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EIMA: al via la 42esima edizione

Si è aperta il 9 novembre ’16 la 42a edizione dell’EIMA International di Bologna.

Durante la conferenza stampa tenuta il giorno precedente all’apertura ufficiale, il Presidente della FEDERUNACOMA, Massimo Goldoni ha tracciato un chiaro e preciso ritratto delle tendenze di marcato della meccanizzazione agricola in Italia e all’estero.

Il suo intervento di cui riportiamo di seguito i passaggi più salienti, ha spaziato a 360° dipingendo con toni forti la situazione e lo sviluppo, le criticità e i punti di forza di un settore che ci vede leader in ambito internazionale dal punto di vista delle tecnologie applicate, dell’attenzione nei confronti degli operatori del settore e dell’ambiente.

Di seguito l’intervento del Presidente FEDERUNACOMA, Dr. Massimo Goldoni.

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“Sovrapproduzione agricola e crisi dei prezzi

L’economia agricola ha subito nel biennio 2014-2015 un calo dei prezzi, dovuto all’eccesso di produzione delle principali commodity, che ne ha ridotto le quotazioni. Questa situazione si e protratta per tutto il 2016 e si prevede possa perdurare anche il prossimo anno, se e vero che per l’annata 2016-2017 si prevede un nuovo record nella produzione di cereali (circa 2,6 milioni di tonnellate pari ad un incremento dell’1,5%), grazie soprattutto agli eccezionali raccolti di grano attesi in Australia, Canada, Cina e Kazakistan, e alla notevole produzione di mais soprattutto negli Stati Uniti. Anche per il riso e previsto un incremento significativo del raccolto, favorito dalle abbondanti precipitazioni monsoniche, che raggiungerà quest’anno i 498 milioni di tonnellate, tornando in crescita (+1,3%) dopo due anni di calo produttivo. Per le oleaginose si stima un raccolto da record per la campagna 2016-2017 (+4% spinto soprattutto dalla soia), mentre lievi incrementi sono previsti anche per carne e latte (rispettivamente +0,2% e +1,1%).

Se anche la domanda di materie prime agricole dovesse crescere nei prossimi mesi, la grande disponibilità di scorte stoccate manterrebbe il livello dei prezzi comunque basso, continuando ad influire negativamente sui redditi agricoli. In Europa, ed esempio, Paesi vocati alle produzioni zootecniche come la Danimarca e il Regno Unito hanno registrato nel 2015 un calo consistente dei redditi agricoli (rispettivamente del 22 e del 23%) mentre la Germania segna una riduzione complessiva del 31%. Tra i Paesi esterni al1’euroZona, l’abbassamento delle quotazioni delle principali derrate si avverte in modo particolare in Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca e Ungheria.

In flessione il mercato delle macchine

La crisi dei redditi nel settore primario ha prodotto una riduzione della capacita d’investimento da parte delle imprese agricole, e quindi una minore propensione all’acquisto di trattrici, macchine agricole operatrici e attrezzature. Dopo aver registrato un calo complessivo del 6,6% nel 2015, il mercato mondiale delle trattrici mostra, anche nell’anno in corso, un andamento negativo.

I dati forniti da Agrievolution — l’organismo che riunisce le associazioni dei principali Paesi produttori di macchine agricole — indicano nei primi nove mesi di quest’anno un andamento calante in Europa (-6%), in Cina (-29%), in Brasile (-17%), in Russia (-19%), in Giappone (-24%). Il mercato americano segna un lieve incremento (+3%) ma accusa una flessione molto netta per le classi di potenza superiori ai 100 hp (-22%). In controtendenza risulta il mercato turco, che registra una crescita complessiva del 7% (anche se il dato relativo alle trattrici superiori ai 30 hp, quindi alla meccanizzazione di maggiore impatto, indica una flessione pari al 12%), e soprattutto l’India, che dopo il calo sensibile avuto nel 2015 recupera in modo sostanzioso segnando nei nove mesi un attivo del 17%. Di segno positivo anche i mercati di Francia e Spagna (rispettivamente +5% e +11%), che rappresentano un’eccezione all’interno di un’Europa che — come già detto — presenta nel complesso un saldo negativo.

In termini di unità vendute, l’India si posiziona al primo posto con oltre 400 mila macchine nei nove mesi e con la prospettiva di raggiungere quota 600 mila a fine anno, seguita dalla Cina (oltre 300 mila macchine nei nove mesi e una prospettiva di chiudere l’anno a quota 400 mila), dagli Stati Uniti (163 mila macchine e una previsione di chiusura a oltre 200 mila) e dall’Europa (118 mila attualmente, 160 mila circa previste a fine anno).

ll trend negativo del mercato Italia

Nel contesto europeo l’Italia continua a rappresentare un “caso difficile” con un andamento negativo che perdura da dieci anni e che dipende non da congiunture sfavorevoli ma dalla crisi profonda del sistema produttivo agricolo, che ha determinato un calo imponente del numero di aziende in attività (-9% nel solo periodo 2010-2013) e che ha visto una riduzione complessiva degli investimenti da parte delle imprese. Il mercato delle trattrici e calato vistosamente, dalle circa 30 mila del 2006 alle 18.400 de11o scorso anno (-38% nel decennio), con la prospettiva di chiudere il 2016 al di sotto di quota 18 mila segnando un nuovo record negative.

I dati sulle immatricolazioni di trattrici aggiornati ad ottobre indicano infatti un calo de11’1,2% rispetto allo stesso mese 2015, in ragione di appena 15.283 macchine immatricolate. Per le mietitrebbiatrici il calo e di poco superiore al 2% a fronte di 329 macchine immatricolate, mentre le trattrici con pianale di carico danno segnali di recupero registrando nei dieci mesi un incremento del 17,7% (con un numero complessivo di 678 macchine, comunque lontano dai livelli pre-crisi). Una sostanziale stagnazione caratterizza il mercato dei rimorchi (+1% rispetto al dato de11’0ttobre 2015 che comunque indicava un passivo del 4%).

Produzione ed esportazioni in calo

La crisi delle vendite sui mercato nazionale, ma più ancora il calo della domanda sui mercati esteri, si riflettono negativamente su1la produzione e sulle esportazioni delle industrie italiane, che indirizzano quasi il 70% de1la propria produzione al1’estero e che hanno soprattutto nei mercati di Francia, Germania e Stati Uniti i principali sbocchi. I dati sulle esportazioni rilevati dall’ISTAT e relativi al primo semestre de11’anno indicano una flessione complessiva del 5,4% e di conseguenza anche le previsioni sui volumi di produzione a fine anno indicano un calo significativo (-5,7% in totale, con percentuali sostanzialmente equivalenti per trattrici, trattrici incomplete e parti, e macchine agricole), a cui dovrebbe corrispondere un valore di poco superiore ai sette miliardi di euro.

Va comunque rilevato come l’industria italiana abbia in questi anni esteso in modo consistente il proprio raggio d’attività, realizzando numerosi insediamenti produttivi e joint venture in Paesi esteri, e come il semplice dato sull’export di macchinario agricolo non sia sufficiente a misurare il ruolo effettivo che l’industria italiana svolge sul mercato internazionale e l’importanza che stanno assumendo i “presidi” italiani dislocati nei vari Paesi.

La classifica dei “big importers”

D’altra parte il monitoraggio dei mercati esteri che Nomisma realizza per FederUnacoma conferma come nell’attuale geografia economica la distinzione tra Paesi produttori e Paesi acquirenti di macchine agricole sia sempre più sfumata. Paesi come l’India e la Cina soddisfano la domanda interna con una produzione locale in continua crescita spinta pero anche dagli insediamenti produttivi esteri, e quei Paesi occidentali che sono storicamente grandi produttori di macchinario agricolo risultano nello stesso tempo anche forti importatori.

L’attuale classifica dei “big importers ” vede al primo posto assoluto gli Stati Uniti (quasi 4 miliardi di dollari il valore delle importazioni di trattrici nel 2015), seguiti dalla Francia (2,2 miliardi), dal Canada (1,2 miliardi) e dalla Germania (1,2 miliardi). Se consideriamo le macchine agricole operatrici, sono ancora i Paesi occidentali a guidare la classifica, con Stati Uniti al primo posto (10,7 miliardi di dollari), seguiti da Germania, Francia, Canada e Regno Unito.

Le nuove economie emergenti

Al di là della congiuntura negativa, che si sta rivelando più ampia del previsto e che produce effetti prolungati sul mercato delle macchine, l’aspettativa e che il mercato possa riprendersi a partire dal 2018, spinto da una domanda di macchinario che resta potenzialmente alta perché legata alle esigenze di un’agrico1tura che registra tassi di crescita importanti in ampie regioni del mondo.

In molti Paesi che hanno in atto processi di sviluppo e modernizzazione de11’ec0nomia primaria il mercato delle macchine procede da alcuni anni a ritmi sostenuti, indipendentemente dagli alti e bassi dell’economia globale. L’indicatore di questa dinamica e proprio nei volumi d’importazione di macchinario agricolo, volumi che l’osservatorio FederUnacoma/Nomisma rileva in modo puntuale e che valuta, Paesi per Paese, nei loro trend pluriennali.

Se esaminiamo il valore e i tassi di crescita delle importazioni di trattrici negli u1timi anni troviamo conferma di come la Turchia rappresenti, con i quasi 400 milioni di dollari di import nel 2015 e con un tasso di crescita nei sei anni dal 2010 al 2015 pari al 97%, uno dei mercati più dinamici. Inattese, quindi per certi aspetti più interessanti, sono le percentuali di crescita delle importazioni in Paesi come il Vietnam (+400% nei sei anni 2010-2015, con un valore nel 2015 pari a 124 milioni di dollari), l’Etiopia (250% di incremento) e il Kenya (+240%).

Il dato più vistoso risulta quello di Cuba, che nel solo 2015 ha registrato un incremento delle importazioni di più dell’800%. Per quanto riguarda le altre macchine agricole e le attrezzature sono le Filippine e la Cambogia i Paesi con in maggiori tassi di crescita de1l’import (rispettivamente +190% e +210% nei sei anni), seguiti da Vietnam ed Etiopia (+128%, e +117%).

L’EIMA, un evento globale

Intercettare la domanda di meccanizzazione proveniente dai grandi mercati tradizionali, dalle vaste regioni dell’India, della Cina, del Brasile, della Russia e della Turchia, e dalle nuove realtà emergenti come quelle appena descritte e 1’obiettivo delle industrie costruttrici di ogni Paese, ed e la ragione del successo di un’esposizione come l’EIMA, che accoglie costruttori da 50 Paesi e operatori economici da 140 Paesi.

Tra le fiere di settore l’EIMA e quella che vanta il maggior livello di internazionalità, prevedendo un sistema di servizi adeguato alle necessita di quei professionisti che vengono per trattare consistenti partite di macchinario e che hanno l’esigenza di ottimizzare il calendario degli incontri d’affari. In questo senso ha un’importanza fondamentale il lavoro che l’Ufficio Internazionalità della Federazione svolge in stretta collaborazione con l’ICE, per organizzare il lavoro delle 80 delegazioni estere provenienti da 70 Paesi. A questi delegati ufficiali – oltre 650 che potranno avvalersi per gli incontri B2B di un’area appositamente allestita al1’interno del quartiere e che animeranno anche giornate “focus” dedicate a particolari mercati – si aggiunge la folta schiera di operatori economici autonomi (40 mila nell’edizione 2014 sui 236 mila visitatori complessivi).

L’Africa in primo piano

In più occasioni abbiamo indicato l’Africa come una grande sfida per la meccanizzazione agricola, essendo un continente ancora fortemente deficitario in termini di tecnologia applicata ma ricco di potenzialità e capace di esprimere, soprattutto in alcuni Paesi, significativi progressi per quanto riguarda i fondamentali economici e la produttività.

Un continente quello africano altamente strategico anche sotto il profilo geopolitico, se pensiamo alle ondate migratorie che caratterizzano questa fase della nostra storia e che rendono più evidente l’urgenza di potenziare le economie locali per garantire alle popolazioni un futuro positivo nei propri Paesi.

In questa cornice si colloca l’iniziativa “EIMA for Africa”, una novità di questa edizione 2016 resa possibile dalla collaborazione con la FOCSIV, la Federazione che rappresenta le organizzazioni del Terzo Settore attive nei progetti di cooperazione, e con il CEFA, un Centro fra i più accreditati proprio nel campo della cooperazione agricola. Nella giornata di venerdì 11 avremo un convegno sull’introduzione di tecnologie per l’agricoltura famigliare nelle comunità africane, realizzato con FOCSIV, e un evento di presentazione del progetto CEFA per lo sviluppo della filiera del latte in Mozambico.

Le nuove politiche commerciali

Del resto, lo sviluppo delle economie agricole e quindi la diffusione della meccanizzazione potrà essere sostenuto, negli anni prossimi, anche con specifiche politiche commerciali volte a favorire gli scambi e insieme a stabilire un maggiore equilibrio tra i Paesi ad economia più forte e quelli in via di sviluppo. La conferenza della WTO tenutasi a Nairobi nel dicembre 2015 ha portato, in questo senso, all’adozione di un pacchetto di misure destinate a produrre effetti negli anni prossimi.

I Paesi più sviluppati si sono impegnati ad eliminare da subito i sussidi alle esportazioni Iegati ai prodotti agricoli, mentre quelli in via di sviluppo potranno farlo con un differimento temporale entro il 2018; un meccanismo di salvaguardia verrà messo a punto per i Paesi in via di sviluppo che permetterà loro di incrementare temporaneamente le tariffe in caso di forte aumento delle importazioni; l’eliminazione delle barriere doganali nei Paesi sviluppati potrà favorire il commercio in particolare del cotone da parte dei Paesi produttori, Paesi nei quali verranno peraltro attuate speciali politiche di sostegno, e questo nel quadro di un accordo più ampio che, anche in forza di intese bilaterali, potrà facilitare l’export da parte dei Paesi che hanno economie più deboli verso quelli maggiormente sviluppati.

Se per un verso il “Nairobi Package” sancisce l’impegno dei Paesi WTO a trovare soluzione al problema degli acquisti pubblici di materie prime agricole, a cui fame ricorso soprattutto i Paesi in via di sviluppo per sostenere i mercati interni, d’altra parte l’abolizione delle barriere commerciali su circa 200 prodotti dell’Information Technology da parte dei Paesi industrializzati dovrebbe favorire una più rapida modernizzazione delle regioni attualmente più svantaggiate.

Numeri e contenuti tecnici della rassegna

I numeri di questa edizione dell’EIMA sono probabilmente già noti ai giornalisti e non hanno bisogno di essere commentati: 1.900, industrie espositrici, 50 mila modelli esposti, 18 Padiglioni impegnati in ogni ordine di posto ai quali e stato necessario aggiungere ulteriori 7 padiglioni provvisori, 13 settori di specializzazione e i quattro Saloni tematici di EIMA Componenti, EIMA Green, EIMA Energy ed EIMA M.i.A.

img_20161108_1205444Questi numeri raccontano l’interesse enorme che le industrie e gli operatori del settore hanno per la rassegna bolognese, che ha saputo conservare e accrescere nel tempo il suo carattere professionale, affermando la propria natura di grande evento mercantile attraverso un sistema di servizi pensato sulle esigenze del business.

Ma soprattutto attraverso un’attenzione quasi fanatica per le innovazioni tecnologiche, innovazioni che hanno reso questo appuntamento imprescindibile per tutti coloro che in ogni Pese del mondo vogliono conoscere il meglio della produzione e tutte le anteprime, e che debbono prevedere le tendenze del mercato e le linee di sviluppo tecnologico nel settore.

In questa edizione abbiamo il record assoluto di modelli innovativi, di anteprime, di prototipi. Le soluzioni inedite applicate alla produzione di serie presentate al concorso Novità Tecniche sono le più numerose nella storia di questo importante concorso: 141 in totale le innovazioni presentate, dele quali 25 premiate dalla commissione scientifica come Novità Tecnica e 54 premiate come Segnalazione, e fra queste 14 insignite anche del riconoscimento “Premio Blu” destinato a quelle che presentano caratteristiche di particolare valore sotto il profilo della eco-compatibilità.

Una sfida per la politica

Con questi numeri, questa consistenza economica e commerciale, e questa dimensione davvero globale, la rassegna dell’EIMA e un evento che ha un suo impatto anche in termini politici. A ragion veduta si e scelto di aprire questa edizione – domani mattina nel Quadriportico al centro del quartiere fieristico – con un convegno che interroga le istituzioni, le organizzazioni professionali e il mondo politico sugli assetti che avrà l’Europa nello scenario globale.

L’Europa e storicamente il cuore della meccanica agricola, l’area che esprime standard tecnologici molto elevati e che promuove un modello di agricoltura altamente qualitativo e quindi esigente in termini di “input”. E tuttavia mostra punti deboli sia sul fronte interno – vedi la crisi in cui versano larghi settori del mondo agricolo e in generale la difficolta a trovare convergenza e compattezza politica su molte importanti questioni – sia sul fronte esterno, a causa della concorrenza sempre più agguerrita soprattutto da parte delle economie emergenti.

Il convegno, che nasce da un documento elaborato dal Comitato europeo dei costruttori CEMA in collaborazione con la nostra Federazione, mette in luce i temi chiave per il rilancio di una politica per l’industria della meccanica agricola e per un maggiore sostegno al1’agricoltura, e sottolinea l’esigenza di una nuova “Agenda europea”, inserendosi in un momento particolarmente interessante della Politica Agricola Comunitaria.

Un nuovo corso in Europa

Alla meta di settembre la Commissione ha infatti presentate un nuovo pacchetto di provvedimenti per la revisione del quadro finanziario 2014-2020 della Politica Agricola Comunitaria, che vuole introdurre criteri di semplificazione delle procedure e di alleggerimento degli oneri amministrativi a carico degli agricoltori e delle stesse strutture degli Stati membri.

In questo insieme di nuove misure sono compresi strumenti di stabilizzazione del reddito per settori specifici, volti a sostenere gli agricoltori in caso di crisi di mercato, e si prevedono per le imprese agricole facilitazioni per 1’accesso ai prestiti e ad altri strumenti finanziari; questo soprattutto per i giovani agricoltori per i quali vengono introdotte anche altre forme di agevolazione fra cui l’eliminazione del tetto massimo di ettari ammissibili per gli aiuti. Iniziative sono state prese anche per sostenere il settore lattiero-caseario, a fronte della crisi che ha colpito gli allevatori dei Paesi membri.

Nella prospettiva di una semplificazione delle procedure e di una maggiore accessibilità degli strumenti finanziari si attendono novità anche sul fronte dei Piani di Sviluppo Rurale, che costituiscono — come sappiamo — uno strumento potente di sostegno alle imprese agricole e che prevedono anche voci specifiche per l’acquisto di mezzi meccanici.

La risorsa dei PSR

L’osservatorio FederUnacoma/Nomisma sui Piani di Sviluppo Rurale, che e volto proprio a monitorare l’utilizzo di questo strumento soprattutto ai fini di una innovazione del parco agro-meccanico, evidenzia come la quota finanziaria assegnata dalle nostre Regioni alla misura 4 – quella che contempla al proprio interno l’acquisto appunto di macchinari agricoli – risulti particolarmente consistente se raffrontata con altri Paesi.

Le Regioni italiane hanno destinato alla Misura 4 una quota pari a 5,4 miliardi di euro, che corrisponde al 29% della dotazione finanziaria PSR complessiva assegnata al Paese. Sul valore totale destinato dall’Unione Europea alla Misura 4 (quasi 34 miliardi di euro), l’Italia e il Paese che utilizza la percentuale più alta (16%), pari quasi al doppio della quota di Francia e Germania (rispettivamente 8,3% e 6,7%), più alta di quella di Spagna (10,5%) e Polonia (10%).

Si tratta di un finanziamento che, come noto, prevede a carico delle Regioni o degli Stati membri una partecipazione economica di importo pari a quello erogato dall’Unione Europea, e che e dunque in grado di attivare complessivamente un volume notevole di risorse, un’opportunità che il nostro Paese deve essere in grado di sfruttare con tempestività ed efficienza maggiore di quanto non sia stato negli anni passati. Ed e importante sottolineare proprio nel contesto di questa conferenza stampa come fondamentale sarà il ruolo della stampa nel divulgare le informazioni relative al PSR e nel sensibilizzare gli agricoltori ad utilizzare, più di quanto non abbiano fatto sino ad ora, le voci relative appunto all’acquisizione di mezzi meccanici di nuova generazione.

Le attese per un rilancio dell’agricoltura

IL nostro sistema agricolo, che e stato pressato negli anni precedenti da una riduzione dei redditi e da difficoltà sul fronte del credito, e che ha pagato i criteri più selettivi introdotti dalla riforma della PAC con il calo netto del numero di aziende agricole attive, potrà avere una propria ripresa se saprà attivarsi al meglio delle proprie capacita sul fronte comunitario e insieme su quello nazionale e dei governi regionali.

Al di la dell’opportunità, comunque importante, rappresentata dal decreto INAIL per l’acquisto di macchine nuove – che prevede l’erogazione di 45 milioni di euro e che proprio dopodomani vedrà aperta ufficialmente la propria procedura d’assegnazi0ne con la pre-registrazione delle domande di contributo — meritano attenzione le misure recentemente varate dal Governo in tema di modernizzazione delle imprese.

ll Piano Nazionale Industria 4.0, varato alla meta di settembre e volto a sostenere la digitalizzazione dei processi produttivi, avrà ricadute sull’agrico1tura poiché sarà applicato alle intere filiere agroindustriali, e avrà riflessi significativi anche sulla meccanizzazione in termini di sviluppo della cosiddetta “agricoltura di precisione”.

Le potenzialità di erercita di questo filone tecnologico sono considerevoli, se si pensa che attualmente appena 1’1% della Superficie Agricola Utilizzata in Italia vede applicati sistemi per l’agricoltura di precisione, e che questo mercato dovrebbe negli anni a venire marciare con incrementi del 20% annuo, e con un valore che nei prossimi cinque anni si prevede raggiungerà i 4,5 miliardi di euro a livello mondiale (1 miliardo nella sola Europa).

Oltre all’aggiornamento tecnologico, misure come quelle contenute nella legge di bilancio 2017, che consistono nell’abolizione dell’Irpef agricola e in un insieme di sgravi fiscali e decontribuzioni soprattutto per i giovani imprenditori, devono poter favorire la ripresa di un settore altrimenti destinato ad un ruolo sempre più marginale nell’economia del Paese e nell’economia dell’Europa.