Gli hobbisti non resistono al richiamo del “pollice verde”: “Fateci andare in campagna”

Dal nord a sud dell’Italia gli hobbisti del mondo agricolo chiedono al Governo la possibilità, in questa fase II, di potersi recare nei propri poderi per le ordinarie attività primaverili. L’esercito degli hobbisti è costituito da un esercito di migliaia e migliaia di appassionati della domenica, che per passione, qualcuno per integrare il proprio reddito, altri per scelta alimentare, chiedono a gran forza di potere intraprendere l’attività agricola, tra l’altro, in un momento cruciale per i lavori di campagna.

In Sicilia di questa protesta si è fatto carico l’On. le Michele Catanzaro (PD) con una nota indirizzata al Presidente Nello Musumeci e una interrogazione di cui si riporta una sintesi: “Nei piccoli comuni delle aree interne, è tradizione consolidata la coltivazione hobbistica di orti, cereali, oliveti, vigneti, frutteti in generale, etc. che rischiano di andare perduti a causa della mancanza delle periodiche cure di cui abbisognano. L’autorizzazione alle uscite per coltivare i poderi personali, nel comune di residenza o in quello limitrofo, darebbe sollievo immediato a tante famiglie siciliane, che potrebbero così continuare a coltivare le proprie terre evitando che la campagna venga abbandonate provocando danni incalcolabili”. L’interrogazione prosegue chiedendo al Governatore siciliano “Se non ritiene opportuna l’emanazione di apposite disposizioni al fine di consentire, nel rispetto delle regole di cui ai decreti vigenti, gli spostamenti per la coltivazione hobbistica di orti, frutteti, per la potatura degli alberi e quant’altro necessario per la cura dei piccoli fondi”.

Inoltre, molti di questi hobbisti chiedono che vengano riaperti anche i vivai per potere acquistare sementi e piantine per poterli seminare o impiantare nei proprio orti familiari. Bisogna considerare che questi hanno una propria filiera di consumo e di produzione. A questi operatori si aggiungono i lavoratori che svolgono attività di conto terzi (braccianti, giornalieri, ecc.) che arrotondano il proprio reddito con attività stagionali (potatura, lavorazione dei terreni, decespugliamento delle infestanti facilmente infiammabili, ecc.).

Mentre, giustamente, gli operatori professionali agricoli continuano a svolgere la propria attività lavorativa tutti gli hobbisti sono invece costretti a restare a casa. Gli appassionati, giustificando la protesta facendo notare che il lavoro di campagna è svolto in maniera solitaria con rischi di contagio sono praticamente nulli. Inoltre, si concorre in maniera informale alla produzione di cibo che sfama molte famiglie. Le stesse famiglie che oggi, è il paradosso, devono fare la fila fuori dai supermercati.

Se da una parte emerge questa richiesta, qualche presidente di regione, teme che la campagna si trasformi in una zona franca dove tutto è possibile, bisogna sempre tener presente che il pericolo coronavirus è sempre in agguato. Quello che non si comprende, e fa incavolare gli hobbisti è il comportamento a macchia di leopardo dei provvedimenti che stanno prendendo le varie regioni.

Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi autorizza gli hobbisti a recarsi al proprio orto e accudire gli animali da allevamento, inoltre consente di spostarsi dal proprio domicilio al luogo dove si svolgono le attività agricole, sia all’interno del proprio comune che verso altri comuni, con il solo limite che non si vada all’orto più di una volta al giorno e accompagnati al massimo da un altro componente del nucleo familiare. Analogo provvedimento è stato preso dal presidente della regione della Liguria Giovanni Toti. In altre regione tutto tace. Si aspetta un provvedimento nazionale?