Pac

Arriva il sistema Akis conoscenza e innovazione con la Pac 2021-2027

Akis (Agricultural Knowledge and Innovation Systems) è il nuovo progetto della Comunità europea riguardante la nuova programmazione della Pac post 2021, che ha come obiettivo “rendere l’agricoltura europea più smart, sostenibile e digitale.

Odiando gli inglesimi, Akis, (tra l’altro l’Inghilterra si va sempre più allontanando dall’Europa, eppure resta incomprensibilmente sempre la lingua usata dal Parlamento Europeo), vuol dire Sistema della Conoscenza e Innovazione in Agricoltura, (Scia).

L’Ocse definisce: «Il Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura (SCIA) o (Agricultural Knowledge and Innovation System – Akis) un insieme di organizzazioni e/o persone, compresi i collegamenti e le interazioni fra loro, che operano nella generazione, trasformazione, trasmissione, archiviazione, recupero, integrazione, diffusione e utilizzo di conoscenze e informazioni, con l’obiettivo di lavorare in modo sinergico per supportare il processo decisionale, la risoluzione dei problemi e l’innovazione in agricoltura».

Il progetto europeo prevede il rilancio dell’agricoltura del futuro, riqualificandola con il termine smart, cioè intelligente, anche se il significato di questo termine anch’esso inglese, stante agli esperti, indica un insieme di parole come intelligente, elegante, furbo, veloce, insomma aggettivi che si avvicinano agli obiettivi della politica europea.

Quindi smart sta per indicare una Politica intelligente e moderna capace di promuovere il settore agricolo attraverso un agricoltura:
• intelligente;
• resiliente (capace di adattarsi ai cambiamenti);
• che abbaia cura dell’ambiente e dell’azione per il clima;
• che stimola la crescita e l’occupazione nelle aree rurali.
Si spera che col il proponimento smart (intelligente) vengano abolite le lungaggini burocratiche che mortificano le capacità imprenditoriali e fanno sentire le politiche europee lontane e farraginose, appannaggio dei più ricchi e meno volenterosi, e lontane dai più poveri, capaci, desiderosi di rimanere ancorati al proprio tessuto sociale.

Inoltre, con la Comunicazione n° 381 del 20 maggio 2020 From farm to fork, cioè “Dalla terra alla tavola”, la Commissione Europea nell’ambito del GREEN DEAL EUROPEO, punta ad una nuova strategia di crescita mirata a trasformare l’UE in una società a impatto climatico zero, giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva

Gli obiettivi della strategia del progetto “Dalla terra alla tavola” (From farm to fark) sono così definiti:
– Garantire la sostenibilità della produzione alimentare;
– garantire la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare;
– stimolare pratiche sostenibili nei settori della trasformazione alimentare, del commercio all’ingrosso e al dettaglio, alberghiero e dei servizi di ristorazione;
– promuovere un consumo alimentare sostenibile e agevolare il passaggio a regimi alimentari sani e sostenibili;
– ridurre le perdite e gli sprechi alimentari;
– combattere le frodi alimentari lungo la filiera alimentare;
– ricerca, innovazione, tecnologia e investimenti;
– servizi di consulenza, condivisione di dati e conoscenze, competenze.
Tra gli obiettivi fondamentali ce ne sono alcuni che si riflettono anche nella Strategia per la biodiversità. Ad esempio:
• ridurre del 50% dell’uso di pesticidi chimici entro il 2030;
• dimezzare la perdita di nutrienti, garantendo al tempo stesso che la fertilità del suolo non si deteriori. In questo modo si ridurrà di almeno il 20% l’uso di fertilizzanti entro il 2030;
• ridurre del 50% le vendite totali di antimicrobici per gli animali d’allevamento e di antibiotici per l’acquacoltura entro il 2030;
• trasformare il 25% dei terreni agricoli in aree destinate all’agricoltura biologica entro il 2030.

Per centrare questi obiettivi occorrono certamente investimenti in ricerca e innovazione, ma non solo. C’è bisogno di migliorare i servizi di consulenza, occorre saper gestire ed elaborare dati, servono nuove competenze ed è fondamentale saper condividere la conoscenza. La strategia contiene anche il dettaglio del modo in cui l’Ue intende promuovere tale transizione a livello globale, oltre cioè i propri confini comunitari.

Qualcuno sostiene che in questa Programmazione (2024 – 2020) le Misure 1, Misura 2, Sottomisura 16.1, Sottomisura 16.2, hanno fatto da apripista a SCIA in realtà, le medesime, si sono dimostrate molto lacunose e farraginose. No si è assistito a quei rafforzamenti di legami tra ricerca e pratica ed è mancato il potenziamento dei Servizi di consulenza. Parlando con molti operatori anche delle altre regioni d’Italia le medesime Misure hanno trovato analoghe difficoltà.
Scia o Akis: funzioni e componenti operative

Le funzioni prioritarie dell’Akis, secondo la Rete rurale nazionale, sono:
a. promuovere la relazione fra le componenti del sistema della conoscenza e fra queste e gli utenti;
b. diffondere innovazioni e sostenerne l’adozione presso le imprese;
c. far emergere i bisogni delle imprese;
d. sostenere gli obiettivi di politica: competitività, sostenibilità, qualità delle produzioni, inclusione sociale;
e. promuovere la crescita del capitale umano in agricoltura anche mediante tecnologie di comunicazione più moderne;
f. sostenere le tre componenti fondamentali dell’Akis: ricerca, formazione, consulenza;
g. promuovere la formazione degli operatori dell’Akis;
h. incentivare le relazioni del sistema con la società civile e le sue istanze.

Le componenti operative dell’Akis, ossia i soggetti competenti in materia di produzione e diffusione di conoscenza e innovazione, possono essere individuati all’interno di quattro macro-aree (fonte: Rete rurale nazionale):
• ricerca e sperimentazione;
• consulenza e/o divulgazione;
• formazione professionale;
• tecnologie avanzate di supporto.

SCIA si ricomincia da capo
Quindi il sistema SCIA o AKIS si avvarrà della consulenza e divulgazione dei Servizi allo sviluppo o servizi tecnici di consulenza delle varie regioni italiane. L’apporto dovrebbe consistere “nel sostegno tecnico-economico alle imprese alla gestione di servizi ad alto contenuto tecnologico (agrometeorologia, gestione suoli, ecc.).
Nonostante la Sicilia fino a qualche decennio addietro, riguardo i Servizi allo Sviluppo era una delle regioni più efficienti del territorio italiano, oggi l’intero sistema è stato smantellato e gran parte dei tecnici, con esperienza strabocchevole, sono stati messi preventivamente in pensione o trasferiti all’istruttoria delle Misure del PSR, pertanto la ricostruzione del sistema lascia molti dubbi e perplessità.

Inoltre, “Il 60% dei capi azienda che ha al massimo la licenza di scuola media inferiore e meno dell’8% di laureati”, questi dati indicano il bisogno di una formazione per tutti gli operatori che deve essere effettuata in maniera moderna e più fattiva, attività che in Sicilia non conosce primavera.

Anche gli strumenti di supporto al sistema ha delle grosse difficoltà di attuazione, in Sicilia, sono stati smantellati tutti i laboratori che erano collegati ai Servizi allo Sviluppo (regione – Ente di Sviluppo Agricolo – Organizzazione di Categoria), così come le sinergie con le Università, per effettuare:
• le analisi chimico-fisiche, che consentono di effettuare interventi fitosanitari e di concimazione mirati e quindi di risparmiare costi e ridurre l’impatto ambientale di alcune pratiche agricole;
• le reti agrometeorologiche che consentono di realizzare le operazioni colturali tenendo conto delle condizioni climatiche locali;
• le tecnologie dell’informazione e della comunicazione a distanza e di collegamento fra soggetti e oggetti anche in remoto.

Ricominciare da capo non è assolutamente facile, per SCIA o AKIS, l’attivazione non sarà facile in Sicilia, ma credo anche in molte regioni d’Italia.