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La denuncia di Confagricoltura Sicilia: la situazione nelle campagne è diventata insostenibile

E’ grande la preoccupazione delle imprese agricole siciliane per l’attuale momento economico caratterizzato dai forti aumenti dei costi dei mezzi di produzione, aumenti che rischiano di compromettere la ripresa produttiva del settore necessaria per tornare a garantire i livelli occupazionali pre-covid e sostenere gli investimenti “green” previsti all’interno della nuova PAC (Politica Agricola Comune). Lo tsunami provocato dall’esplosione dei costi energetici e delle sostanze organiche per l’arricchimento dei terreni e per il nutrimento delle piante e degli animali rischia di far scomparire le aziende più rappresentative del “made in Sicily”, ovvero quelle che hanno deciso di puntare sulla qualità e salubrità dei prodotti e sui rapporti con la GDO.

Dell’attuale drammatica situazione si è parlato in una recente riunione straordinaria del Direttivo regionale della Confagricoltura in cui è emersa la reale portata della crisi che sta interessando tutte le province e tutte le produzioni tipiche, con in testa quella lattiero casearia.

“Vogliamo rappresentare al mondo politico, a tutte le istituzioni ed ai consumatori – sottolinea in una nota il presidente dell’organizzazione professionale, Rosario Marchese Ragona – il difficile momento che sta attraversando il mondo agricolo e in particolare la zootecnia. In questa fase i produttori, gli stessi che non si sono mai fermati ed hanno sempre garantito il rifornimento di prodotti alimentari nei mercati e negli scaffali della grande distribuzione anche durante il lockdown, subiscono le pesanti conseguenze di un prezzo inferiore ai costi di produzione, oggi lievitati in misura esponenziale. In queste condizioni le imprese agricole non hanno più il necessario livello di sostenibilità economica, senza la quale anche la sostenibilità ambientale e sociale è destinata a diventare lettera morta. Nessuno pensi – aggiunge il presidente Marchese Ragona – che la chiusura di un’azienda abbia conseguenze circoscritte ai soli proprietari e lavoratori: l’effetto è inevitabilmente più vasto, a partire dal contraccolpo negativo sull’intera economia, sulla rendicontazione della spesa comunitaria ed, ancora, sulla salvaguardia e tenuta del territorio. In questi ultimi tempi, caratterizzati da crisi sanitarie e da tensioni internazionali, abbiamo riscoperto come sia importante per il nostro Paese poter contare sulla sovranità alimentare: se gli agricoltori chiudono la popolazione non avrà più cibo sulle tavole e questo è inaccettabile per una società civile e moderna”.