La guerra frena il consumo dell’olio di girasole

Il ministero dello Sviluppo economico autorizza le aziende alimentari a sostituire nella lista degli ingredienti l’olio di girasole con un altro olio vegetale a causa delle difficoltà di fornitura legate al conflitto ucraino.

“In considerazione della situazione degli approvvigionamenti delle materie prime dovuta al conflitto in Ucraina” con una circolare, il Mise “consente all’industria alimentare di poter utilizzare eccezionalmente le etichette e gli imballaggi già in possesso, sostituendo l’olio di girasole con altri oli vegetali nella lista degli ingredienti dei prodotti”.

L’Italia importa dall’Ucraina il 63% dell’olio di girasole impiegato dall’industria alimentare. Naturalmente la guerra in atto ha ridotto le forniture tanto che alcuni supermercati ne hanno addirittura contingentato le vendite.

“L’intervento – si legge in una nota del ministero – si è reso necessario per garantire la continuità della produzione ed evitare un aumento dei costi, come segnalato dalle maggiori associazioni imprenditoriali di categoria e da quelle della Grande distribuzione organizzata”.

Il provvedimento in pratica consente ai produttori di “adeguare progressivamente le etichette sulla base delle forniture disponibili, garantendo al contempo la sicurezza alimentare e l’informazione al consumatore”.

Pugliese specifica comunque che per le famiglie “non sarà un grosso problema”: l’olio di girasole, utilizzato essenzialmente per le fritture, potrà essere sostituito da altri prodotti simili. Il problema, invece, sarà più grave per l’industria alimentare, perché l’olio di semi di girasole è usato come addensante e componente di molti prodotti, come nel caso del biscottame e dei sottolii. “Tutta l’industria sta procedendo alla sostituzione di quest’olio e, udite udite, uno dei sostituti sarà il tanto discusso e bistrattato olio di palma”.

Il Ministero della Salute ha posto poi un’altra questione. Oltre al problema dell’approvvigionamento e dell’individuazione e impiego dei possibili sostituti, è necessario individuare soluzioni per risolvere il problema delle etichette, che andrebbero aggiornate riportando gli ingredienti che sostituiscono l’olio di semi di girasole, proprio come prevede il regolamento UE 1169/2011.

Visto che le etichette e gli imballaggi ordinati e utilizzati dalle imprese riportano tra gli ingredienti “olio di girasole”, tenuto conto della difficoltà a provvedere in tempi rapidi alla stampa di nuove etichette e dei relativi costi, e in considerazione della complessità del quadro attuale, è necessario individuare una soluzione che presenti alti profili di sicurezza per i consumatori e al tempo stesso non gravi eccessivamente sui produttori in un momento di grande criticità per il settore.
Per questo motivo, e soltanto in via transitoria, in vista dell’adeguamento progressivo delle etichette, i produttori potranno prevedere l’introduzione, attraverso il getto d’inchiostro o altri sistemi equivalenti (es. sticker adesivi), di una frase che indichi quali oli e/o grassi siano stati impiegati in sostituzione dell’olio di girasole, segnalando l’eventuale presenza di allergeni.

Il blocco delle forniture provenienti dall’Ucraina sta paralizzando gli scambi nel mercato dell’olio di girasole in Italia. Tale scenario sta comportando l’annullamento di diversi contratti già stipulati e, di conseguenza, l’assenza di quotazioni nei listini delle Camere di commercio e delle Borse Merci italiane. Inoltre, ad aggravare una situazione già tesa per l’impossibilità di far partire i carichi dai porti del Mar Nero, è stata la decisione del Governo ucraino di sospendere le esportazioni di alcuni beni alimentari, tra cui appunto l’olio di girasole. Va ricordato che l’ Ucraina rappresenta per l’Italia il primo fornitore di oli grezzi di girasole, con una quota che nei primi undici mesi del 2021 è stata pari quasi al 50% del totale importato dal nostro paese.