modello per le controversie fra investitori e Stati, fondato sugli arbitrati privati, un nuovo sistema giudiziario per la protezione degli investimenti. Ue e Canada a scegliere i 15 giudici dell’ICS, Investment Court System, le cui udienze saranno pubbliche e che dovranno risolvere le controversie. L’accordo prevede che le multinazionali che si ritengano penalizzate da una qualche decisione dello Stato ospite (una decisione che abbia cambiato le condizioni stabilite nell’intesa iniziale) possano cercare una soluzione della controversia con una conciliazione o un arbitrato;
  • un risparmio da parte degli operatori europei di 500 milioni di euro l’anno in tariffe doganali.
  • La protezione dei brevetti europei in Canada passa da 20 a 22 anni, si rafforzano il diritto d’autore;
  • convalida dei titoli universitari e professionali;
  • facilità di movimento di merci e persone tra le due aree.

 

Perché tanta preoccupazione?

 

Tra le tante preoccupazioni evidenziate da chi si schiera contro riguardano essenzialmente il fatto che il Ceta interessa maggiormente le grandi multinazionali.

In molti fanno notare che le aziende agricole meridionali che producono grano subiranno una forte concorrenza dal prodotto canadese che è molto più competitivo di quello italiano, la qualcosa provocherebbe un danno produttivo terrificante.

Tra l’altro, è accertato che da anni, il grano canadese viene importato con un eccessivo quantitativo di micotossine e/o di glifosato che rappresenta un maggiore rischio per la salute pubblica e in particolare per i più piccoli. Inoltre molti prodotti alimentari canadesi sono OGM con il risultato che verrebbero a inquinare le produzioni nazionali.

Qualche giudice ha messo in evidenza il rischio d’infiltrazione mafiosa negli appalti, poiché tra le due arre mancano degli accordi in materia di coordinamento delle polizie.

Comunque bisogna evidenziare che le azioni da intraprendere sono diverse da queste forme autarchiche e di paura, sarebbe opportuno invece promuovere per il grano i contratti di filiera, gli aiuti maggiorati alla qualità, l’indicazione della provenienza del grano nell’etichettatura di pane e pasta, una sana comunicazione sull’alimentazione in ambito scolastico e non solo, attraverso Enti preposti e medici di famiglia, la promozione a favore dei prodotti del grano, trasparenza dei prezzi delle sementi e del prodotto da immettere sul mercato, la riduzione delle spese di produzione, ecc.

 

Relazioni nel settore commerciale, degli investimenti e della scienza e tecnologia

Dai dati elaborati dall’ Ambasciata d’Italia su dati Agenzia ICE di fonte ISTAT vengono fuori delle osservazioni assai interessanti.

I dati del locale Istituto di statistica “Statistics Canada” (espressi in dollari canadesi) hanno confermato l’andamento positivo dell’interscambio tra l’Italia e il Canada anche nel 2015, con esportazioni italiane in costante crescita dal 2009.

Nel 2015 l’Italia è stato l’ottavo Paese fornitore del Canada (il terzo a livello UE, dopo Germania e Regno Unito) con esportazioni pari a 7,37 miliardi, mentre ha costituito il tredicesimo mercato per le merci canadesi, per un controvalore di 2,27 miliardi: il saldo attivo è stato quindi pari a 5,1 miliardi.

I principali settori dell’export italiano sono stati: macchinari (1,83 mld, +10,36%); mezzi di trasporto (576,51 mln, +60,49%); bevande e alcolici (vino in particolare) per un valore di 574,12 mln (+7,65%); prodotti farmaceutici (489,47 mln, -10,10%) .

Mentre le prime tre tipologie di prodotti importate dal Canada sono state invece: cereali (538,9 mln, -10,84%); prodotti farmaceutici (488,66 mln, -33,66%); macchinari (234,4 mln, +9,91%).

Export italiano verso il paese: CANADA201420152016
Totale3.101 mln. €3.685,32 mln. €3.705 mln. €
Import italiano dal paese:
CANADA
201420152016
Totale2.473 mln. €1.460,14 mln. €1.480,25 mln. €
     

Inoltre sono da evidenziare la stabilità del sistema politico ed economico, le condizioni del mercato del lavoro, di costo dei fattori di produzione e di accesso al credito, unitamente all’apprezzamento dei prodotti italiani e alla politica di apertura al commercio internazionale seguita tradizionalmente da tutti i Governi, rendono il Canada un Paese di interesse per le aziende italiane interessate ad accrescere le proprie esportazioni, o ad insediarsi per internazionalizzare la propria presenza produttiva.

Da anni il Canada e l’Italia hanno forti relazioni commerciali. Il potenziale più grande risiede proprio nello sviluppo degli investimenti bilaterali e nei partenariati nei settori dell’innovazione e della tecnologia.

La visita del presidente Mattarella in terra canadese è servita a rilanciare le posizioni da tempo coincidente che vanno in direzione opposta a quella della Casa Bianca.

Il governo guidato dal giovane Trudeau ha messo in campo un approccio “fondato sull’accoglienza e l’integrazione, per una gestione dei flussi ordinata e coordinata a livello internazionale”.

Porte aperte allora, in un quadro di regole certe, è stato questo il filo conduttore degli incontri canadesi del nostro presidente della Repubblica, che non si stanca di indicare la strada dell’accoglienza di rifugiati e immigrati come “una risorsa”. Ad esempio, in Canada vive una delle più numerose comunità di origini italiana (la quinta nel mondo): un milione e mezzo di persone, il 5 per cento della popolazione totale. Integrati bene nel Canada, come conferma anche la folta pattuglia di parlamentari italo-canadesi. Mattarella li ha incontrati nel suo viaggio attraverso il paese. L’incontroItalia_Canada  è servito per passare simbolicamente il testimone del G7, infatti, toccherà al Canada la presidenza del vertice dei Paesi più industrializzati.

Sia il Governo italiano sia quello canadese riconoscono l’importanza di partenariati nei settori della scienza, tecnologia e innovazione come leve per la prosperità. Il governo italiano e quello canadese hanno riconosciuto l’importanza di un partenariato nella scienza, nella tecnologia e nell’innovazione come strumento di prosperità. Pertanto, nel gennaio 2015 Canada e Italia hanno firmato il Piano d’azione comune Canada-Italia su scienza, tecnologia e innovazione, che si è concluso con la brillante iniziativa Tavolo Canada (dal 2007 al 2014), grazie alla quale sono stati creati più di 100 partenariati e iniziative bilaterali, e che ha dato il via a una nuova era di collaborazione tra Canada e Italia sulla ricerca e l’innovazione. Il piano d’azione mira a promuovere collaborazioni e legami su R&S tra i più importanti istituti e università di ricerca canadesi e italiani, imprese innovatrici e laboratori nel settore pubblico e privato in settori prioritari, che saranno regolarmente monitorati e valutati:

  • Industria aerospaziale
  • Artico
  • Agricoltura e agroalimentare
  • Scienze naturali
  • Scienze marine

 

Allora cosa si fa?

 

L’Italia come al solito, così come per il pallone o altre diavolerie si schiera tra scettici e ottimisti. I dati evidenziati rappresentano comunque una grande opportunità, soprattutto per l’agroalimentare siciliano. Guardando i dati italiani dell’importazione dell’agroalimentare degli ultimi anni dal Canadà, (grano compreso è scesa di ben 5 punti percentuali:

 

 

Anno 201420152016
34%%31,6%29,22%

 

numeri che la dicono tutta sulla campagna fatta contro i glifosati e le micotossine canadesi.

L’interscambio esiste da sempre tra le comunità italiane e canadesi, la presenza nel loro paese di nostri connazionali può rinverdire quel desiderio della nostra tipicità e favorire la crescita della vendita dei prodotti agroalimentari, tra l’altro a marchio garantito.

Non mancano così le opportunità di lavoro, che attraverso il riconoscimento dei titoli di studio è maggiormente possibile nel loro mercato del lavoro.

Comunque sia, la ratifica del Ceta arriverà in aula a Palazzo Madama per fine luglio con una coda di polemiche per le proteste dei detrattori e con la maggioranza che rischia di scricchiolare. Ma i probabili rallentamenti parlamentari non fermeranno l’entrata in vigore del Ceta che scatterà dal 21 settembre, come hanno deciso il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e il premier canadese Justin Trudeau durante il vertice del G20 ad Amburgo dei giorni scorsi.

Il Ceta sarà infatti applicato “provvisoriamente” dal 21 settembre come hanno spiegato in una nota congiunta l’Ue e il paese nordamericano. Il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker e il premier del Canada Justin Trudeau, che hanno partecipato al G20 di Amburgo, si sono messi d’accordo su questa data, in attesa della piena validità del Ceta quando tutti i 28 parlamenti dei paesi Ue l’avranno approvato. Nel frattempo il dibattito cresce sia all’interno dei partiti politici che nelle organizzazioni di categoria, ma anche tra gli operatori.