Anche per l’agricoltura scatta il limite dei contanti a mille euro

È entrata in vigore la norma prevista dal comma 3 bis dell’articolo 49 del Decreto Legislativo 231/2007 che fa scendere la soglia massima per l’uso del contante dai 2 mila euro del 2021 a non più di mille. Quindi dal primo gennaio 2022, per le norme antiriciclaggio, non sarà più possibile effettuare trasferimenti e pagamenti in denaro contante o in titoli al portatore per un valore superiore a 999,99 euro, come scrive Agronotizie.

La normativa approvata colpisce duramente l’ingrosso ortofrutticolo, che è in fermento. Chi non rispetta la regola, può incorrere in una sanzione amministrativa pecuniaria da 3mila a 50mila euro.

Il divieto di superare i 999,99 euro vale sia per i pagamenti e i trasferimenti fatti in euro, sia per quelli in titoli al portatore o in altre valute estere.

Roberto Boscolo, presidente dei grossisti Fedagro al Maap di Padova fa notare che: “Tra i nostri clienti ci sono numerosi esportatori e operatori d’Oltralpe, dall’Austria alla Romania, dalla Croazia alla Turchia, molti dei quali abituati a pagare in contante. Diventa difficile, a volte impossibile, gestire le transazioni. Raramente l’importo di una fattura è inferiore ai mille euro e talvolta, pur di non perdere l’affare, si accetta quanto previsto dalla normativa con l’impegno a incassare la differenza in una successiva transazione. Insomma, si lavora sulla fiducia, ma il rischio è dietro l’angolo“.

“In un momento di grande difficoltà causato dalla recrudescenza della pandemia, gestita in modo discutibile a livello governativo, con tanta confusione e incertezza – commenta Valentino Di Pisa, presidente nazionale Fedagro – ci mancava solo questo problema. Quello del contante è un tema serio per i mercati transfrontalieri: l’Italia non è uniformata al resto d’Europa, dove non esistono questi limiti. Così non va”.  All’estero l’asticella è infatti più alta. E clienti dell’Est Europa che normalmente si servono nei Mercati del Nord Italia, impossibilitati a pagare in contante, hanno già cominciato a cambiare fornitore, bypassando l’Italia.

“Gli operatori del Centro agroalimentare di Verona si lamentano molto e a ragione – fa presente il direttore Paolo Merci, che è anche vicepresidente di Italmercati – in passato la categoria si era attivata per far innalzare il precedente limite che ora è stato addirittura abbassato. I grossisti sono in difficoltà soprattutto con gli operatori dell’Est Europa e si chiedono il senso di una stretta simile a fronte di una regolare fattura che rappresenta, o meglio dovrebbe rappresentare, un documento di prova e di misura del corrispettivo versato”.

“Quello dei mille euro è un limite vergognoso – va giù duro il presidente di Fedagro Verona Jacopo Montresor –  i Mercati come il nostro e quello di Padova sono stati messi alla gogna. Noi vogliamo lavorare nella legalità, ma nelle piattaforme vocate all’export rischia di saltare il banco. Ci batteremo per cambiare le cose”.

E il mondo dei Mercati promette battaglia sui tavoli istituzionali, coinvolgendo anche il sistema Confcommercio.

Secondo un’interpretazione riportata da Il Sole 24 Ore il limite dovrebbe essere fissato a 999,95 euro dal momento che dal 2018 non è più previsto in Italia il conio di monete da 1 e 2 centesimi e i pagamenti in contanti devono essere arrotondati ai 5 centesimi (come previsto dall’articolo 13 quater del Decreto Legge 50/2017). Il divieto di superare i 999,99 euro, o i 999,95 euro che siano, vale sia per i pagamenti e i trasferimenti fatti in euro, sia per quelli fatti in titoli al portatore o in altre valute estere.

Non sono ammessi nemmeno pagamenti frazionati, laddove il frazionamento appaia evidentemente fatto a posta per aggirare la norma. Ad esempio se una spesa o una prestazione professionale è di 1500 euro, non si possono fare due scontrini o due fatture di importo più basso rispetto al limite fissato e pagarli in contanti. Tutti i pagamenti e i trasferimenti di valore superiore ai 999,99 o 999,95 euro quindi devono essere fatti a mezzo di pagamenti tracciabili, quindi con bonifici, carte o assegni non trasferibili.

Il limite vale solo per i cittadini italiani e non vale per i cittadini stranieri. Esiste infatti una deroga per i turisti stranieri non residenti in Italia di poter fare pagamenti fino a 15mila euro per l’acquisto di beni e di prestazioni di servizi legate al turismo (articolo 3 del Decreto Legge 16/2012).

Un cittadino straniero ad esempio potrà pagare in contanti il conto di un agriturismo fino a un massimo di 15mila euro (14.999,99 euro per l’esattezza).

E il titolare dell’esercizio, in questo esempio il titolare dell’agriturismo, dovrà richiedere una copia del passaporto e una autocertificazione che attesti la cittadinanza straniera e la residenza all’estero del cliente e versare i contanti del pagamento su un conto corrente a lui intestato entro il giorno feriale successivo.

Per i trasgressori sono previste multe da mille a 50mila euro, che possono essere quintuplicate nel caso i trasferimenti in contanti abbiano superato il valore di 250mila euro. Multe che ovviamente non potranno essere pagate in moneta sonante.