Crisi energetica, aziende agricole e zootecniche al capolinea

L’eccessivo costo delle materie prime, dei carburanti, dell’energia, dei fertilizzanti, dei mangimi e degli agrofarmaci, se si aggiungiamo anche i cambiamenti climatici e le guerre, hanno determinato un’inflazione galoppante che ha messo in ginocchio l’intero sistema agricolo regionale e nazionale. L’inflazione che si aggira sull’8,4% su base annua e i rincari che hanno toccato punte del 300% sono cifre che mettono paura e preoccupazione a tutta la filiera produttiva agricola e non solo.

La sfiducia è presente in tutti i settori, a partire dal settore ortofrutticolo a quello cerealicolo-zootecnico, già messi in ginocchio da una delle estati più calde di sempre che ha provocato una siccità apocalittica.

Nelle aziende sono arrivate bollette pesantissime. Molti allevatori hanno ridotto il numero di capi per evitare gli eccessivi costi per approvvigionarsi delle derrate, altri hanno chiuso i battenti per mancanza di remunerazione.

Nel settore ortofrutticolo la situazione non è migliore. Le temperature eccessive, la cimice asiatica e le bombe d’acqua, i rincari energetici, pesano notevolmente sul costo della frutta conservazione dei frutti nei frigoriferi industriali, mentre i consumi scendono e i prezzi restano “bassi e fissi”.

Tanto per fare un esempio: “il prezzo dell’energia medio del 2021 era di 9 centesimi al kilowattora, oggi si è salito ai 33 centesimi di giugno e ora si raggiungono picchi di 70 centesimi al kilowattora”.

Naturalmente nei momenti di crisi vengono fuori gli speculatori. “Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, il prezzo del gas ha toccato livelli mai visti prima.  Il picco è stato raggiunto il 26 agosto, quando si è arrivati ai 343 euro per megawattora nel Title Transfer Facility (Ttf), il principale mercato per gli scambi della materia prima. Un anno fa era sei volte inferiore. Eppure sono bastati i primi segnali d’apertura da parte della Germania sul price cap europeo per far scendere nella seduta di ieri il prezzo del gas a quota 272 euro. Sulla Borsa di Amsterdam, il gas viaggia oggi a 255 euro per megawattora.Come sottolinea il Financial Times, il 29 agosto il prezzo di un megawattora ha superato i mille euro nel mercato tedesco, un valore dieci volte superiore alla media storica degli ultimi dieci anni”. 

Che si possa arrivare ad un tetto del prezzo europeo del gas sembra difficile ma è una speranza perché tutto possa ritornare ad una normalità.

Così come si spera che venga eliminato l’odioso disaccoppiamento (decoupling) tra il prezzo dell’elettricità e quello del gas. Un sistema stabilito negli anni novanta del secolo scorso, in concomitanza con il processo di liberalizzazione dei mercati dell’energia europei. Ha funzionato bene per decenni, garantendo energia a prezzi accessibili e rendendo più costoso il carbone allo scopo di favorirne la dismissione. “Funziona essenzialmente così: quando la domanda raggiunge un determinato livello, l’elettricità viene venduta al prezzo dell’ultimo scambio effettuato sul mercato. Dato che l’elettricità prodotta attraverso il gas naturale è la più costosa, il prezzo dell’elettricità è legato a quello del gas. L’impennata dei prezzi ha però fatto saltare tutto, rendendo necessario il disaccoppiamento”.

La situazione è molto delicata e un nuovo balzo dell’inflazione porterebbe ad aumenti dell’energia elettrica e del gas, al punto da mandare letteralmente fuori controllo il sistema degli aggravi delle aziende agricole, le quali, saranno costrette ad aumentare i prezzi dei prodotti, con un effetto a caduta sui consumatori.