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Lombrichi: un aratro naturale. Ecco come usarli e allevarli

Diceva Charles Darwin nel 1881: “I lombrichi sono un aratro naturale. Dubito ci siano molti altri animali che abbiano giocato un ruolo così importante nella storia del pianeta come i lombrichi. Rimescolando quei pochi centimetri di terriccio che ricoprono il pianeta, lo fertilizzano trasformandolo in humus”. Al biologo naturalista britannico faceva eco A.L. de Lavoisier, il quale arricchiva la discussione dicendo: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

Il meccanismo è abbastanza semplice: trasformare gli scarti organici in un prodotto, l’humus, in grado di nutrire il terreno migliorandone la fertilità attraverso l’allevamento di lombrichi Eisenia Andrei ed Eisenia Fetida (comunemente noti come rossi californiani). Il tutto riconducibile ad un’attività imprenditoriale per produrre e vendere humus. Un’attività accessibile a tutti, come impresa da reddito, naturalmente connessa soprattutto ad un’azienda agricola. Per l’allevamento non occorrono particolari strutture, poiché gli stessi lombrichi sono allevati direttamente sul terreno. Il lombrico vive nella lettiera in mezzo alla sua alimentazione. Smaltisce tutti i residui della casa, dei giardini e degli orti, trasformandoli in humus, prezioso concime naturale indispensabile per fiori, piante e ortaggi, al punto da ritenersi un’attività integrativa di reddito.

Per la Rete degli operatori della lombricoltura questa attività è “la moderna risposta per chi in agricoltura deve reperire sostanza organica, senza utilizzare i fertilizzanti chimici, di cui si fa purtroppo largo consumo in questi ultimi decenni. È un metodo semplice per trasformare sostanze in decomposizione, nella fattispecie letami animali, in un elemento nutritivo essenziale per la terra: l’humus. L’humus di lombrico (classificato come “vermicompost da letame” dalla normativa vigente secondo il Decreto Legislativo 75/2010 n. 75) è un ammendante veramente unico, naturale al 100% e viene da molti ritenuto il migliore al mondo. Permette di reintegrare il suolo della sua componente organica e di incrementarne la fertilità in modo strutturale. Ricco di nitrati, fosfati e carbonato di potassio è usato nella coltura di ortaggi e piccole piante (i suoi enzimi sono 20 volte superiori a quelli del comune letame) e per la correzione di terreni agricoli ma anche di campi da golf. Per la sua naturale produzione è un ammendante ammesso nella coltura biologica”.

Di tutto ciò è consapevole Salvatore Valenti un giovane lombricoltore di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina.