Glifosate, continua la battaglia in Europa

Mentre il Parlamento europeo ha approvato con 355 voti a favore e 204 contro una risoluzione non vincolante che chiede di non rinnovare la licenza dell’erbicida glifosate, che scade nel prossimo dicembre 2017, e di eliminare gradualmente il commercio e l’utilizzo di tale prodotto entro la fine del 2022, la Commissione europea, per bocca di Margaritis Schinas, capo portavoce dell’Esecutivo Ue, pare che è invece intenzionata a presentare, ai Paesi membri Ue, una proposta di rinnovo di autorizzazione del glifosate della durata dai “cinque e i sette anni”.

La riflessione è d’obbligo: conta più l’interesse delle multinazionali o quello dei consumatori? Il contrasto lascia tutti sbigottiti. Si continua a tergiversare su di un prodotto che a detta dei più grandi laboratori scientifici è cancerogeno.

Tra l’altro, in Italia, fa presente la Coldiretti, è già in vigore il divieto di uso del glifosate nelle aree frequentate dalla popolazione o da “gruppi vulnerabili” quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne i complessi scolastici e strutture sanitarie ma vige anche il divieto d’uso in campagna in preraccolta “al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura”.

Nonostante ciò, da qualche anno l’importazione di grano duro proveniente dal Canada e impiegato nell’industria molitoria italiana è finito sotto accusa per l’elevato valore di contaminanti tossici quale glifosato e micotossine dannosi alla salute umana.

Analoga presenza di glifosato, stante ad un articolo del Giornale.it a firma di Gabriele Bertocchi “14 marche fra le più note in Germania, presentano tracce di glifosato. Tra queste molte vengono consumate anche in Italia. I livelli registrati oscillano fra 0,46 e 29,74 microgrammi per litro, nei casi più estremi quasi 300 volte superiori a 0,1 microgrammi, che è il limite consentito dalla legge per l’acqua potabile. Purtroppo per la birra non esiste nessun limite”. Quindi si desume che il livello di glifosato e di altre sostanze tossiche hanno parametri oscillanti e confacenti alle esigenze delle multifunzionali.

Insomma, continueremo a mangiare pasta e bere birra al glifosato. Se questo è il nostro destino, perché non inserire nell’etichetta la presenza di glifosato e lasciare libero il consumatore di potere acquistare il prodotto che più gli aggrada?