Le Antiche mele dell’Etna: biodiversità recuperata

L’Etna si può considerar un continente. Dalla base alla sua sommità, la vegetazione si presenta al visitatore in un susseguirsi di aspetti e di paesaggi diversi. Vegetazione rimasta intatta costituita da piante xerofile, macchie, boscaglie e frammenti boschivi; a cui si associa una produzione variegata di agrumeti, vigneti, noccioleti, uliveti, colture di pistacchio e frutteti e poi ancora pini, larici, betulle, querce, castagni, lentisco, olivastro e soprattutto campi di ginestre coprono dal mare alla sommità l’intero massiccio.

La ricchezza vegetale è anche arricchita dalla presenza di numerosissime specie vegetali, con fiori intensamente colorati, soprattutto nelle stagioni favorevoli, e una ricchezza di piante fitoalimurgiche che da sempre hanno assicurato la vita delle popolazioni dei due versanti.

Meraviglia il cambio vegetazionale che parallelamente, al progressivo aumento di quota, le piante assumono, dimensioni sempre più ridotte fino all’arresto totale della vita vegetale, dove il vulcano attivo prende il sopravvento.

Tra le tante specie vegetali presenti destano curiosità le 19 varietà di mele presenti, alcune di queste orami in estinzione, tra queste ricordiamo le caratteristiche: Cola, Gelato e l’ibrido Gelato cola.
A presentare queste specialità, durante un incontro dei corsisti del corso “Interprete Territorio e Gusto” è stata la dottoressa Matilde Riccioli del Presidio Slow Food – “Antiche mele dell’Etna” e presidente di una cooperativa di produttori locali.

Per la Riccioli, “Il panorama varietale è dominato da numerose cultivar locali, in alcuni casi oggetto di rivalutazione sul mercato in funzione di alcu­ne pregevoli caratteristiche di qualità. Accanto a quelle ricordate, numerose altre cultivar locali si rinven­gono ancora sull’Etna e rappresentano un patrimonio genetico meritevole di essere raccolto, descritto e conservato. L’iniziativa di Slow Food e dei produttori etnei ha consentito di salvare una biodiversità che si stava perdendo”.

Ma andiamo alle varietà recuperate dalla popolazione locale etnea. A mela Cola Malus communis Pumila era la cultivar più diffusa sull’Etna fino alla prima metà del ‘900, attualmente la produzione è notevolmente diminuita ed è stata sostituita da Gelato cola e da altre varietà alloctone. Il nome sembra derivi dal fatto che la zona di origine sia quella limitrofa al convento di San Nicola (“Cola”, in dialetto siciliano, è il diminutivo di Nicola) nel territorio di Nicolosi.

L’albero è vigoroso ed ha portamento aperto, le foglie sono grandi, di forma ellittica a volte irregolare, con margine biserrato e picciolo lungo; i fiori di media dimensione, hanno petali di forma ovata, sovrapposti, bianchi con sfumature rosa.

La fioritura avviene nella terza decade di aprile; i frutti sono piccoli, di forma conico allungata, asimmetrica per la presenza di un lobo rilevato, il peduncolo è corto e spesso, la buccia, che è di colore giallo verde alla raccolta, diventa giallo paglierino con punteggiatura rugginosa alla maturazione di consumo.

La polpa che inizialmente è bianca, dolce, acidula, succosa e delicatamente profumata diventa poco succosa e farinosa col progredire della maturazione trasformarsi in zuccherina e aromatica. E’ ricca di carboidrati e zuccheri, fruttosio e glucosio, e da un buon contenuto di fibre. È un’ottima fonte di nutrimento, adatta in ogni dieta perché priva di grassi e ipocalorica. Ricca di vitamine A, B1, B2, B3 e di minerali quali potassio, sodio, magnesio, calcio e ferro, è anche antiossidante, rinfrescante e depurativa.

Si raccoglie dalla fine di ottobre agli inizi di novembre, si conserva bene nei magazzini di montagna o in cella frigorifera fino a marzo-aprile. Le mele Cola si consumano prevalentemente come frutto fresco ma possono essere cotte in acqua o al forno.

La cultivar Gelato, fino alla prima metà del ‘900 era la terza cultivar di melo per importanza nel territorio etneo dopo Cola e Gelato Cola. Il nome è dovuto alla presenza nella polpa di aree traslucide che ricordano l’aspetto del frutto ghiacciato. L’albero è mediamente vigoroso e ha portamento aperto e le foglie hanno forma arrotondata, margine biserrato e picciolo lungo. I fiori hanno petali bianchi con nervature rossastre, arrotondati e sovrapposti, la fioritura avviene nella III decade di aprile. I frutti hanno forma sferica con peduncolo corto e spesso, cavità peduncolare e calicina profonde; la buccia che si presenta giallo verde con lenticelle bianche alla raccolta, diventa giallo più o meno intenso alla maturazione di consumo, alcuni frutti presentano lieve sopraccolore rosa; la polpa è bianchissima, farinosa, succosa, aromatica e dolcissima.

La terza cultivar, molto rinomata è la Gelato Cola apprezzata per la presenza di fruttosio poiché non stimola la produzione di insulina e influisce in modo marginale sulla glicemia; pertanto è ottima per i diabetici. I frutti si raccolgono nella II decade di ottobre, hanno scarsa conservabilità e presentano spesso alterazioni quali butteratura amara e vitrescenza. Le mele gelato si utilizzano come frutto fresco e per la cottura, sono molto apprezzate per la preparazione di crostate e torte di mele. La mela Gelato Cola assume un colore giallo paglierino, ed è delicata, molto gustosa e croccante. È un ibrido robusto che nasce da un innesto naturale per fregamento dei rami delle due varietà da cui prende il nome: Cola e Gelato.

La mela Gelato e Cola, vengono prodotte in un ambiente incontaminato ricadendo integralmente nel comprensorio del Parco dell’Etna. Le condizioni pedoclimatiche uniche le conferiscono fragranza, sapore naturale e grande conservabilità.

«Sono mele molto forti e inattaccabili dalle malattie – spiega Matilde Riccioli, referente dei produttori del Presidio delle antiche Mele dell’Etna – che necessitano di pochissimi trattamenti, quasi nulli. La Gelato Cola ha una forma a cuneo che la fa somigliare a una pera capovolta. Si presta a essere cucinata, diversi cuochi la usano per fare il risotto o la caponata sostituendo le melanzane. Con le nostre mele un Istituto farmaceutico di Milano ne ha fatto persino uno shampoo».

Bisogna evidenziare che la produzione segue tecniche agronomiche tradizionali a causa dell’inclinazione dei suoli che non permettono l’utilizzo di macchine agricole. La raccolta avviene ancora a spalla con i cosiddetti “panara”, canestri intrecciati in canna tra la fine di settembre e l’inizio di novembre, a maturazione quasi completata.

Il melo è tra le specie più rappresentative della frutticoltura del territorio etneo. L’ampia adattabilità di questa specie ad ambienti più freddi ne consente, infatti, la presenza lungo le pendici del vulcano a quote più elevate rispetto a quelle raggiungibili da altre specie (fino a 1500 m s.l.m.). Si può senz’altro affermare che la diffusione sul massiccio etneo del melo è relativamente maggiore rispetto a quanto si registra in altri contesti dell’isola. La fascia altitudinale maggiormente interessata alla melicoltura è quella compresa tra i 600 e 1400 m di quota, mentre gli areali maggior­mente interessati alla coltivazione sono quelli ricadenti nei comuni di Zafferana Etnea, Milo, Sant’Alfio e Mascali per quanto riguarda il versante orientale e Pedara, Nicolosi, Ragalna, Biancavilla, Adrano per quanto riguarda il versante sud-occidentale.

La coltivazione presenta un elevato grado di rusticità, risulta resistente alla ticchiolatura e alla carpocapsa, il cosiddetto verme delle mele, pertanto si presta per la coltivazione con metodo biologico e integrato.

Queste mele trovano applicazione anche nella cosmesi. La polpa della mela risulta ottima per la preparazione di creme, maschere rinfrescanti per il viso, oli da bagno e saponi. Mentre il succo di mela viene utilizzato per lozioni che attenuano le macchie cutanee. La mela ha sulla pelle un’azione idratante e addolcente, con un leggero effetto esfoliante. A dimostrazione della bontà di questi frutti, la Riccioli ha fatto degustare ai corsisti una deliziosa marmellata che ha convinto tutti sulla genuina bontà delle mele dell’Etna.

Fonti:
www.fondazioneslowfood.com | www.parcoetna.it
Carmela Bonfanti, Alberto Continella, Alessandra Gentile, Stefanno La Malfa, Antichi frutti dell’Etna, Regione Sicilia, 2012.
http://www.labuonafruttadelletna.com/prodotto/mele-cola/